Emergenza immigrazione: la Sicilia ha bisogno di aiuto!
Sono 400 i migranti soccorsi stamane nel Canale di Sicilia nell'ambito dell'operazione "Mare nostrum"
Altri 400 immigrati sono stati soccorsi nel Canale di Sicilia nell'ambito dell'operazione "Mare nostrum". La loro imbarcazione è stata raggiunta dalla nave militare "San Giorgio", che ha preso a bordo i profughi.
Oggi sono arrivati ad Augusta (SR) i 500 stranieri, tra i quali 133 bambini e 64 donne, tratti in salvo lunedì dopo essere stati intercettati a bordo di due barconi che si trainavano fra loro. Secondo Save the Children si tratta prevalentemente di siriani.
Da Pozzallo, il sindaco Luigi Ammatuna, anticipando che i 500 migranti arrivati stamane "verranno sicuramente trasferiti nei centri di Comiso e di Pozzallo", ha affermato: "Abbiamo avuto la possibilità di tirare un po' il fiato perché negli ultimi giorni non abbiamo avuto sbarchi ed abbiamo una presenza minima sia al centro di prima accoglienza di Pozzallo che in quello di Comiso. Possiamo dunque assicurare l'accoglienza nel migliore dei modi". "Attualmente, infatti - ha aggiunto - abbiamo 220 migranti a Pozzallo e 60 a Comiso".
In vista, poi, dell'imminente voto europeo, il primo cittadino sottolinea: "il mio appello all'Europa è quello di non girare la testa dall'altra parte. Stiano vicini all'Italia perché, con questo esodo nelle nostre coste, abbiamo davvero bisogno di una grossa mano". "Non si lasci solo il nostro Paese - ha evidenziato Ammatuna - chiediamo maggiore solidarietà da parte dell'Europa. Maggiore solidarietà farebbe conseguentemente sì che Roma, a sua volta, sia più presente nei nostri confronti anche in vista di una estate che si presume sarà difficilissima". "Se già nei primi 5 mesi dell'anno ne abbiamo ricevuti 8.500 - ha concluso il sindaco di Pozzallo - immaginate quanti ne arriveranno tra giugno, luglio, agosto e settembre...".
Il ministro dell'Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano, tornando a parlare dell'emergenza immigrazione ha detto: "Se l'Europa non ci aiuta a gestire l'emergenza immigrazione defalchiamo i costi dell'operazione Mare Nostrum dai contributi che versiamo all'Unione Europea". E aggiunge: "Non si può lasciare morire i migranti in mare. Noi oggi abbiamo una Europa che chiude gli occhi rispetto a un tema strategico per il futuro di tutto il continente. Il Mediterraneo è la frontiera europea, non italiana, l'Europa deve fare il proprio dovere, deve aiutarci a presidiare quella frontiera, e la comunità internazionale deve andare in Africa a montare i campi profughi".
Intanto, Kheit Abdelhafid, Imam e presidente della Comunità islamica siciliana e Mohammad Hannoun, presidente della Comunità siro-palestinese in Italia lanciano un accorato appello alle istituzioni affinché le vittime del naufragio avvenuto pochi giorni fa a largo della Libia abbiano almeno una degna sepoltura. Le diciassette bare dei migranti, infatti, sono state già tutte saldate nella camera mortuaria del cimitero di Catania. Cinque, ad oggi, sono i cadaveri identificati tra cui quello di una donna nigeriana incinta. Pochi metri più avanti, alle spalle delle confraternite del cimitero c’è una grande fossa comune. Qui, con ogni probabilità, verranno seppelliti i 17 migranti. Senza un funerale.
Abdelhafid e Hannoun chiedono che "questa ennesima tragedia non si chiuda come se nulla fosse". "Eravamo presenti ad Agrigento quando per i morti di Lampedusa non è stata detta neanche una preghiera. Questa volta è peggio perché sembra proprio una dimenticanza da parte delle autorità". Nel giorno dell’arrivo della fregata Grecale della marina militare al porto di Catania l’Imam della moschea siciliana aveva infatti chiesto al sottosegretario all’Interno, Domenico Manzione: "Un funerale dignitoso per i 17 morti". Ma fino ad oggi non ha ricevuto nessuna risposta, nessuna telefonata da parte della Prefettura o dal Comune.
Il bilancio dei dispersi intanto è destinato ad aumentare. Secondo la testimonianza di un superstite raccolta da Nawall Sofie, interprete del tribunale di Catania e attivista per i diritti umani: "In quel barcone c’erano 450 persone. Trecento le persone senza salvagente, tanti i bambini. E solo chi sapeva nuotare è riuscito a salvarsi".
Per la procura etnea i dispersi accertati "sono dieci, ma potrebbero essere di più - ha spiegato il procuratore Giovanni Salvi - E’ difficile però che siano più di duecento considerate le caratteristiche dell’imbarcazione".
[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]