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Ecco perché Berlusconi è stato condannato

Depositate le motivazioni della sentenza di condanna a Silvio Berlusconi per frode fiscale

30 agosto 2013

Sono state depositate in Cassazione le motivazioni della sentenza di condanna a Silvio Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset.
Il Cavaliere, si legge nel testo, "fu ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo". Berlusconi, "conoscendo perfettamente il meccanismo, ha lasciato che tutto proseguisse inalterato mantenendo nelle posizione strategiche i soggetti da lui scelti - si legge - e che continuavano a occuparsi della gestione in modo da consentire la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset a fini di evasione fiscale".
"La qualità di Berlusconi di azionista di maggioranza e dominus indiscusso del gruppo - si legge in un passaggio delle motivazioni - gli consentiva pacificamente qualsiasi possibilità di intervento, anche in mancanza di poteri gestori formali. La permanenza di tutti i suoi fidati collaboratori ma anche correi, ne costituisce la più evidente dimostrazione".

I giudici della Corte di Cassazione sottolineano "l'assoluta inverosimiglianza dell'ipotesi alternativa che vorrebbe tratteggiare una sorta di colossale truffa ordita per anni ai danni di Berlusconi (proprio in quello che è il suo campo di azione e nel contesto di un complesso meccanismo da lui stesso strutturato e consolidato) da parte di personaggi da lui scelti e mantenuti, nel corso degli anni, in posizioni strategiche e nei cui confronti non risulta essere mai stata presentata denuncia alcuna". "La mancanza in capo a Berlusconi di poteri gestori e di posizione di garanzia nella società non è dato ostativo al riconoscimento della sua responsabilità", si legge ancora nelle motivazioni. E ciò "alla luce dell'accertata continuità dei rapporti di tutti i personaggi-chiave: quei personaggi mantenuti sostanzialmente nelle posizioni cruciali anche dopo la dismissione delle cariche sociali da parte di Berlusconi e in continuativo contatto diretto con lui".
"L'avvio del sistema in anni di diretto coinvolgimento gestorio del dominus delle aziende coinvolte - Silvio Berlusconi - e, poi, l'evoluzione del medesimo sistema secondo schemi adattati alle modifiche societarie e anche alle necessità d'immagine esterna, ma con sostanziale perdurare dei caratteri essenziali del meccanismo fittizio complessivo
- si legge - acquistano evidenza probatoria - nell'ottica della Corte d'appello - alla luce dell'accertata continuità dei rapporti di tutti i personaggi-chiave".

I giudici della Corte di Cassazione ricostruiscono le modalità delle transazioni, sottolineando come "ad ogni passaggio la lievitazione dei costi era (a dir poco) imponente". "Un gioco di specchi sistematico" che "rifletteva una serie di passaggi privi di giustificazione commerciale" nell'acquisizione dei diritti tv da parte di Mediaset. Pertanto "la definizione come sovrafatturazione qualitativa", sottolineano, "appare quasi un sottodimensionamento del fenomeno descritto: è, anzi, inadeguata a definirlo".
Sono ben 208 le pagine della sentenza della sezione feriale della Cassazione che ha messo la parola fine al caso dei diritti tv Mediaset, rendendo definitiva la condanna di Berlusconi. Una sentenza, firmata non dal solo relatore, in questo caso Amedeo Franco, ma diversamente dalla consuetudine della Suprema corte siglata da tutti gli appartenenti al collegio, a partire dal presidente, Antonio Esposito. Gli altri cofirmatari sono Claudio D'Isa, Ercole Aprile e Giuseppe De Marzo.

Sul fronte politico, Angelino Alfano  lancia un appello al Pd. Il 9 settembre la Giunta per le elezioni del Senato dovrà "decidere" sul nodo della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, perché "non è un atto dovuto, ma una decisione da assumere", ha sottolineato il vicepremier al Tg5, che ha rivolto un "invito al Pd molto fermo, senza nessuna protervia e arroganza: riflettete e approfondite le carte, perché vi sono numerosi ex presidenti della Corte costituzionale, ordinari di diritto costituzionali, insigni giuristi di provenienza di non di centrodestra, che dicono che le norme afflittive non si possono applicare al passato e sono dunque non retroattive". "Credo - dice - che il Pd debba spogliarsi un attimo dall'abito di chi per 20 anni ha combattuto Berlusconi come il peggior nemico e valutare le carte studiando e approfondendo per vedere se davvero, come noi crediamo, questa norma sulla decadenza non sia applicabile al passato, perché Berlusconi è diventato senatore ben prima che questa disposizione fosse approvata".

Daniela Santanchè, commentando le motivazioni , sottolinea: "Giustizia record per Silvio Berlusconi! Già depositate le motivazioni della sentenza. Paradossalmente, con un po' d'ironia, potremmo dire che se Esposito avesse aspettato qualche giorno a fare quella intervista telefonica sarebbe addirittura potuto arrivare dopo la deposizione delle motivazioni". "La giustizia in Italia - prosegue la 'pasionaria' del Pdl - è un qualcosa che si piega alle esigenze politiche del momento. Da 20 anni sta dalla parte opposta a quella di Silvio Berlusconi colpevole di avere sconfitto la gioiosa macchina da guerra di Occhetto. E' urgente una riforma della giustizia, cosi come è necessario che la Giunta per le elezioni non si trasformi nella mutilazione definitiva della democrazia". [Adnkronos]

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30 agosto 2013
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