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Ecomafia: una holdig solida e potente

"Il business dell'ecomafia minaccia gravemente il futuro del Paese condannandolo all'arretratezza"

05 giugno 2010

Il business relativo alle ecomafie ammonta a oltre 20,5 miliardi di euro. E' questo il dato più impressionante che emerge dal Rapporto ecomafia 2010 presentato ieri mattina da Legambiente secondo cui, comunque, aumentano gli arresti (+43%, da 221 nel 2008 agli attuali 316) e gli illeciti accertati (28.576 oggi, 25.776 lo scorso anno) pari a 68 reati al giorno, cioè più di tre l'ora. Aumentano del 33,4% le persone denunciate (da 21.336 a 28.472) e dell'11% i sequestri effettuati (da 9.676 a 10.737). Nello specifico, il Rapporto registra una decisa impennata di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009), e un leggero calo nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463), crescono i reati contro la fauna (+58% ) e i diversi reati contro l'ambiente marino e costiero.

Nella classifica dell'illegalità ambientale del 2009 la Campania è stabile al primo posto mentre il Lazio (che nel 2008 era al quinto posto) sale al secondo. In base al rapporto il Lazio sale al secondo posto "soprattutto per i reati contro il patrimonio faunistico, mentre il suo territorio è sempre più esposto alle infiltrazioni dei clan, in particolare nel Sud pontino, con Latina che si attesta addirittura al terzo posto nella classifica provinciale del ciclo del cemento in Italia". Secondo i dati di Legambiente, la Campania ha il primato con 4.874 infrazioni accertate (il 17% sul totale nazionale). Al terzo posto la Calabria, con 2.898 infrazioni seguita dalla Puglia con 2.674 infrazioni. Scende di due posizioni la Sicilia, al quinto posto con 2.520 infrazioni accertate mentre la Liguria si conferma come lo scorso anno, quale prima regione del Nord Italia con il maggior numero di reati: 1.231.
Nel ciclo dei rifiuti le infrazioni accertate sono aumentate di oltre il 33%. Le infrazioni accertate, in base al Rapporto, sono state 5.217 nel 2009, erano 3.911 nel 2008, con un incremento del 33,4%, ma aumentano anche le denunce (6.249, erano 4.591 l'anno precedente) e gli arresti: 2.429 a fronte dei 2.406 del 2008. La Campania, come emerge dai dati, si conferma in testa alla classifica con 810 reati accertati (15,5% del totale nazionale), seguita da Puglia (735 infrazioni), Calabria (386), Sicilia (364) e Toscana (327). Prima regione del Nord è il Piemonte, ottava, con 270 reati.
"L’azione di contrasto messa in campo dalle Forze dell’ordine - ha dichiarato il vicepresidente nazionale di Legambiente Sebastiano Venneri - deve essere sostenuta concretamente dal Governo con la disposizioni di nuovi efficaci strumenti. Introducendo finalmente (entro la fine del 2010) i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale e consentendo l’uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali nelle indagini, ma anche mettendo mano alle situazioni di pericolo più grave, quali le aree inquinate da bonificare e gli edifici e le opere pubbliche a rischio calcestruzzo depotenziato da monitorare e mettere subito in sicurezza".

Con i 20 miliardi di euro di fatturato, l’ecomafia si conferma come una holding solida e potente. Eppure, la stima del fatturato globale dell’ecomafia risente quest’anno della mancata pubblicazione del dato sui rifiuti speciali nel Rapporto rifiuti 2010 dell’Ispra. Circostanza che impedisce di valutare economicamente la mole di rifiuti industriali spariti nel nulla e che, con ogni probabilità, sono finiti nel giro illegale dei trafficanti di monnezza, trasformandosi in moneta sonante.
Grazie all’abusivismo edilizio, la somma in nero accumulata, si conferma in 2 miliardi. Un dato che rispecchia un andamento sostanzialmente stabile del fenomeno che, se letto alla luce della grave crisi economica in atto e del conseguente calo di costruzioni legali, dimostra tutta la sua gravità. Idem per il racket degli animali che, stando alla stima della Lega antivivisezione (Lav), si conferma di 3 miliardi di euro, tra corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, traffici di fauna viva esotica o protetta, macellazione clandestina.
Gli investimenti a rischio in opere pubbliche e gestione dei rifiuti urbani nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa anche nel 2009 superano i 7 miliardi e mezzo di euro. Manca all’appello il dato relativo ai furti e sui traffici di opere d’arte e reperti archeologici, il cui mercato continua a sfuggire a una precisa quantificazione monetaria, ma che genera una cifra d’affari che, per volume è seconda solo al traffico internazionale di stupefacenti.
"Il business dell’ecomafia minaccia gravemente il futuro del Paese sottraendo risorse preziose all’economia legale e condannandolo all’arretratezza – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Anche il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, nella recente relazione all’assemblea nazionale di Bankitalia, ha sottolineato la stretta connessione tra la densità della criminalità organizzata e il livello di sviluppo, ribadendo la necessità di combattere la corruzione per rilanciare il Mezzogiorno. Ma l’illegalità non sottrae solo gettito fiscale. Influisce sulla sicurezza e i diritti dei lavoratori, falsa il mercato e la competizione, impedendo un reale sviluppo economico e sociale del territorio a totale beneficio delle cosche criminali".

Il leggero calo nel ciclo del cemento - Il primo dato da segnalare per il ciclo del cemento è quello relativo al mancato ridimensionamento del fenomeno dell’abusivismo a causa della crisi economica. Secondo le stime Cresme Consulting, se il settore legale delle costruzioni ha vissuto un sostanzioso calo delle abitazioni ultimate (dalle 316mila del 2008 alle 280mila del 2009), la parte illegale ha visto una diminuzione di sole mille abitazioni, passando da 28mila abitazioni abusive del 2008 alle attuali 27mila. Come dire che i tracciati dell’industria delle costruzioni legale e di quella illegale sono ampiamente separati e vivono di vita propria. L’abusivismo organizzato opera in nero in tutta la sua filiera (acquisto materiali, manodopera, utilizzazione del bene ecc.), selezionando le occasioni migliori e a maggior valore aggiunto quali ville costiere, cascine in aree naturalisticamente pregiate, ecc. Nel complesso, 7.463 sono state le infrazioni accertate (erano 7.499 nel 2008), 9.784 le denunce (erano 9.986 nel 2008) e 2.832 sequestri (2.644 nel 2008). Più che triplicato, invece, il numero degli arresti, che raggiunge quota 13 (erano solo 3 nel 2008). Come ogni anno la Campania si conferma al primo posto con 1.179 reati accertati, il 15,8% sul totale nazionale. Al secondo posto la Calabria (con 905 reati, il 12,1% sul totale), al terzo posto il Lazio con 881 reati accertati (l’11,8% sul totale), mentre la prima regione del Nord è la Liguria con 301 infrazioni, il 4% sul totale nazionale.
Altro capitolo inquietante, quello del calcestruzzo depotenziato. Strade, ponti, viadotti, ferrovie, gallerie, case, centri commerciali e perfino scuole, ospedali e commissariati. Tutti a rischio crollo perché tirati su con cemento di pessima qualità. Un business molto redditizio per i clan che praticamente controllano tutto il ciclo del cemento del Paese e per questo si aggiudicano appalti nazionali e locali per costruire opere pubbliche e private. Dopo le "bolle" false che accompagnano i rifiuti, ecco spuntare un altro documento tra i più utilizzati dalle aziende criminali, le "ricette di produzione" taroccate del calcestruzzo utilizzate per gli aeroporti di Palermo e Trapani, il porto turistico di Balestrate, il lungomare di Mazara del Vallo, l’ormai famoso Ospedale San Giovanni di Dio ad Agrigento e perfino per il Commissariato di Polizia di Catelvetrano (Tp); per il Palazzo di giustizia e la diga foranea di Gela, la piattaforma di emergenza dell’ospedale di Caltanissetta e lo svincolo di Castelbuono dell’autostrada Palermo-Messina. Ma il fenomeno del cemento depotenziato si estende a molte altre regioni: le scuole Maresca di Locri e quella di Tropea in Calabria; il viadotto Fallaco-Corace, nel cavalcavia della nuovissima ferrovia Catanzaro-Lamezia; in Molise per la variante Anas di Venafro, primo lotto della Termoli-San Vittore; nel vicentino nei lotti 9 e 14 dell’autostrada A31 Valdastico e poi per i lavori sull’autostrada A3. In Campania la camorra impone materiale scadente e rifornisce multinazionali che costruiscono parcheggi e imprese impegnate nella costruzione di case abusive sulla collina di Camaldoli. E purtroppo ci potrebbe essere una brutta storia di calcestruzzo depotenziato anche dietro al crollo della casa dello studente dell’Aquila.

"L'azione di contrasto alla ecomafia deve divenire sempre piu' incisiva, attraverso il ricorso a nuove metodologie di rilevazione e l'adeguamento del quadro normativo al rapido evolversi di un fenomeno criminale in forme sempre più sofisticate e aggressive". E' questo il messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "La lotta alla criminalità ambientale - continua - non può tuttavia prescindere da una costante azione di prevenzione, incentrata su iniziative volte a promuovere soprattutto le nuove generazioni, la cultura del rispetto e della tutela dell'ambiente".

Il Rapporto  di Legambiente, è stato presentato alla presenza, tra gli altri di Vittorio Cogliati Dezza e Sebastiano Venneri, rispettivamente presidente e vicepresidente nazionale di Legambiente, Pietro Grasso, procuratore nazionale Antimafia, Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, Fabio Granata, vicepresidente commissione Antimafia, Gaetano Pecorella, presidente commissione Rifiuti, Luca Palamara, presidente dell’associazione nazionale Magistrati e Enrico Fontana dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente.
La prefazione del Rapporto ecomafia 2010 è di Roberto Saviano, l’introduzione del Procuratore antimafia Pietro Grasso.

[Informazioni tratte da Legambiente.eu, Adnkronos/Ing, AGI]

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05 giugno 2010
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