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Ecco chi fece sparire la piccola Denise

Chiesti 15 anni di carcere per Jessica Pulizzi sorellastra di Denise Pipitone

18 giugno 2013

Negli anni, e purtroppo ne sono passati tanti, la piccola Denise Pipitone è diventata la figlia di tutti, “a piccirdda nuccenti” che tutti avremmo voluto ritrovare... All’epoca della sua scomparsa, il primo settembre del 2004, gli occhi di moltissimi italiani erano diventati più attenti, nella speranza di riconoscere nei lineamenti di una bambina di 4 anni quelli della piccola Denise... Moltissimi si dissero convinti di riconoscerli quei lineamenti, chi in una piccola rom chi in una bambina seduta in un giardinetto, poco distante dalla nonna, ma purtroppo, con puntuale crudeltà, si rivelarono convinzioni sbagliate. E il dolore di Piera Maggio, mamma intrepida e coraggiosa, diventava il dolore di tutti.
Dopo nove anni - nove anni di ricerche, di speranze tradite, di lotte e di amarezza - la lunga inchiesta riguardante la scomparsa della piccola bambina, svanita nel nulla da Mazara del Vallo, è arrivata ad un punto fermo:
ieri il pm Francesca Rago ha chiesto la condanna a 15 anni di carcere per Jessica Pulizzi, 26 anni, sorellastra di Denise.

La giovane donna è imputata davanti al Tribunale di Marsala per concorso nel sequestro della piccola. Secondo i magistrati, "è colpevole senza alcun dubbio. Gli indizi sono chiari, univoci e convergenti".
Per il pm "Jessica Pulizzi non ha un alibi convincente per l'1 settembre 2004. Inoltre, per nessuno Denise simboleggiava quello che simboleggiava per lei". Nella requisitoria il magistrato ha ricostruito tutte le fasi dell'indagini, spiegando come siano "state seguite tre direttrici: la ricerca della bambina, controllando e ispezionando con grande dispiegamento di forze ogni pozzo o anfratto. Poi, le indagini sui possibili autori del sequestro e infine l'attività di riscontro alle segnalazioni, anche quelle anonime". "È stato fatto tutto quello che si doveva fare", hanno sottolineato gli inquirenti, "nessuna pista è stata scartata. Neppure quella degli zingari, legata però a credenze popolari. Il tempo, comunque, dal punto di investigativo, non è passato invano. Tutte le piste alternative all'imputata Jessica Pulizzi sono state escluse perché prive di riscontro e prive dell'elemento fondamentale".

Per la Procura di Marsala il movente del sequestro sarebbe stata la gelosia provata da Jessica nei confronti della sorellastra. Denise, infatti, è nata da una relazione extraconiugale tra Piero Pulizzi (padre di Jessica) e Piera Maggio. Con una punta polemica, infine, il pm Sabrina Carmazzi ha parlato di "indagini condotte in un segreto istruttorio spesso scambiato per inerzia".
"Il fatto che in questi anni Denise non sia stata trovata e che non siano stati individuati i complici a cui successivamente è stata consegnata la bambina non significa che Jessica, che non può aver agito da sola, sia innocente", ha sostenuto il magistrato Rago nella sua requisitoria. "Il suo telefono cellulare", ha aggiunto, "quando sparì Denise, è stato agganciato da una cella nella zona dell'abitazione di Piera Maggio. Jessica ha, poi, mentito agli inquirenti quando ha detto di essere stata rimasta a casa tutta la mattina dell'1 settembre 2004". Secondo il pm, inoltre, la frase "a casa c'ha purtaì" ("A casa l'ho portata", ndr) non può che essere una "confessione".

Nella requisitoria la ricostruzione della vicenda: "Il primo settembre 2004, tra le 11.45 e le 11.50, in via La Bruna, a Mazara del Vallo, Denise Pipitone scompare. In quel momento era affidata alla nonna materna e giocava per strada. Poi, improvvisamente, il buio". I pm hanno parlato di "bambina strappata inumanamente ai genitori". "Tra i soggetti che non dimenticheranno mai non può non essere ricompresa Jessica Pulizzi, che il 26 ottobre 2000 apprende della nascita di Denise. Dal suo punto di osservazione, l'ultima arrivata poteva sottrarle l'affetto del padre. Jessica, il primo settembre 2004, sapeva che Denise era figlia di suo padre".
Il pm ha poi parlato del contenuto di alcune intercettazioni rese note recentemente. "Prima del rapimento - ha puntualizzato il pm - quando aveva 10 anni, Jessica non esita a prendere il telefono e a chiamare una donna molto più grande di lei e che era già madre per dirle: 'Come abbiamo pianto io e Alice deve piangere tuo figlio Kevin'. L’oggetto della minaccia è il figlio Kevin (ma all’epoca dei fatti Denise non era ancora nata)". "Con certezza - ha continuato il pm - Jessica il giorno del rapimento  sapeva della relazione di Maggio con suo padre nonostante l’imputata sentita il 19 febbraio scorso abbia cercato di negarlo. Il 26 ottobre del 2000 Jessica apprende della nascita di Denise, quella bambina avuta dal padre con quella "sfasciafamiglia" e che venendo al mondo rendeva concreto il tradimento del padre. Dal punto di vista di Jessica, Denise era la piccolina che poteva sottrarle le attenzioni del padre, sintesi perfetta del legame esistente con Piera Maggio la quale, a differenza di suo padre, continuava a restare unita ad Antonino Pipitone".

L'accusa ha quindi continuato a ripercorrere l'intera vicenda e i conflitti familiari originati dal rapporto sentimentale tra Piero Pulizzi e Piera Maggio, evidenziando anche una serie di incongruenze nelle dichiarazioni di Jessica che "gelosa come una moglie - ha detto il pm - spesso transitava dalla strada dove abitava Denise nonostante quella via non fosse di passaggio".
Cinque anni e mezzo sono stati invece chiesti per Gaspare Ghaleb, 28 anni, ex fidanzato di Jessica, imputato di false dichiarazioni al pubblico ministero. Il pm ha, infine, chiesto la trasmissione degli atti in Procura per procedere per falsa testimonianza contro Francesca Adamo, collega di lavoro di Anna Corona, madre di Jessica.

"Ho sentito un tuffo al cuore quando il pm, nell'invocare la pena per Jessica ha chiesto l'applicazione della legge Denise sul sequestro di minorenne. La Procura ha argomentato bene", ha detto Piera Maggio commentando la requisitoria dei pm.
La "legge Denise", cui fa riferimento, è la nuova formulazione dell'articolo 605 del codice penale, approvato nel 2009, ad iniziativa di parlamentari che hanno accolto una proposta di legge studiata dall'equipe dell'avvocato Giacomo Frazzitta, legale di parte civile della madre della bambina rapita, che prevede un inasprimento di pena.

Ma il processo non è ancora finito. Oggi è stata la volta dei legali di parte civile. "Siamo rimasti in pochi dall'inizio di questa vicenda. Undici pm si sono susseguiti, da Luigi Boccia a Maria Angioni e infine Francesca Rago, e tutti hanno lavorato con grande intensità. Potremmo dire, come nelle favole tristi che raccontiamo ai nostri figli: c'era una volta una bella bambina, con occhi grandi, e un lupo la portò via. E' stata come una lupara bianca, termine coniato in Sicilia".
È iniziato così l'intervento dell'avvocato Giacomo Frazzitta. "Gli elementi indiziari - ha proseguito il legale - non devono essere visti atomisticamente, ma in un contesto di concordanza generale. Anche nel caso di Garlasco (omicidio di Chiara Poggi, ndr) la Cassazione ha annullato l'assoluzione di Stasi perché fino ad allora c'era stata una linea garantista. E' necessaria una valutazione di intelligence. Il nostro sistema è fondato sul quadro indiziario e lì possiamo procedere alla condanna. Questo è un processo di lacrime e sangue per tutti". Poi il legale ha ricordato che "Piera Maggio è stata più volte minacciata da Jessica" e che quest'ultima "le ha anche squarciato le ruote dell'auto. Jessica - ha continuato Frazzitta - conferma le telefonate a Piera Maggio, che per evitare di ricevere le minacce ha tolto il telefono fisso di casa".

Domani, mercoledi 19 giugno,toccherà alla difesa. Poi la corte potrebbe subito ritirarsi in camera di consiglio ed emettere la sentenza in giornata.

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18 giugno 2013
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