Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Emergency pronto a chiudere

''Se il governo di Karzai non libera Hanefi e smentisce le infamie su di lui chiuderemo gli ospedali''

21 aprile 2007

Il governo afghano ha affidato ai suoi dell'ambasciata a Roma l'incarico di dimostrare tutta la propria gratitudine nei confronti di Emergency e la legittimità che ha avuto nell'arrestare Rahmatullah Hanefi, il collaboratore dell'Ong in carcere dal 20 marzo dopo essere stato mediatore con i talebani per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo, e che il procedimento contro Hanefi prosegue nel rispetto delle garanzie della difesa.
Insomma l'Afghanistan di Hamid Karzai si augura che le attività umanitarie di Emergency riprendano in tutto il Paese quanto prima e assicura che ''Rahmatullah Hanefi è sotto interrogatorio per non aver rispettato la legge''.
I servizi di intelligence afghani hanno infatti detto di sospettare che l'uomo sia un fiancheggiatore dei talebani ma, di fatto, nessuna accusa è stata ancora formalizzata. In maniera molto vaga, Musa Maroofi, ambasciatore afghano a Roma, ha riferito che il responsabile dell'ospedale a Lashkargah di Emergency è accusato di essere un doppiogiochista, e che ''le prove contro di lui ci sono'', quali sono le prove però non sarebbe in grado di dirlo.
Insomma, Hanefi fino a ieri è stato un utile strumento del governo italiano per trattare con i talebani durante i sequestri, all'indomani il governo Karzai lo accusa di essere un fiancheggiatore dei terroristi. L'Afghanistan comunque ha tenuto a dire che: ''Non sarebbe leale dimenticare che l'Afghanistan ha una vera democrazia e un'avanzata Costituzione''.

Le motivazioni però non convincono Emergency che ieri a Roma, davanti al ministero degli Esteri,  ha organizzato una manifestazione per protestare contro il prolungamento dell'arresto di Hanefi e contro quelle che ha definito le aggressioni di membri influenti delle istituzioni afghane. Manifestazione che si è conclusa con un vero e proprio ultimatum al governo Karzai: ''Se il governo di Karzai - ha detto il presidente di Emergency, Teresa Strada - non smentisce le infamie su di noi venute dal responsabile dei servizi segreti e non libera Hanefi, chiuderemo gli ospedali. In questo caso l'Afghanistan perde molto''. ''Per ora - ha proseguito Teresa Strada - ancora stiamo accettando malati ma nei prossimi giorni saremo costretti a rifiutarli e a dismettere i pazienti. Fra l'altro, gli afgani non sono in grado di dare assistenza di alto livello. Nelle prossime settimane prenderemo una decisione''.

Una decisione dura e sofferta perché l'arresto di Rahmatullah Hanefi è carico di ''aspetti preoccupanti'', come ha illustrato Teresa Strada. L'ambasciatore Maroofi ha infatti spiegato come ''il sistema giudiziario afghano'' preveda la possibilità che un detenuto ''non entri in contatto con nessuno, né con un avvocato, né con i familiari. Né è previsto il diritto ad avere un capo di imputazione'' quando si tratta di reati riguardanti la sicurezza nazionale. E proprio in questo campo ricadrebbero le responsabilità dell'operatore afghano di cui non si sa più nulla. E' stato prelevato all'alba dai servizi segreti, due giorni dopo la liberazione di Mastrogiacomo, per la quale aveva svolto un ruolo essenziale. Sono seguite solo illazioni e inconsistenti accuse sulla sua attività terroristica da parte del capo della sicurezza del governo Karzai, e ben più consistenti voci sul fatto che sarebbe stato sottoposto a torture e sevizie, come riportato a Emergency da alcune persone che lavorano nel carcere in cui è detenuto.
Quando Teresa Strada ha spiegato all'ambasciatore afghano di temere che possano essere costruite prove contro di lui, Maroofi ha risposto sicuro: ''Questo poteva accadere nell'Afghanistan di ieri, non in quello di oggi''.

Di diversa opinione le persone che hanno presidiato ieri la sede diplomatica, che poco si fidano del governo Karzai e della situazione di grave crisi in cui versa il paese. ''Questa è una storia incredibile, bisogna tirarlo fuori. Chi potrebbe fare certamente di più è il governo italiano'', ha detto ieri durante il sit-in Vauro, portavoce di Emergency (nonché vignettista del manifesto), visibilmente preoccupato per la sorte di una persona che conosce molto bene, e sulla cui affidabilità è pronto a mettere la mano sul fuoco, come tutti quelli che lo hanno conosciuto.
E non tutti sono convinti della ''sincera gratitudine'' espressa dal governo afghano nei confronti  dell'organizzazione, né tanto meno dell'augurio che l'attività umanitaria riprenda le sue funzioni il prima possibile''.
Infatti il ruolo di Emergency in Afghanistan nei giorni scorsi è stato criticato da esponenti afghani, che hanno accusato l'organizzazione di essere contigua con i talebani. L'ostilità verso l'ong viene anche dal fatto che i due afghani rapiti con Mastrogiacomo sono stati uccisi dai rapitori, mentre l'unico ad essere liberato è stato un cittadino straniero, grazie ad uno scambio con almeno due prigionieri talebani.
Anche secondo Carlo Garbagnati, vicepresidente dell'Ogn che da anni gestisce ospedali e dispensa cure mediche in zone di guerra, il comunicato dell'ambasciatore afghano ''Sono solo parole di cortesia. Il ritorno del personale internazionale in Afghanistan avverrà solo dopo atti concreti. Siamo stati messi in stato di accusa e una ripresa delle attività non avviene in relazione a buone parole, peraltro non disinteressate, ma per fatti concreti, la liberazione di Rahmat''.

Invece, in riferimento a quel governo italiano invocato da Vauro e che potrebbe fare sicuramente di più, per ora si può solo dire che non ha fatto molto per aiutare Hanefi del quale - all'occorrenza - si è servito. Il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, ha assicurato che il governo italiano continuerà ad insistere perché siano rese note le accuse rivolte ad Ramatullah Hanefi e perché egli possa essere giudicato, se sarà necessario, nel modo più rapido e con tutte le garanzie giurisdizionali. Ma in realtà le preoccupazioni del Governo Prodi, evidentemente, sono altre. Infatti, ieri, mentre una manifestazione parlava di giustizia e pace, il ministro della Difesa Arturo Parisi ha assicurato che verranno presto inviate nuove truppe in Afghanistan ''probabilmente entro un mese, stiamo solo verificando la copertura finanziaria'', ha spiegato.

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

21 aprile 2007
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia