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Ecosistema Urbano 2009

Nel rapporto annuale di Legambiente la disfatta delle città Siciliane

14 ottobre 2008

Ecosistema Urbano, il rapporto di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, realizzato con la collaborazione dell'Istituto di ricerche Ambiente Italia, anche quest'anno è arrivato per illustrarci come e quanto le grandi città italiane sono migliorate (o peggiorate) sotto il profilo che valuta i carichi ambientali, la qualità delle risorse e la capacità di gestione e tutela ambientale.
Nel corso degli ultimi anni l'insieme delle città italiane ha mostrato un leggero miglioramento sulla gran parte dei parametri relativi alla qualità ambientale ed alla gestione, mentre sono incrementati i carichi ambientali, in particolare consumi energetici, carburanti e rifiuti. E' fondamentale, però, ricordare che la complessiva "qualità ambientale" di una città include una molteplicità di fattori non sempre misurabili. Si pensi, ad esempio, a tutta una serie di aspetti - come la struttura urbanistica, l'integrazione tra spazi verdi ed edificato, la qualità e l'aspetto degli edifici, il clima - che sono difficilmente riconducibili ad un indicatore numerico.
L'obiettivo sostanziale che si pone Ecosistema Urbano è quello di misurare in qualche modo la "febbre" ambientale delle città e l'efficacia delle prescrizioni messe in atto: lungi dal rappresentare un Oscar assegnato alla qualità ambientale complessiva di un'area, esso vuole essere una sorta di "termometro" della sostenibilità.

Chi è la prima, ma soprattutto chi sono le ultime - In testa alla classifica di Ecosistema Urbano di quest'anno si riconferma Belluno, comune dolomitico di circa 36.000 abitanti che, segnalano i curatori di Ecosistema Urbano 2009, "pur senza primeggiare in quasi nessuno dei parametri selezionati ha comunque buone performance in tutti i settori, senz'altro superiori alla media".
Salta però più all'occhio il rumoroso tonfo di Roma, che dal 55esimo posto è caduta al 70esimo posto. Caduta che appare ancora più pesante se osservata in parallelo al balzo in avanti di Milano, che dal 59esimo sale al 49esimo piazzamento.
Purtroppo, come ogni anno, la classifica complessiva mostra una netta frattura tra Nord e Sud del Paese, con la presenza di due città del Mezzogiorno, Cagliari e Caserta, solo dopo la 35esima posizione, mentre tutta la parte bassa della graduatoria è monopolizzata dai centri di Sicilia, Calabria, Lazio e Campania.
La laziale Frosinone, ultima nella graduatoria, occupa la zona retrocessione insieme a Ragusa, Catania, Palermo (dietro a Napoli) e Benevento. Insomma, tra la prima e l'ultima classificata di Ecosistema Urbano c'è un baratro. I migliori progrediscono, i peggiori sembrano quasi arretrare.

Ad esempio, Palermo dall'89/o posto è scesa quest'anno alla 98/a posizione, Catania, come accennato prima, è la terzultima dell'intera classifica: le due aree metropolitane siciliane, che ingoiano un pozzo di soldi e sono seppellite dai debiti, sono quelle che concedono i servizi più scadenti ai propri cittadini. La sorpresa, in negativo, viene da Ragusa, considerata la provincia meglio organizzata , e insieme quella che produce il maggior reddito nell'Isola. Frosinone, ultima in classifica, ha lo stesso prodotto interno lordo procapite di Verbania, comune piemontese, che è invece tra le prime cinque. Questo spiega per quale ragione Ragusa può trovarsi in fondo alla graduatoria, come Frosinone. Il reddito dei cittadini, infatti, non influenza i parametri scelti dagli autori dell'indagine. "Sgombriamo il campo dall'idea che queste città siano in ritardo perché (o solo perché) a più basso reddito", hanno specificato i curatori del dossier.
Fra gli indicatori c'è lo spazio di verde pubblico, le piste ciclabili, la funzionalità dei trasporti pubblici, per fare alcuni esempi. Il "paniere" comprende tutto ciò che ha a che fare con la qualità della vita: quindi anche smog e il traffico, oltre che il verde. Pur disponendo di maggiori risorse e di un gettito maggiore, proveniente dal più elevato reddito, le grandi città siciliane stanno peggio delle altre. E questo dovrebbe fare riflettere.

Gli ambientalisti etnei: "Situazione grave" - Una situazione dei rifiuti "grave" e una situazione della depurazione delle acque reflue e della mobilità "particolarmente preoccupante" in una città con "pessime performances su indicatori ambientali particolarmente significativi".  Così Legambiente Catania descrive la realtà della città, che Ecosistema Urbano ha messo al terzultimo posto, con un peggioramento di sette posizioni rispetto allo scorso anno. Legambiente rileva come Catania sia una delle città che produce più rifiuti in Italia (ottocentonove chilogrammi l'anno per abitante) ed abbia una delle percentuali più basse di raccolta differenziata dei rifiuti (4,8%). Gli ambientalisti definiscono "preoccupante" la situazione della depurazione delle acque reflue in città "nonostante gli sforzi negli ultimi anni che hanno determinato il raddoppio degli allacciamenti in rete", sottolineando come Catania "resta ancora una delle città in cui vi sono meno abitanti collegati al sistema di depurazione (33%)". L'indagine prende anche in esame la situazione della mobilità a Catania, dove, tra l'altro, "manca il Piano urbano del traffico e quello di zonizzazione acustica". [La Siciliaweb.it]

- ECOSISTEMA URBANO 2009 (pdf)

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14 ottobre 2008
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