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Eco raccoglie 8 mila firme per far tenere ''Giù le mani dai libri di storia''

Gli organizzatori sono stupiti da tanto clamore e dal flusso di messaggi

19 dicembre 2002
Sono seimila le adesioni alla campagna di Libertà e Giustizia intitolata "Giù le mani dai libri di storia". Ottomila firme in calce ad un appello stilato da Umberto Eco per contrastare la proposta di un controllo sui manuali di storia per le scuole.

All'associazione sembrano stupiti da tanto clamore, da un flusso di messaggi "al di là delle nostre aspettative". "Ci hanno chiamato i giornalisti stranieri - dice Simona Peverelli - una radio australiana e un giornalista del Guardian che voleva sapere se ci sono professori inglesi fra i firmatari. Abbiamo veramente superato i confini nazionali".

Un buon successo per la neonata associazione ("Solo ieri - dice la Peverelli - il nostro sito è stato visitato da settemila persone") che adesso ha il problema di tradurre in un atto pratico il consenso avuto su un tema così sensibile come il controllo politico sui libri di testo.

La Peverelli proporrà al comitato di presidenza di Libertà e Giustizia, "se si raggiungerà un numero congruo di messaggi", ovvero almeno 10 mila, di consegnare "simbolicamente" i messaggi ai presidenti di Camera e Senato. "Visti i numeri credo che lo dobbiamo fare", chiosa la Peverelli.

Soprattutto perché l'adesione, spesso e volentieri, non si limita alla firma ma viene sottolineata con messaggi forti. "Mi associo all'appello di Libertà e Giustizia. Solo governi anti-democratici possono volere il controllo dei libri di testo. E' cosa indegna di una società democratica" scrivono dalla University of Southern California di Los Angeles. Di "terribile infamia preparata da un insano concetto di 'maggioranza parlamentare'" parla invece un messaggio giunto da Washington.

E così gli umori dei firmatari passano dall'indignazione dell' "ex elettore di An" che spera che "questo obbrobrio non passi" alla delusione stupita del signore veneziano che sconsolato scrive: "Avete tutto il mio appoggio, è perfino ridicolo trovarsi in una situazione simile, a dover rimarcare principii e valori che si pensava fossero patrimonio comune dei paesi civili, democratici, progrediti e invece...".

Fonte: La Repubblica

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19 dicembre 2002
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