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Ex operaio Fiat di Termini Imerese, licenziato un anno fa, uccide la moglie e poi si suicida

29 luglio 2011

Una tragedia della disperazione, nata dalla depressione in cui era piombato dopo essere stato licenziato, ha armato la mano di Agostino Bova, ex operaio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che ha sparato e ucciso la moglie, Margherita Carollo, ferito la figlia, Ornella, e poi si è suicidato.
Una tragedia familiare covata per mesi tra problemi economici, la disperazione di trovarsi senza lavoro a 56 anni e l'accusa infamante di essere un ladro: l'azienda aveva scoperto che aveva usato il badge di un capo-reparto in malattia e aveva scaricato 46 pasti in mensa sulla sua busta paga. Un "furto" di 55 euro sanzionato col licenziamento. Distrutto dalla vergogna l'uomo si è chiuso in se stesso. Da qualche settimana aveva anche terminato di percepire l'indennità di disoccupazione e non aveva più redditi, se non quelli ricavati da lavoretti saltuari.
Anche la moglie soffriva di depressione ed era in cura da un medico che si era accorto del difficile stato emotivo dell'ex operaio durante alcuni colloqui e l'aveva invitato, invano, a rivolgersi a uno psichiatra.

Cosa abbia fatto scattare la scintilla non è ancora chiaro: la sola a poterlo rivelare è Ornella, 30 anni, ricoverata all'ospedale Civico di Palermo, unica superstite di una famiglia distrutta. Il colpo di pistola con cui il padre ha cercato di ammazzarla non le ha trapassato la scatola cranica. La tac ha escluso danni cerebrali: la ragazza è vigile e sarà sentita dalla polizia nelle prossime ore.
Per salvarsi dalla follia dell’ex operaio, che ha freddato la moglie e poi si è diretto verso di lei, è corsa lungo il corridoio. Bova l’ha raggiunta ed ha sparato. Poi credendo che fosse morta si è tolto la vita. La ragazza, ferita alla testa, ha avuto la forza di uscire di casa e telefonare al fidanzato. "Mi ha detto: 'mi hanno sparato'", ha raccontato il ragazzo. In strada Ornella ha incontrato una pattuglia della polizia, nel frattempo chiamata dai vicini che avevano sentito i colpi di pistola.
La famiglia Bova - persone tranquille e perbene, così li descrivono i conoscenti - abita in via Navarra, una zona popolare di Termini Imerese in una palazzina nuova color crema e rosa, vicino alla stazione centrale. Agostino e la moglie hanno una seconda figlia più piccola, Valentina, 26 anni, che è sposata e vive fuori casa. Ornella, invece, ha da poco lasciato gli studi universitari e fa la commessa in una gioielleria di Bagheria.

"Agostino aveva enormi problemi. Era stato licenziato un anno e mezzo fa per un futile motivo che in altri tempi avrebbe comportato solo un richiamo. Ma la grande Fiat sa anche usare il pugno forte", ha commentato il sindaco di Termini Salvatore Burrafato, che ha saputo la notizia mentre partecipava a una riunione sulle sorti dello stabilimento al ministero per lo Sviluppo economico. "Da mesi era depresso, era sul lastrico, la moglie non lavorava e aveva difficoltà sempre maggiori", ha riassunto il primo cittadino.
"Quel licenziamento oltre a creare un problema economico serio alla famiglia - ha raccontato un collega di Agostino Bova - aveva cambiato Agostino. Non riusciva quasi più a guardare in faccia i suoi ex compagni di lavoro, era un tipo orgoglioso". Una settimana fa si era presentato negli uffici della Uil a Termini Imerese per la dichiarazione dei redditi, il modello Unico. "Si è scusato più volte per aver ritardato qualche minuto - hanno ricordato all'ufficio - poi ha richiesto il modello Isee, forse gli serviva per l'Università della figlia, ed è andato via".
Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, ha così commentato: "L'esasperazione ha raggiunto il massimo livello. Serve una mobilitazione seria e decisa perché il governo non rinvii più le scelte per il futuro di Fiat".
Per il senatore del Pd Giuseppe Lumia, "il dramma della disperazione consumatosi a Termini Imerese deve far riflettere sulla situazione che si vive in quel territorio". "L’esecutivo - ha aggiunto - non può assistere inerte alla scellerata decisione dell’Azieda torinese di abbandonare lo stabilimento siciliano alla fine dell’anno. La Fiat aumenta la produzione, apre nuovi stabilimenti in varie parti del mondo, sposta componenti da un Paese all’altro, mentre in Sicilia alza i tacchi dopo aver ricevuto per decenni ingenti aiuti e incentivi. Il tutto con il beneplacito del governo nazionale. Questo è inaccettabile. A Termini Imerese ci sono le condizioni produttive e di mercato per rilanciare la produzione. Quindi il governo ha due possibili strade da perseguire: convincere l’Azienda a rimanere, oppure favorire l’arrivo di un’altra casa automobilistica in grado di mantenere e incrementare i livelli occupazionali, sgombrando il campo da quelle poco credibili". "Allo stesso tempo – ha concluso Lumia – mi appello a tutte le forze politiche, sociali ed economiche della Sicilia affinchè facciano sentire la propria voce. Il governo nazionale va richiamato alle sue responsabilità con una grande protesta, considerato che la Regione ha fatto la sua parte, mettendo in campo risorse vere per il rilancio dell’area industriale e dello stabilimento".

Intanto gli operai di Termini hanno deciso di fermare la produzione - Ferma la produzione alla Fiat di Termini Imerese. Gli operai hanno deciso di incrociare le braccia dopo avere appreso telefonicamente dalla delegazione sindacale di Fim Fiom e Uilm che ha partecipando a una riunione al ministero per lo Sviluppo che non ci sarebbero novità positive riguardo il futuro dello stabilimento.
All'incontro hanno partecipato rappresentanti della Fiat, delle istituzioni siciliane, sindacati e Invitalia, l'advisor che ha definito la short list delle imprese interessate a rilevare tutto o parte dello stabilimento siciliano, che il Lingotto ha deciso di chiudere a fine anno. "Purtroppo non c'è alcuna novità per gli operai della Fiat di Termini Imerese - ha detto il vicepresidente della commissione Attività produttive dell'Assemblea regionale siciliana, Pino Apprendi, presente alla riunione al ministero - Siamo fermi alle notizie di aprile. Ci avviamo alla chiusura della fabbrica e ancora non c'è alcuna certezza per i lavoratori della Fiat e dell'indotto".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, Lasiciliaweb.it, www.giuseppelumia.it]

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29 luglio 2011
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