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Efferati affari di mafia

Dietro la strage avvenuta in una villa di Brescia, il 28 agosto scorso, gli interessi della mafia trapanese

16 settembre 2006

Un delitto efferato, una violenza inaudita e la paura di una città tranquilla che inerme e sbigottita assiste alla morte violenta di 7 persone in soli 17 giorni.
La tranquilla città è Brescia, l'ultimo sconvolgente delitto quello dell'imprenditore immobiliare 56enne Angelo Cottarelli, ucciso insieme a tutta la sua famiglia, la moglie, Marzenne Topar, 41 anni, di origine polacca, e il figlio Luca di 17 anni.
Sterminati a colpi di pistola, il 28 agosto scorso, da un gruppo assassino che li ha poi sgozzati come animali. Non è stata una rapina in villa finita male, ma uno spietato regolamento di conti. E su questo i carabinieri non hanno avuto dubbi.
Dietro, forse, la camorra, forse la n'drangheta, comunque la criminalità organizzata. Nel 2004 Angelo Cottarelli era stato arrestato con altre 32 persone nell'ambito di un'inchiesta della procura di Potenza, condotta dal pm John Woodcock, su una tratta di ragazze dell'Est che ruotava su alcuni locali notturni sul Lago di Garda. Venne prosciolto come pure da un'altra inchiesta su presunti reati finanziari. La polizia però, dopo un delitto così brutale, non ha potuto scartare l'ipotesi che dietro la spedizione punitiva ci potesse essere un collegamento con il passato della vittima.

E proprio nel passato dell'imprenditore gli inquirenti hanno trovato la risposta, seguendo la via delle indagini che li hanno portati non in Campania né in Calabria, ma in Sicilia, nella provincia di Trapani.
Ieri, infatti, tre persone, tutte trapanesi, sono state fermate al termine di una serie di interrogatori della polizia e del magistrato inquirente Paolo Savio che si sono protratti dal pomeriggio del giorno prima fino all'alba.
Si tratta di due imprenditori vitivinicoli, parenti di un boss del trapanese assassinato nell'86, e di un allevatore. Due di loro sono stati fermati dalla polizia e sono sospettati di avere materialmente ucciso, simulando una rapina, la famiglia Cottarelli. I due fermati sono Vito e Salvatore Marino, rispettivamente figlio e nipote di Girolamo, detto ''Mommu 'u nanu'', il capomafia di Paceco (Tp) assassinato nel novembre 1986. Il procuratore della Repubblica di Brescia, Giancarlo Tarquini, in una conferenza stampa ha detto di essere fiducioso sulla possibilità di individuare e catturare anche il terzo uomo del commando.
Alla base dell'omicidio, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, ci sarebbero dei vecchi litigi tra la vittima e i fermati che sarebbero stati complici in una serie di truffe ai danni dello Stato, a Trapani, che ammontano a diversi milioni di euro.

Il procuratore bresciano ha confermato che il probabile movente del delitto sia da individuare in un giro di false fatturazioni che Cottarelli aveva messo in atto con degli imprenditori siciliani del ramo vinicolo. Probabilmente, la vittima non aveva messo a disposizione delle somme, ottenute grazie alle false fatturazioni, dalla Regione Sicilia e dal ministero delle Attività produttive.
Sembra che tra Cottarelli, referente di alcune società del bresciano, e i tre siano insorti dei contrasti. E che quello che avrebbe dovuto essere un incontro chiarificatore si è trasformato in un regolamento di conti, in un terribile massacro. Nei confronti dei tre gli investigatori avrebbero raccolto prove ritenute schiaccianti.

Mentre gli interrogatori nei confronti dei tre fermati, negli uffici della procura di Brescia, non hanno ancora avuto termine, la procura di Trapani ha ordinato ieri un'operazione condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Squadra mobile di Trapani, che riguarda il sequestro di alcune importanti società del settore vinicolo che sembrerebbero direttamente collegate alle persone con le quali Angelo Cottarelli sarebbe stato in affari. I poliziotti avrebbero già proceduto a sequestri per un valore di oltre 12 milioni di euro.

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16 settembre 2006
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