Emergenza immigrazione
Il centro d'accoglienza di Lampedusa e il Cara di Mineo, polveriere vicino all'esplosione
"Sono ovviamente lieta che il Governo abbia accolto il mio appello dei giorni scorsi e abbia provveduto a riattivare i trasferimenti, ma non basta, la situazione è ancora emergenziale. Il Centro di accoglienza, allo stato attuale, può ospitare 250 persone. Oggi ce ne sono circa 600. Di questi, 125 sono minori non accompagnati. Dobbiamo uscire dall'emergenza, il che significa mettere a regime la macchina dei trasferimenti, garantendo a chi arriva condizioni di accoglienza dignitose. In questo momento non è così, perché c'è un letto ogni 3 persone e, come è ovvio, sono gravemente insufficienti i bagni e i servizi essenziali".
Rilancia così la sua richiesta alle istituzioni il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. Perché, nonostante le partenze dell'ultima settimana, al centro di prima accoglienza di Lampedusa "permane una grave situazione di sovraffollamento e disagio. La capienza attuale, con i due padiglioni in rifacimento dopo l’incendio del settembre del 2011, è di 250 posti. A lavori terminati, potrà accogliere fino a 800 persone".
"Sono partiti in 600, ma al contempo ne sono sbarcati altri 400 - continua Nicolini - Le norme prevedono che i migranti sostino nel centro per novantasei ore e poi siano portati ai centri di accoglienza a cui sono destinati. Qui invece restano anche per intere settimane, rendendo indisponibili i posti letto per i nuovi arrivati. Sappiamo che sulle coste libiche ci sono molti migranti pronti a mettersi in viaggio e, appena le condizioni del mare saranno rassicuranti, prenderanno il mare. Vogliamo che arrivino sani e salvi. E vogliamo poter offrire almeno il minimo garantito, la disponibilità di un letto e di un bagno pulito". Per il sindaco, la qualità dell'accoglienza deve diventare una bandiera di civiltà per Lampedusa e la sua comunità. "Non voglio vergognarmi perché ammassiamo persone in modo indegno. Chiedo al Governo che non si interrompano, nemmeno per le festività, le procedure di trasferimento. Che vadano a regime, in modo da rendere il centro sempre pronto ad accogliere i nuovi arrivi".
Situazione al limite anche al Cara di Mineo, dove sono tremila le persone in un centro che ne può contenere al massimo la metà. "Non è il momento di fare polemiche" ma il Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo "è una polveriera contenente 3.000 persone anziché i 1.500 promessi che al minimo fastidio scaricano la loro rabbia nei confronti dei loro guardiani" afferma il sindacato di polizia Siap dopo lo scontro tra ospiti del Cara e forze dell'ordine dei giorni scorsi, che ha provocato una decina di feriti tra gli investigatori. Il Siap "denuncia l'inspiegabile ritiro di uomini e mezzi a garantire il minimo indispensabile, portando il contingente dei già insufficienti 50 operatori a 30 uomini, e il taglio drastico degli straordinari per l'emergenza Nord Africa, come se l'emergenza fosse finita". "E mentre gli sbarchi continuano - aggiunge il sindacato di polizia - il Cara si è trasformato in centro di accoglienza". "E se l'agognato passpartout non arriva - ricostruisce il sindacato di polizia - fa scatenare le ire che sfociano in aggressioni gratuite, con violente proteste mirate a fare solo danno a poliziotti o finanzieri. Se poi a facilitare le cose - conclude il Siap - si ci mette pure il Dipartimento ritirando gli uomini e lasciando il fortino sguarnito la frittata è fatta".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it]