Ecce Bombo
Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?
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ECCE BOMBO
di Nanni Moretti
Il film descrive le giornate di Michele, studente universitario, i suoi rapporti con i genitori e la sorella Valentina, quelli con le ragazze e la sua vita di gruppo. Vediamo lui e i suoi amici discutere del più e del meno ai tavoli di un bar o parlare dai microfoni di una radio privata. Assistiamo alle discussioni suscitate nella famiglia di Michele dalla decisione di Valentina di partecipare all'occupazione di una scuola, alla bizzarra corte che Michele fa alla ragazza di un suo amico, ai tentativi del giovane e dei suoi compagni di aiutare una schizofrenica, Olga, a vincere la sua malattia, a una stravagante sessione d'esami, a sedute collettive di autocoscienza e di autoconfessione. Arriva l'estate e Michele si ritrova solo e annoiato. Poi i suoi amici tornano dalle vacanze e tutto ricomincia come prima. Una sera tutti insieme decidono di andare da Olga: invece, tranne Michele, ognuno si perde per strada, distratto da futili svaghi...
Scorribanda attraverso il mondo giovanile/urbano (e romano) degli orfani del '68: (dis)impegno politico, film d'essai, autocoscienza, rock, radio popolari, teatro off e un po' di TV. Esami da preparare, feste in casa, comunicazione facile ma che non lega né cementa.
La struttura del film è fatta di una catena di ''strisce'' più o meno brevi, attraverso le quali il discorso fila limpido e omogeneo, inducendo alla risata, al sorriso, alla riflessione. Primo film professionale di Moretti dopo il Super8 di Io sono un autarchico. Costato 180 milioni, incassa 2 miliardi.
Anno 1978
Produzione CIDIF
Durata 100'
Regia Nanni Moretti
Con Nanni Moretti, Lina Sastri, Alberto Abruzzese, Glauco Mauri, Fabio Traversa, Luisa Rossi
Genere Commedia
La critica
''Cosa vuol dire 'Ecce Bombo'? Forse 'Ecco una bomba!', oppure 'ecco un uomo ingrassato e rimbecillito dal consumo delle mode'. La seconda ipotesi è più attendibile. Moretti non è un rivoluzionario né un violento, anche se come autore è nato nel circuito alternativo. Il suo primo film "Io sono un autarchico", girato in super 8, costato tre milioni e mezzo, dopo aver riportato un successo che non ha precedenti nel formato ridotto, è stato perfino trasmesso in TV. Come in "Io sono un autarchico", anche in "Ecce Bombo" Moretti fa una satira della generazione post - sessantottesca, coi suoi miti nevrotici e impolverati. Moretti stesso, col suo nuovo film, prodotto per il circuito commerciale e costato sui duecento milioni, è una testimonianza della morte del sessantottismo. Nel '68 si teorizzava l'uso del video - tape e dei super 8 per rivoluzionare l'informazione. Moretti lo ha usato per dare la scalata al cinema''.
Claudio Lazzaro 'L'Europeo'
''Ecce Bombo non doveva far ridere''
di Paolo D'Agostini (la Repubblica)
''Mi avevano raccontato di uno straccivendolo che andava in giro urlando così. Avevo un orribile titolo alternativo: Sono stanco delle uova al tegamino''. Ecco perché Ecce Bombo: ''Solamente un suono. Ma posso ripartire da prima?''.
Prego, Moretti.
''Dopo i primi tre corti avevo scritto la mia prima sceneggiatura, Militanza militanza.... Mi accorsi però che non solo era difficile farmela produrre ma anche solamente farla leggere. Dopo un po' di sale d'attesa capii che, anziché lamentarmi, avrei dovuto continuare a fare da solo. Ancora in superotto. Lasciai perdere questa storia di un gruppo della sinistra extraparlamentare che si avviava a diventare partitino. E scrissi un canovaccio, più semplice da realizzare in superotto, che era Io sono un autarchico. Alla fine del '76 esce al Filmstudio a Roma, diventa un caso e cominciano ad arrivarmi delle proposte. Avevo, già pronto, il solito Militanza militanza... A febbraio nasce il "movimento del '77" e io mi rendo conto che la mia sceneggiatura ha perso di attualità, perché il nuovo movimento è completamente diverso dalle vecchie organizzazioni di estrema sinistra. Scrivo allora tre soggettini: uno si chiamava Piccolo gruppo, sull'autocoscienza maschile, un altro Delirio d'agosto, sul mio personaggio e i suoi rapporti con la famiglia, le ragazze. Il terzo era una storia d'amore ambientata nell'università. Ecce Bombo nacque dalla fusione dei primi due. Ho girato il film a settembre-ottobre '77, non immaginando il successo che avrebbe avuto, né che stavo costruendo un personaggio che sarebbe poi tornato tante volte: Michele Apicella. Ero convinto di aver fatto un film doloroso, che raccontava una porzione di realtà molto circoscritta e poco rappresentativa della condizione giovanile italiana. Tutto mi aspettavo fuorché l'identificazione che poi c'è stata, anche da parte di persone lontanissime''.
Pensava di aver fatto un film drammatico e per pochissimi: fu subito percepito come un film comico e come specchio di una generazione intera, o quasi.
''Questa è la fortuna del cinema. E poi sarebbe ridicolo se il regista pretendesse di fare il censore, il controllore o il vigilante delle reazioni del pubblico. Dal momento in cui un film è proiettato su uno schermo il pubblico lo vede come vuole. Rivedendolo mi è saltata addosso la consapevolezza che quei personaggi oggi potrebbero essere miei figli: il mio, quelli di Fabio Traversa o di Paolo Zaccagnini. La stessa compagnia di amici di Io sono un autarchico''.
Come già in Io sono un autarchico e nei film successivi qui c'è anche suo padre che era professore universitario di epigrafia greca.
''Mio padre aveva molto talento come attore. C'era però un patto tra noi: non dovevo dare sue foto alla stampa, non dovevo metterlo nei titoli e neppure nei trailer. Ad ogni consiglio di facoltà i suoi colleghi lo prendevano in giro. Ma sono convinto che fosse invidia''.
È vero o no che voleva sentirsi ed essere identificato come discendente di Fellini e fratello di Bellocchio?
''Non mi aspettavo niente, e non mi proponevo di imitare o di essere erede di nessuno. (Tra l'altro angosciandomi molto durante le riprese, e non ho mai saputo cosa rispondere a tutti quelli che mi dicevano: "Una cosa si vede chiaramente: che vi siete divertiti un mondo!". No, per niente, nessuna allegria, nessuna felicità)''.
Insomma come si trova a rivedersi? Non arrossisce per la presunzione o l'ingenuità di quel Moretti?
''Io ho verso il film le stesse reazioni che avevo un anno dopo averlo fatto. Quello che mi emozionava mi emoziona oggi. Casomai ci vedo qualcosa in più. L'aver colto cose che mi apparivano ovvie, come l'emergere delle radio e delle tv "libere" (si diceva così, non sapevamo che sarebbero diventate tutt'altra cosa). E mi viene in mente un'altra cosa, che non c'entra col film: 30 anni fa c'era un'opinione pubblica che reagiva e si scandalizzava, oggi non esiste più. Si digerisce tutto e le due frasi più ricorrenti sono: "La coerenza è la virtù degli imbecilli", stupida e prepotente. E l'altra: "Io non voglio dare giudizi". E perché? Te lo ha vietato il dottore?''.
Non è tipo da aver fatto un'indagine di mercato: perché far riuscire Ecce Bombo a quasi trent'anni di distanza? Che cosa le fa credere che oggi possa incontrare un pubblico. E quale?
''Penso che possa raccontare quel periodo e anche qualcosa di come siamo ancora: i rapporti tra le persone, quelli familiari, il velleitarismo... Tra parentesi: io i film sugli anni '70 li ho fatti negli anni '70, come sugli anni '80 negli anni '80, e non dopo, quando sarebbe stato più facile. E poi non è che voglio "occupare il mercato", ce ne stiamo tranquilli al Nuovo Sacher e in una ventina di altre sale''.
Ogni iniziativa presa nella sua sala è sempre baciata dalla fortuna...
''Forse non è solo fortuna. E approfitto per ricordare che la sera, dopo l'ultimo spettacolo al Nuovo Sacher, reciterò il monologo Caro diario, dai quaderni che scrivevo durante la lavorazione di quel film''.
Ecce Bombo uscì a pochi giorni dal sequestro Moro.
"L'8 marzo '78. La settimana dopo i brigatisti uccisero cinque uomini della scorta e sequestrarono Moro. È un clima che ricordo ancora molto bene".
È più difficile oggi cominciare di quando ha cominciato lei?
''No. Oggi come ieri bisogna essere determinati, non bisogna fare del vittimismo, bisogna crederci al punto di chiudersi ogni altra via d'uscita o soluzione di riserva. Almeno: io ho fatto così''.