Ecco come sarà riscritta la legge Bossi-Fini
Il ministro dell'Interno ha annunciato l'imminente modifica della legge sull'immigrazione
La più volte annunciata riformulazione della legge sull'immigrazione del passato governo, della quale è stata accertata in troppe occasioni l'inadeguatezza, ''sarà pronta nel corso di ottobre''. Ad annunciarlo è stato il ministro dell'Interno Giuliano Amato, che ieri ha presentato in Commissione affari costituzionali del Senato le proposte per la modifica della legge Bossi-Fini.
Tre i punti principali: la gestione dei flussi di personale non qualificato con liste collegate informaticamente all'estero, un decreto flussi triennale con aggiornamenti annuali e un sistema che preveda rimpatri volontari. Il ministro ha anche affermato che i centri di permanenza temporanei sono essenziali.
Liste di collocamento all'estero. Per modificare la legge Bossi-Fini il ministro dell'Interno ha ipotizzato un sistema di liste di lavoratori immigrati nei consolati dei Paesi che rappresentano il bacino prevalente di immigrazione e la gestione di flussi di personale non qualificato con liste collegate informaticamente, che diventeranno di fatto un sistema di collocamento all'estero. Per far questo è, tuttavia, necessario operare, ha precisato Amato, una distinzione netta tra lavoratori altamente qualificati e lavoratori non qualificati, poiché per ricercatori e professori l'ipotesi è invece quella di un accesso su chiamata, con permessi di soggiorno lunghi e legati all'incarico. Amato ha, inoltre, proposto di prevedere ingressi anche tramite ''sponsor'' che si impegnino finanziariamente per gli immigrati. ''L'ipotesi a cui sto lavorando è di avere nei consolati dei paesi di immigrazione verso l'Italia delle liste di lavoratori che devono essere accompagnate da corsi di formazione di lingua e del lavoro per il quale l'immigrato si è inserito nelle liste''. Amato ha spiegato ''che la legge vigente prevede queste liste soltanto con i paesi con cui abbiamo accordi di riammissione. Io, vorrei avere queste liste ovunque, collegate tra loro informaticamente e diventare, così, delle liste di collocamento all'estero''. ''Poi c'è la chiamata - ha detto ancora Amato - che può avvenire direttamente attraverso gli imprenditori, ma anche attraverso degli sponsor che si impegnano anche finanziariamente con garanzie fideiussorie''. In sostanza, ha spiegato il ministro, per il periodo che vengono nel nostro paese e ancora non lavorano dovrebbero essere questi sponsor - e Amato ha citato associazioni di categorie, camere di commercio e padronati - dovrebbero essere questi ''a pagare i contributi''.
Flussi triennali. Un punto della legge sull'immigrazione in vigore che, invece, il ministro dell'Interno propone di mantenere è il decreto sui flussi che diventerebbe, però, triennale. ''Il decreto flussi lo lascerei - ha detto Amato - ma lo vedrei triennale a larghe maglie di fabbisogno, consentendo al governo di fare aggiustamenti annuali''.
Rimpatri volontari. Il terzo pilastro del ddl proposto da Amato prevede la definizione di un ''sistema di rimpatri volontari'', soprattutto per gli espulsi meno graditi che, in caso contrario, rischiano di restare sul territorio nazionale. Un'idea, ha detto lo stesso Amato, ''realistica, ma con il rischio di fraintendimento''. Poiché senza accordi di riammissione con i Paesi di origine, ha spiegato il Amato, si crea di fatto un circolo vizioso per cui gli espulsi rimangono in Italia. Quindi, fino a quando questi accordi non saranno fatti, e in gran numero, l'Italia ''deve mettersi in condizione di mandare davvero via questi soggetti, anche vedendo se si riesce a convincerli''. Su questo punto, Amato non si è nascosto il rischio che ''qualcuno potrebbe rimproverarci un'eccessiva benevolenza nei confronti di persone che hanno commesso reati, ma, si tratta di una scelta: vogliamo che se ne vadano o che restino? Tra l'altro, lo dico anche con un pizzico di cinismo, il costo per il contribuente sarebbe di molto inferiore a quello determinato dal loro trattenimento, per periodi più o meno lunghi, in carcere''.
Cpt e centri di accoglienza. Sui discussi e contestati ''Centri di permanenza temporanea'', che per Amato ''sono essenziali perché non si può lasciare le persone che sbarcano per la strada'' e sono necessari anche per ''tutelare la salute dei cittadini'', il ministro ha comunque invitato ad aspettare le conclusioni della Commissione De Mistura. ''Aspettiamo le conclusioni della Commissione - ha detto il ministro dell'Interno - ma è chiaro che debba essere fatta una distinzione tra innocenti signore africane con bambini e persone che hanno già un curriculum criminale''. ''Questi ultimi - ha sottolineato Amato - nel corso della loro presenza nei Centri spesso generano turbolenze, disordini, tentativi di fuga mettendo a repentaglio la sicurezza di tutti gli altri''. ''Ecco perché - ha continuato il ministro -, ci vorrebbero strutture dove ospitare, con caratteristiche semidetentive, immigrati per i quali è in corso un procedimento di espulsione o già espulsi'' da altre in cui ''la parola accoglienza corrisponda alla sostanza, e non sia solo un nome''. In ogni caso, ha ribadito Amato, i ''centri di accoglienza sono fondamentali, mentre si fanno le dovute verifiche sui clandestini''.
Espulsioni. Sull'altrettanto spinosa questione delle espulsioni, Amato ha detto: ''Continuo a prevedere reati nella violazione delle norme sull'immigrazione, ma non vedo la ragione che siano reati di un diritto penale aggravato come se fossero reati mafiosi. Se reati rimangono esiste un codice penale e dovrebbero essere ricondotti sia sostantivamente sia processualmente ai due codici''.
Il ministro dell'Interno, infine, ha riferito delle cifre e delle modalità degli ultimi sbarchi di clandestini in Italia.
A suo avviso stanno mutando le strategie degli scafisti, poiché dai trasbordi che prevedevano l'utilizzo di grossi natanti o pescherecci con a bordo centinaia di persone si sta passando all'utilizzo di piccole imbarcazioni, con meno persone, più difficilmente intercettabili. A riprova di un cambiamento di strategie Amato ha riferito che dal primo gennaio al 18 settembre 2005 sulle nostre coste si sono contati 13.000 sbarcati con 165 sbarchi, ma nel medesimo periodo di quest'anno si sono registrati 3.000 sbarcati in più con, però, 342 sbarchi effettuati. ''Questo dato parla chiaro - ha detto il ministro Amato - con il doppio degli sbarchi e il moltiplicarsi dell'uso di gommoni e piccoli natanti che sfuggono ai controlli. Gestire questo quantitativo enorme di sbarchi sta diventando un problema per tutti i Paesi europei''.
E proprio ai colleghi europei Amato ha fatto presente la necessità di legare gli aiuti ai Paesi di origine dei flussi migratori con la sottoscrizione di accordi di riammissione per l'immigrazione illegale. ''Tutta Europa - ha concluso il responsabile del Viminale - è vessata dal problema irrisolto degli illegali che a migliaia e migliaia finiscono per circolare liberamente in territorio europeo. Anche le espulsioni senza accordi di riammissione rischiano di assomigliare ad una macchina che non funziona''.
Flai Cgil Sicilia. Permesso di soggiorno a chi denuncia gli ''schiavisti''
''I nuovi schiavi in Sicilia sono almeno 25 mila, il 50% dei clandestini che secondo le stime sono presenti nell'isola. E la maggior parte di loro lavora nel settore agricolo, nelle pieghe di un lavoro nero che tocca quota 13 milioni di giornate l'anno coinvolgendo anche la manodopera locale'': lo dice Salvatore Lo Balbo, segretario generale della Flai Cgil siciliana, che già l'anno scorso lanciò l'allarme sulla nuova schiavitù in Sicilia. ''Quello che scandalizza - aggiunge - è che i clandestini quando vengono scoperti sono rimpatriati, mentre agli schiavisti non viene applicato l'articolo 600 del codice penale che prevede fino a 15 anni di reclusione''. La Flai chiede ''adeguate sanzioni agli sfruttatori e il permesso di soggiorno per chi li denuncia, in qualità di testimone di reato''. Lo Balbo afferma che ''è inaccettabile che di fenomeni più che noti e diffusissimi nelle zone agricole più ricche e che hanno picchi nei periodi di vendemmia, di campagna agrumicola e della raccolta delle olive, si parli solo quando c'è qualche grave episodio di cronaca. Stupisce il silenzio delle associazioni datoriali - prosegue - e ancora di più quello della politica che di fatto tollera che esista la schiavitù e che vengano mortificati i diritti delle persone. Noi - conclude il segretario della Flai - chiediamo che venga abrogata la legge Bossi- Fini, che vengano puniti gli schiavisti e che venga messa in campo un 'iniziativa forte' contro il lavoro nero in agricoltura''. (www.cgil.it/flai.sicilia)