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Ecomafia 2015

Legambiente saluta il 2015 come l'anno spartiacque: "Con la legge sugli ecoreati chi inquina pagherà"

01 luglio 2015

29.293 reati accertati per un giro d’affari pari a 22 miliardi di euro. Nel 2014 il business dell’ecomafia è cresciuto ancora. Il 2015 però è l’anno spartiacque, infatti, con la legge sugli ecoreati gli ecocriminali saranno finalmente costretti a pagare. Dopo 21 anni di battaglie, la legge n. 68 del 22 maggio 2015, ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale.
Intanto, il 2014 si è chiuso con un bilancio davvero pesante: 29.293 reati accertati, circa 80 al giorno, poco meno di 4 ogni ora, per un fatturato criminale che è cresciuto di 7 miliardi rispetto all’anno precedente raggiungendo la ragguardevole cifra di 22 miliardi, cui ha contribuito in maniera eclatante il settore dell’agroalimentare, con un fatturato che ha superato i 4,3 miliardi di euro.

Cresce l’incidenza criminale nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria), dove si è registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni (ben 14.736), con 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri. Si registra un calo dei reati in Campania (-21% circa), dovuto forse ai tanti riflettori accesi di recente sulla regione, e un aumento degli illeciti in Puglia, col 15,4% dei reati accertati (4.499), 4.159 denunce e 5 arresti. Crescono i reati nel ciclo dei rifiuti (+ 26%) e le inchieste sul traffico organizzato di rifiuti (art.260 Dlgs 152/2006), che arrivano addirittura a 35. Aumentano anche gli illeciti nel ciclo del cemento: 5.750 reati (+4,3%), realizzati soprattutto in Campania e poi in Calabria, Puglia e Lazio.

Numeri e storie di corrotti, clan e inquinatori, sono state illustrate a Roma da Legambiente per la presentazione del Rapporto Ecomafia 2015, alla presenza di Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, Alessandro Bratti, presidente della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Donatela Ferranti, presidente della Commissione giustizia della Camera, Salvatore Micillo, copromotore della legge sugli ecoreati, Andrea Orlando, Ministro della Giustizia, Serena Pellegrino, copromotrice della legge sugli ecoreati, Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente della Camera e copromotore della legge sugli ecoreati, Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia. Durante la presentazione è stato letto anche messaggio di saluto inviato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che sottolinea: "Ricostruire un equilibrio tra territorio e società, tra sviluppo e cultura, tra ambiente e diritto della persona è anzitutto la grande impresa civica a cui ciascuno di noi è chiamato con responsabilità. Il rispetto dell’ambiente è essenziale per la coesione sociale e per la ripresa del Paese".

Analizzando le tipologie di reato, Ecomafia 2015 evidenzia, come già detto, un boom di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti, che superano la soglia delle 7mila, per la precisione 7.244, quasi 20 al giorno. Alto è stato anche il numero di inchieste di traffico organizzato di rifiuti (art. 260 Dlgs 152/2006), ben 35 nel 2014, facendo salire il bilancio a 285 a partire dal 2002. Impressionante anche il quantitativo di rifiuti sequestrati in questo ultimo anno e mezzo: in appena 16 inchieste di questo tipo sono stati bloccati da provvedimenti giudiziari più di tre milioni di tonnellate di veleni.
I traffici di rifiuti corrono anche lungo le rotte internazionali dove a farla da padrone sono i materiali di scarto destinati illegalmente al riciclo o a un approssimativo recupero energetico: rottami di auto e veicoli soprattutto (38%) per il recupero dei materiali ferrosi, scarti di gomma e/o pneumatici (17,8%), e poi metalli, plastica, Raee e tessili.

Crescono anche i reati accertati nel settore del cemento, 5.750 (+ 4,3%), mentre la Campania si conferma regione con il più alto tasso di illegalità, seguita da Calabria, Puglia e Lazio. A questi dati vanno aggiunte le stime sull’abusivismo edilizio elaborate dall’Istituto di ricerca Cresme Consulting, che nel 2014 sarebbe quantificabile in circa 18mila nuove costruzioni fuori legge, circa il 16% del nuovo costruito, con un giro d’affari che supera abbondantemente il miliardo di euro.

Nel 2014 il settore più redditizio per le organizzazioni criminali è stato quello agroalimentare, il cui fatturato, tra sequestri e finanziamenti illeciti ha superato i 4,3 miliardi (l’anno prima era intorno ai 500 milioni) per 7.985 reati accertati.
Nel racket degli animali le forze dell’ordine hanno verbalizzato ben 7.846 reati tra bracconaggio, commercio illegale di specie protette, abigeato, allevamenti illegali, macellazioni in nero, pesca di frodo, combattimenti clandestini e maltrattamenti, con la denuncia di 7.201 persone, l’arresto di 11 e il sequestro di 2.479 tra animali vivi e morti. La Sicilia è la regione dove se ne sono contati di più. Se cala poi il numero degli incendi aumenta però la superficie boschiva finita in fumo, che dai 4,7mila ettari del 2013 arriva ai 22,4 dello scorso anno, quasi 5 volte tanto.

Non mancano i reati ai danni di aree tutelate da vincoli paesaggistici e archeologiche, musei, biblioteche, archivi, mercati, fiere e altri luoghi a rischio. Nel 2014 sono stati 852 i furti d’opere d’arte accertati dalle forze dell’ordine. Furti che hanno portato alla denuncia di 1.558 persone e all’arresto di 15. L’attività più ricorrente tra quelle legate all’archeomafia è quella della ricettazione. Come gli altri anni il Lazio si conferma la regione con il maggior numero di reati, seguita da Emilia Romagna, Campania e Toscana.

Il 2014 è stato un anno di lavoro intenso per le Forze dell’Ordine che hanno raggiunto risultati sorprendenti nella lotta all’ecomafia. Il Corpo forestale dello Stato, insieme ai corpi regionali, come gli scorsi anni ha portato alla luce il numero più alto di infrazioni, 14.135, più del 48% del totale (con 11.214 denunce, 74 arresti e 3.778 sequestri). Risultati che fanno apparire ancora più incomprensibile la decisione del Governo di smembrare questo Corpo per inglobarlo in un’altra forza di polizia. Spicca anche il lavoro svolto dai vari nuclei della Guardia di finanza, che seguendo l’odore dei soldi sporchi è sempre più spesso sulla scia degli ecocriminali: con 3.027 reati accertati ha messo a segno più del 10% del totale nazionale, raggiungendo numeri alti  anche per l’alto numero di denunce, 6.131, di sequestri, 3.027, e di arresti, 31.

I PROFESSIONISTI DELL’ECOMAFIA. L’ecomafia cresce (324 i clan monitorati ad oggi), oltrepassa i confini nazionali, vede i suoi interessi economici aumentare e assume sempre più la forma di una vera e propria impresa al cui interno operano figure professionali precise e definite. C’è il trafficante dei rifiuti che ha reso questa attività illegale un affare dove a guadagnarci sono tutti gli anelli della catena, dai trasportatori agli industriali, dai tecnici agli intermediari con le istituzioni e agli utilizzatori finali che sotterrano i rifiuti nelle cave dismesse o nei terreni agricoli. C’è l’imprenditore edile che favorisce il controllo diretto delle famiglie mafiose sugli appalti più "succulenti", contribuendo alla devastazione dei luoghi più belli dell’Italia. L’uomo del supermarket o cassiere dei boss è colui che, attraverso le casse dei supermercati, ricicla ingenti quantità di denaro per conto della mafia. Da semplici prestanome a veri e propri tesorieri, questi imprenditori della grande distribuzione, negli ultimi vent’anni hanno fondato imperi economici in Sicilia, in Calabria e in Campania all’ombra dei clan.

Tra le figure chiave troviamo il politico locale, eletto grazie ai voti o al sostegno economico delle famiglie mafiose, che una volta in carica si deve sdebitare, prendendosi cura dei loro interessi. Spesso si tratta addirittura di politici "regolarmente" affiliati a un clan. Ma c’è anche il funzionario pubblico, meglio noto come "colletto bianco", figura che svolge un ruolo fondamentale negli uffici delle pubbliche amministrazioni e degli enti, quando si tratta di rilasciare un permesso a costruire, un’autorizzazione, una licenza. Poi ci sono il tecnico, l’esperto e il consulente, figure coltivate in passato in seno alla famiglia mafiosa, oggi facilmente reclutabili sul mercato, spesso superprofessionisti utili per estendere il raggio dei propri business. Una novità assoluta è rappresentata dallo sviluppatore, professionista legato agli affari illeciti della green economy, esperto conoscitore dei meccanismi di sviluppo delle rinnovabili. In ultimo, ma non meno importanti compaiono il truffatore agroalimentare che, ai danni della salute dei consumatori, etichetta e vende prodotti di scarsissima qualità, scaduti o addirittura nocivi, sotto false diciture; il contrabbandiere di cuccioli che si macchia dei reati di compravendita illegale, occupazione di suolo pubblico, accattonaggio, truffa e maltrattamento di animali; il mercante di archeomafia che, avvalendosi di squadre di cercatori, saccheggia i siti archeologici per rivendere anfore e statuette sul mercato nero degli appassionati del genere.

- www.legambiente.it

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01 luglio 2015
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