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Emergency ha deciso di sospendere la propria attività in Afghanistan in seguito a ''nuove minacce'' subite

27 aprile 2007

La decisione è stata presa, e purtroppo il ''braccio di ferro'' fra Emergency e il governo di Kabul si è concluso nel peggiore dei modi. L'Ong ha deciso infatti di chiudere tutti i centri sanitari in Afghanistan (3 ospedali e 26 unità di soccorso) in seguito a quelle che ha definito ''nuove minacce'' e alla luce del nulla di fatto nella vicenda dell'arresto di Rhamatullah Hanefi (capo del personale dell'organizzazione e mediatore nella vicenda del sequestro di Daniele Mastrogiacomo) ancora detenuto nelle carceri afgane.
Le ''nuove minacce'' ricevute dalla Ong si possono leggere nella nota pubblicata ieri da Emergency dove è scritto che ''mercoledì 25 aprile, funzionari di polizia afgani si sono presentati all'ospedale di Emergency a Kabul intimando allo staff internazionale presente (tre cittadini italiani, un belga e un cittadino elvetico) di 'consegnare i passaporti'. La consegna è stata rifiutata. Abbiamo chiesto e ottenuto la collaborazione da parte dell'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi, e della responsabile dell'Unità di Crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni. Il personale di Emergency ha lasciato l'Afghanistan sotto la responsabilità dell'Ambasciata d'Italia, oggi giovedì 26 aprile''.

Il vignettista Vauro, che da un anno si occupa della comunicazione della Ong di Gino Strada, ha confermato la notizia. ''Sospendiamo le attività in Afghanistan fino a che non ci saranno chiarimenti sul caso di Rahmatullah Hanefi''. Non si tratta di ''una misura ricattatoria'' nei confronti del governo di Hamid Karzai, ma della conseguenza delle sue dichiarazioni, ''che hanno messo in forte crisi le condizioni di sicurezza per poter continuare ad operare in Afghanistan''.
Il governo di Kabul, secondo il portavoce del ministero degli Esteri, Sultan Ahmad Tahen, ha chiesto in un primo momento a Emergency di restare nel Paese: ''Restate qui, un vostro ritiro avrebbe un grave impatto sugli aiuti internazionali, e il nostro Paese ha urgente bisogno di sostegno in campo sanitario''.

Secondo Emergency sono ''da biasimare'' il presidente afghano Hamid Karzai e Amrullah Saleh, responsabile dei servizi segreti, dice l'Ong, ''se molti bambini, madri e uomini afghani soffriranno e addirittura moriranno a causa della chiusura delle strutture sanitarie di Emergency''.
All'origine di tutto ci sarebbero, ricorda Vauro, le dichiarazioni del capo dei servizi di sicurezza di Kabul sulla presunta collusione della Ong di Gino Strada con i terroristi e i membri di Al Qaida in Afghanistan. Dichiarazioni raccolte da Karzai per ''ostacolare Emergency'' e che ''hanno messo a repentaglio la vita di medici, infermieri e operatori sanitari che lavorano ventiquattro ore su ventiquattro solo al servizio del popolo afghano''.
L'ultimo episodio accaduto due giorni fa, prosegue poi la nota di Emergency, conferma come il governo afgano abbia perseguito con ogni mezzo, nell'ultimo mese, l'obiettivo di espellere Emergency dall'Afghanistan: obiettivo ovviamente raggiungibile se i 'servizi di sicurezza' di un governo impiegano le loro forze, anche militarizzate, contro chi pratica la non violenza. In questo ''disegno del governo afgano'' rientrerebbe anche ''la detenzione, illegale e provocatoria, dell'amministratore del personale dell'ospedale di Lashkar-gah, Rahmatullah Hanefi, che ha messo a repentaglio la propria vita per salvare quella di altri esseri umani''.
Secondo Vauro, le responsabilità della ''chiusura coatta'' di Emergency in Afghanistan ''cadono anche sul governo italiano'' colpevole di non aver ''operato efficacemente e nei tempi giusti per difendere dalle accuse di Kabul non solo Hanefi, ma anche l'intera organizzazione''.

E appurata la l'improrogabilità della scelta dell'Ong, il governo di Kabul ha deciso di subentrare a Emergency nella gestione delle sue tre strutture ospedaliere (quella di Lashkargah, nel sud del Paese, quella del Panshir e quella della capitale Kabul). Il portavoce del ministro della Sanità afghano, Abdullah Fahim, ha infatti annunciato che il governo Karzai intende provvedere all'amministrazione degli ospedali e pagare i loro 1.200 dipendenti fra medici, infermieri e personale di altro tipo. Fahim sostiene inoltre che la Ong avrebbe dovuto aspettare la conclusione dell'inchiesta su Hanefi, prima di lasciare il Paese.
Secondo il ministero della Sanità, ''gli ospedali di Emergency in Afghanistan continuano la loro attività''. Ma un medico afghano dell'ospedale di Lashkargah non conferma la sua versione, spiegando che 200 sui 235 dipendenti della struttura ospedaliera hanno smesso di lavorare, e che attualmente è rimasto nell'ospedale solo il personale addetto alla manutenzione di base e alla pulizia. ''Uno dei medici italiani è arrivato a Lashkargah e ha incontrato lo staff afghano, e alla fine della riunione ha chiuso l'ospedale'' ha riferito il dottor Mohammad Arshad Sharifi, che al momento dirige la struttura. ''Abbiamo solo un paziente rimasto, e sarà dimesso presto'', ha spiegato.

Emergency in Afghanistan - Emergency è in Afghanistan dal 1999 e fino ad a oggi ha avuto in cura oltre 1.551.000 pazienti. Sono tre gli ospedali attivi nel Paese: un centro chirurgico ad Anabah, un villaggio nella valle del Panshir, dove dal 2003 sono stati registrati 1.489 parti, un ospedale a Kabul, costruito durante il regime dei talebani e dotato dell'unica apparecchiatura per la tac e dell'unica unità di terapia intensiva accessibile alla popolazione e l'ospedale a Lashkar-gah, nella provincia pashtun di Helmand, costruito nel 2003.
In tutto il Paese Emergency ha attivato una rete di 28 posti di primo soccorso e centri sanitari per garantire cure tempestive prima di eventuali ricoveri in ospedale. Dal 2001 Emergency è impegnata in un programma di assistenza sanitaria ai detenuti delle principali carceri afghane e in un programma di integrazione nel mondo del lavoro per le donne della valle del Panshir.

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27 aprile 2007
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