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Ecco, com'è morto un italiano

Si sono svolti ieri i funerali di Antonio Veneziano, 28 anni, operaio morto sul posto di lavoro

29 giugno 2006

Si sono svolti nel pomeriggio di ieri nella chiesa di Santa Maria del Gesù, nel rione Provinciale di Messina, i funerali di Antonio Veneziano, l'operaio messinese di 28 anni morto sabato scorso nel crollo di un ponteggio del cantiere sull'autostrada Siracusa-Catania.
Un destino tragico il suo, si potrebbe dire, perché fino a pochi giorni prima di morire Antonio lavorava in una rosticceria, e in questa ci lavorava da otto anni. Poi un suo familiare, era riuscito a fargli avere un contatto con la Spic srl di Vicenza, la società che aveva avuto dalla Pizzarotti di Parma, general contractor dell'appalto, l'affidamento dei lavori. E Antonio così era salito sui ponteggi, per il suo nuovo lavoro.

Alla celebrazione attorno alla madre, i due fratelli, la sorella e i familiari si sono stretti centinaia di cittadini venuti per dare l'ultimo saluto al giovane.
Poche le autorità presenti, assenti il sindaco, il presidente delle provincia e i rappresentanti del governo. Eppure il parlamento italiano ha due presidenti, uno alla Camera, uno al Senato, che sono stati esponenti sindacali di spicco...
Erano invece presenti gli esponenti delle segreterie provinciali e regionali di Cgil, Cisl e Uil che con la loro presenza hanno voluto anche rilanciare il la questione della sicurezza sul lavoro.

Al termine della funzione la bara trasportata a mano dagli amici d'infanzia di Antonio e dai colleghi per volontà dei familiari è stata portata prima della tumulazione nel quartiere popolare di Provinciale nella casa in via degli Angeli per l'ultimo saluto agli amici del quartiere.
La bara era preceduta dalla corona con la bandiera tricolore inviata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ieri ha lanciato un nuovo, accorato messaggio alle istituzioni: ''Occorre affrontare senza indugio e con il massimo impegno la piaga delle morti bianche''.  Un appello pressante ''alle istituzioni e alle forze politiche e sociali'', per intraprendere ''tutte le iniziative utili, e non più procrastinabili, che valgano ad affrontare senza indugio e con il massimo impegno le gravi problematiche connesse alla sicurezza sui luoghi di lavoro''.

''Gli incidenti mortali nei cantieri - ha detto Enzo Campo segretario regionale della Fillea Cgil Sicilia - sono ormai all'ordine del giorno, sono stragi annunciate che denunciamo da anni, ma da parte dell'autorità non si prendono mai le giuste garanzie per proteggere i lavoratori. Gli incidenti avvengono più in Italia che in qualsiasi altro paese europeo. Non è una fatalità ma il risultato del mancato rispetto delle leggi sulla sicurezza da parte delle imprese''. ''Ringraziamo il presidente della Repubblica - ha continuato Campo - per il segnale che ha voluto lanciare. Noi daremo seguito alle parole del Presidente Napolitano per non far prevalere nei confronti di questo tipo di incidenti mortali la rassegnazione e l'assuefazione''.
''La morte di Antonio come quella di tantissimi altri lavoratori - ha detto Santino Foti, della segreteria Uil di Messina - avviene ancora oggi perché molte aziende mettono in secondo piano la sicurezza sul posto di lavoro. Tenteremo insieme agli altri sindacati di fare un programma di iniziative per arginare questo problema che ha visto dall'inizio dell'anno 114 morti in Italia''.
Dello stesso parere anche Santino Barbera della Cisl Regionale che auspica ''una sinergia con gli enti che si occupano del controllo per segnalare tutte le disfunzioni in questo settore''.
I sindacati hanno già previsto iniziative e manifestazioni per la sicurezza sul lavoro lunedì prossimo.

Intanto, purtroppo, dalla tragica morte di Antonio Veneziano, l'elenco delle 'morti bianche' è continuato ad allungarsi: un operaio di 34 anni, Daniele Maiolatesi, è morto ieri mattina dopo essere stato urtato da un treno lungo la linea ferroviaria interna Civitanova Marche-Macerata. Sempre ieri un operaio senegalese, Samba Ngom, 60 anni, ha perso la vita a Sardigliano, nel Novese. L'uomo era alla guida di un rullo compressore che è uscito di strada finendo in una scarpata. In un incidente simile l'altro ieri ha perso la vita in Sardegna Ugo Scattu, 36 anni: l'uomo era alla guida di un escavatore che si è ribaltato. E' accaduto a Gairo Taquisara, in Ogliastra, dove sono in corso i lavori per realizzare una strada.
Sempre ieri a Frosinone, il crollo di un impalcatura ha provocato la morte di un operaio e il ferimento di un altro. Angelo Boccadamo, 45 anni, lascia la moglie e due figli.
E un altro caso di morte bianca è avvenuto lunedì scorso alla Saint Gobain di Pisa: Carlo Pratelli, 63 anni di Pontedera, è rimasto schiacciato sotto tre casse di lastre di vetro. Lo stesso giorno un operaio altoatesino di 42 anni, è morto sull'autostrada del Brennero a Trento. L'uomo era impegnato nella falciatura dell'erba lungo la corsia nord dell'A22 quando il suo mezzo è stato violentemente tamponato da un Tir.
Sei morti in tre giorni, cosa dire? Cosa aggiungere?


Antonio Veneziano, un ragazzo.

di Nadia Redoglia per Peacelink (25/06/2006)

Prima notizia sui tiggì: drammatico crollo sull'autostrada Catania-Siracusa che ha causato la morte del messinese Antonio Veneziano, 25 anni, e il ferimento di 14 operai, due dei quali in gravi condizioni. Commento del nostro Presidente Napolitano: tragedia inaccettabile. Subito dopo le statistiche europee degli incidenti sul lavoro. Siamo nella norma. Seguono le notizie sul mancato re d'Italia e dopo dieci minuti si passa a rimestare il calderone sul caldo estivo. Incidentalmente si sfiora, all'uopo, la morte a Roma di un ''barbone''.
Il sistema informazione del telegiornale è trasmesso al pari di una telecronaca sportiva con la differenza che questa è commentata da un giornalista preparato nel suo settore: tempi, emozioni, commenti giusti al momento giusto. In un tiggì non è previsto fornir notizie e nel contempo invitare a riflessioni, a meno che il tema non verta sull'onor e amor di patria, missioni di pace comprese.

Antonio Veneziano, un ragazzo. Ci dicono che erano solo tre giorni che lavorava per quel cantiere. Tre giorni fa, dunque, il suo libretto di lavoro (confidiamo che lo avesse, abituati alla piaga purulenta del lavoro nero nelle imprese appaltatrici) possedeva il timbro dell'azienda. Assunto. Immaginiamoci la gioia di Antonio. Ce l'aveva fatta, nonostante i tempi crudeli che corrono. Proprio ieri il Ministro delle Infrastrutture rivolgendosi, supplice, al collega Padoa Schioppa gli forniva dei dati catastrofici sull'ANAS e sulle Ferrovie. Se il collega di Di Pietro non allenta i cordoni della borsa l'ANAS a luglio darà forfait alla prosecuzione dei lavori.
Quanto avrebbe guadagnato Antonio? 1.000 euro, 1.200, 1.300? Al suo datore di lavoro invece ne servono a lunga scadenza 5 miliardi per sopravvivere. La vita di Antonio, invece, è stata comprata per circa 1000 euro, neppure, perché non è riuscito a conquistarseli: è morto prima.
Domani il popolo italiano dovrà decidere sulla costituzione. L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Non è vero. L'Italia è una repubblica fondata sui lavoratori come Antonio e come quelli che pur non morendo così giovani, offrono la loro esistenza affinché alle riunioni della Confindustria i loro capi possano essere omaggiati di grandi trionfi.

Quanto si parlerà ancora di te Antonio? Forse il tiggì regionale filmerà 20 secondi del tuo funerale. Lo spazio nazionale sarà di nuovo dedicato al mancato re d'Italia, alle premure rivolte al suo labrador, al suo descriver lucciole delle vie del Campo d'alto borgo, al suo procacciar affari coi suoi supposti compagni di merende, ai suoi supposti intrallazzi pseudo socio-politici con le istituzioni e massimi dirigenti italiani. Quanti milioni di euro ruotano a queste notizie e a quelle del calcio incancrenito e a quelle delle grandi opere... Tu, Antonio hai dimostrato che con soli 1.000 euro avresti potuto vivere. Non ti è stato concesso, ma sappi che noi crediamo in quelli come te: l'Italia è fatta di uomini e donne come te. Gli altri sono vanità.

A voi studio...

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29 giugno 2006
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