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Ecco perché si decise di rinviare la perquisizione del covo di Totò Riina

Al processo del direttore del Sisde Mario Mori e del ''capitano Ultimo''...

17 maggio 2005

''Erano già pronte tre o quattro auto per effettuare la perquisizione del covo di Riina subito dopo il suo arresto, ma all'ultimo momento qualcuno decise di rimandare e di proseguire l'attività di osservazione perché sarebbero potuti tornare sul luogo boss come Bagarella o Brusca all'epoca latitanti''.
A raccontare, per la prima volta, in aula, al processo a carico del direttore del Sisde Mario Mori e del ''capitano Ultimo''  Sergio De Caprio, entrambi accusati di favoreggiamento a Cosa nostra, la mancata perquisizione del covo del boss mafioso Salvatore Riina, subito dopo il suo arresto avvenuto il 15 gennaio del '93, è un ufficiale dei carabinieri che partecipò attivamente all'arresto del boss corleonese.
In aula ieri era presente anche il ''capitano Ultimo'', protetto da un paravento e seduto accanto al suo avvocato Francesco Romito e ai legali del generale Mori (Piero Milio e Vincenzo Musco).
Nelle udienze precedenti del processo il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio aveva preferito non partecipare. Era nel palazzo ma non in aula.

In circa tre ore di interrogatorio, il tenente colonnello Domenico Balsamo, oggi in forza alla Dia di Roma, ma che nel '93 prestava servizio al gruppo carabinieri di Monreale, ha ripercorso i giorni precedenti all'arresto del boss Riina, a partire dal fermo a Novara del boss Balduccio Di Maggio, che proprio in quei giorni decise di collaborare con la giustizia, fino al giorno in cui fu effettuata la perquisizione nella villa di via Bernini, cioè il 2 febbraio del '93, dopo circa tre settimana dall'arresto.
Raccontando fin nei minimi particolari i momenti successivi alla cattura del boss mafioso Totò Riina, il tenente colonnello Domenico Balsamo ha ricordato: ''Subito dopo l'arresto sono arrivato alla sede del comando regione dei carabinieri dove era stato portato Riina. Lì trovai i colleghi del Ros, c'erano il capitano Sergio De Caprio e poi arrivò il comandante Mario Mori. Subito dopo arrivarono il magistrato di turno Luigi Patronaggio, e altre magistrari come Vittorio Aliquò, Giuseppe Pignatone e anche Giancarlo Caselli che arrivò proprio quel giorno a Palermo''.

A questo punto del racconto, il pm Antonio Ingroia, ha chiesto a Balsamo se si decise in quell'occasione di effettuare una perquisizione nella villa di via Bernini, dove abitava la famiglia di Riina, cioè a poche centinaia di metri di distanza dal luogo in cui venne arrestato Riina, in viale Regione Siciliana. ''Visto che l'arresto non avvenne in via Bernini, ma in viale Regione Siciliana - ha spiegato l'ufficiale dei carabinieri - venne spontaneo dire 'andiamo a fare la perquisizione', anche se non sapevamo dove farla visto che il residence consisteva in una dozzina di ville. Bisognava andare a perquisire villa per villa''. ''Noi, comunque - ha proseguito nel, suo racconto il tenente colonnello Domenico Balsamo - decidemmo di andare a fare la perquisizione. Ne parlammo con l'autorità giudiziaria. Eravamo io, l'allora capitano Minicucci (che comandava il reparto operativo, ndr) e il pm Patronaggio. Venne anche chiamato altro personale''.
Ma all'improvviso si cambiò rotta: ''arrivano i nostri superiori - ha spiegato Balsamo - e parlando tra di loro emerse la possibilità di non fare subito la perquisizione e di rinviarla''.
Alla domanda del pm su chi avesse preso la decisione, Balsamo risponde: ''credo il collega Sergio De Caprio, voleva vedere chi entrava e chi usciva dal residence. Era, infatti, possibile che dei mafiosi tornassero sul luogo per aiutare la famiglia di Riina che rimase a casa (come per esempio i fratelli Sansone, ritenuti personaggi di spicco della cosca di Uditore e di cui la squadra del ''capitano Ultimo'' aveva percepito l'importanza). Se ne parlò con i magistrati. Furono informati in particolare del rinvio tutti, come ad esempio Patronaggio ma anche Caselli e Aliquò. Io, a quel punto, ho preso atto della volontà e basta''.
Secondo il tenente colonnello Balsamo l'attività di osservazione decisa all'ultimo momento ''si poteva dimostrare efficace''. Fu il Ros ad occuparsi dell'osservazione, ricorda ancora Balsamo. Poi ha aggiunto: ''Io rimasi convinto che l'osservazione fosse continuata''.

Dopo una breve pausa è stato lo stesso colonnello De Caprio, a prendere la parola per rendere dichiarazioni spontanee: ''Volevo precisare - ha detto - che quando capii che c'era la volontà di procedere alla perquisizione della villa, feci presente dal mio punto di vista, di investigatore, che proseguire con l'attività di osservazione sarebbe stato utile per dare un ulteriore colpo a Cosa nostra, quanto meno dal punto di vista economico, finanziario e organizzativo, considerando lo spessore ricoperto dai fratelli Sansone, in seno all'organizzazione stessa''.

Poi, il pm ha sollecitato Balsamo leggendo una dichiarazione resa dallo stesso ufficiale nel 2003 ai magistati: ''Caselli nel corso di una riunione chiese a che punto fosse l'osservazione e Mori rispose in modo interlocutorio''. Ed ha aggiunto: ''forse aveva detto una frase come 'stiamo vedendo, non ricordo bene' ''.
È sempre Domenico Balsamo a ricordare che ''successivamente, Caselli chiese un chiarimento scritto sul perché l'attività di osservazione non fosse stata svolta nel covo del boss Totò Riina''.
Alla domanda del pm Antonio Ingroia sul perché qualche giorno dopo l'arresto di Riina venne indicata ai giornalisti una casa di Fondo Gelsomino come covo di Riina, Balsamo ha spiegato: ''Fu fatta un'operazione di 'sviamento'. L'idea venne fuori in una di queste riunioni. Si decise di non dare ai giornalisti un punto di riferimento preciso per continuare tranquillamente l'indagine e preservare così l'attività in corso''. E poi ha sottolineato: ''la proposta non venne dal Ros ma dalla Territoriale''.

L'ufficiale dei carabinieri ha sostenuto ancora di avere appreso che il servizio d'osservazione nel residence di via Bernini venne sospeso ''solo parecchi giorni dopo, poco prima del 2 febbraio quando venne fatta la perquisizione''. Poi ha ricordato, sollecitato ancora dal pm, l'effettiva perquisizione del covo di Riina avvenuta soltanto il 2 febbraio del '93. ''C'era anche Caselli - ha spiegato - io, il pm di turno''.
Poi ha fatto una descrizione precisa su quanto trovato nella casa di via Bernini dove Totò Riina aveva vissuto prima del suo arresto: ''La casa sembrava disabitata. C'erano dei mobili al centro ma erano coperti. Era stata ripulita''.
Alla domanda su come si è saputo che quella casa fosse il covo di Riina, Balsamo ha risposto: ''Ricordo di avere trovato un foglietto dietro un mobiletto con su scritto alcune frasi della figlia di Riina''. Poi ha proseguito con la descrizione minuziosa: ''C'era anche un 'passaggio segreto', spostando un muro di legno c'era un cunicolo che portava all'esterno''.

Poi, nel corso del controesame della difesa del direttore del Sisde Mario Monti, il tenente colonnello Domenico Balsamo è tornato a parlare della riunione operativa del 26 gennaio del '93, quando l'allora procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli chiese a Mori, vicecomandante del Ros, a che punto fosse l'attività di osservazione della villa di via Bernini, considerato il covo di Totò Riina.
''Non ricordo bene le parole - ha specificato Balsamo - era una frase interlocutoria. Non disse, insomma, né sì né no. Disse soltanto che il servizio 'era difficoltoso' e che 'il personale è stanco'. Comunque, a quella riunione non c'ero soltanto io ma c'erano altre persone''. E poi aggiunge: ''Non c'era l'idea che il Ros continuasse il servizio d'osservazione come prima''.
Alla domanda dell'avv. Pietro Milio di spiegare chi ''materialmente decise di rinviare la perquisizione'', l'ufficiale ha replicato: ''A suggerirlo fu l'allora capitano De Caprio, ma la decisione venne presa dall'autorità giudiziaria. C'erano, in particolare, l'allora procuratore aggiunto Vittorio Aliquò, il pm Luigi Patronaggio e lo stesso procuratore capo Giancarlo Caselli che però era arrivato da poche ore da Torino, quindi non ricordo se si fosse già insediato o meno''.

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17 maggio 2005
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