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EMERGENZA!

Sbarchi senza tregua a Lampedusa: nonostante i trasferimenti restano 4 mila gli immigrati presenti nell'isola

26 marzo 2011

No, non si arresta l'ondata di sbarchi a Lampedusa, dove si trovano ancora oltre 4 mila immigrati nonostante i trasferimenti in nave e con un ponte aereo. In nottata un altro centinaio di profughi è approdato sull'isola. Nelle ultime 24 ore sono circa 400 gli arrivi che per la prima volta negli ultimi giorni sono stati in numero inferiore rispetto alle partenze. A mezzanotte è infatti partita da Lampedusa la nave militare San Marco diretta nel porto di Taranto, con circa 500 migranti che dovrebbero essere trasferiti in una tendopoli allestita a Manduria. Sempre in nottata è approdata sull'isola una nave cisterna con 4 mila metri cubi d'acqua che dovrebbero servire per tamponare l'emergenza legata alla carenza idrica sull'isola. Per domani è invece previsto l'arrivo di una nave passeggeri in grado di imbarcare circa mille persone. Sempre domani il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, sarà a Lampedusa insieme ad alcuni assessori della sua giunta.
Intanto è approdata a Lampedusa la prima nave della ditta Marnavi, incaricata dalla Regione siciliana di trasportare il primo carico straordinario di acqua potabile di 4.678 metri cubi, per sostenere l'accresciuto fabbisogno idrico. Nel pomeriggio ne giungerà da Gioia Tauro un'altra con 1.500 metri cubi d'acqua, secondo quanto ha reso noto ieri l'assessore per l'Ambiente, Gianmaria Sparma, dall'ufficio del Governo regionale insediato presso il distaccamento del Corpo forestale a Lampedusa.

LA PROTESTA DEI  MIGRANTI: "NON SIAMO ANIMALI" - Che prima o poi sarebbe successo lo sapevano tutti. Inevitabile, oseremmo dire, che dopo giorni di sbarchi e tensioni, a Lampedusa sarebbe esplosa, dopo quella dei cittadini, anche la protesta delle migliaia di migranti accampati in condizioni inumane da una settimana. Ieri, sul molo del porto, si sentiva gridare "Libertà, libertà, libertà", e nell'aria si poteva respirare la tensione e la rabbia provocata dalla disperazione. Una rabbia innescata dalle due ore di ritardo con cui è arrivato il camion che distribuisce il cibo, ma che in realtà covata da tempo e che avverte chiaramente che la situazione, in assenza di soluzioni concrete, potrebbe sfociare presto in una rivolta in piena regola.
Insomma, quanto accaduto al porto è l'ennesimo segnale che bisogna intervenire in maniera massiccia, perchè la situazione è ormai degenerata. Anche per questo il Viminale, al termine della riunione dell'unità di crisi per la gestione dell'emergenza, ha deciso di utilizzare navi passeggeri per svuotare Lampedusa. Il Ministero dell'Interno ha anche convocato per giovedì Regioni, Province e Comuni per mettere a punto in via definitiva il piano di accoglienza per i profughi e ha sospeso i trasferimenti dei richiedenti asilo a Mineo. "Puntiamo ad individuare tra i siti messi a disposizione della Difesa aree idonee ad ospitare i migranti che si trovano ora a Lampedusa" ha detto il ministro Roberto Maroni al ritorno dalla Tunisia, ammettendo che ci sono difficoltà, dovute al fatto che in soli due mesi e mezzo sono arrivati 15 mila migranti. "Stiamo facendo ogni sforzo - ha assicurato - per trovare una soluzione". "Lampedusa è un dramma e il governo se ne è fregato - gli ha risposto il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo -. Avrebbe dovuto prevenire quello che sta capitando". Lombardo ha anche detto di essersi rivolto al capo dello Stato e ha annunciato che sarà a Lampedusa "fino a quando il governo non risolve il problema".

Quel che è certo è che sull'isola oggi si è rischiato molto. Centinaia di migranti sono scesi di corsa dalla collinetta sopra il molo dove sono accampati da giorni e hanno praticamente assaltato il camion del cibo, arrivato in ritardo di due ore. È stata la scintilla che ha innescato la protesta. "Guarda qua, guarda, sono due ore che aspettiamo - ha detto uno di loro - portano il cibo nel camion della mondezza". Le forze dell'ordine sono riuscite a fatica a contenere la protesta, che poi fortunatamente è rientrata. "Da sei giorni non facciamo una doccia, siamo sporchi - dice un tunisino sui quarant'anni in perfetto italiano - dormiamo fuori, non c'è acqua, non c'è il bagno, siamo senza tende e senza coperte. Ma, Dio, mica siamo animali, vogliamo solo andare via da qua".

Intanto, si cerca un barcone carico di 350 immigrati partito da Tripoli mercoledì. L'imbarcazione, secondo alcune fonti, sarebbe stata intercettata questa mattina ad una trentina di miglia a nord da Tripoli da una nave militare canadese della Nato che sta imponendo il blocco navale alla Libia. Ma, secondo altre fonti, il barcone intercettato potrebbe non essere quello degli eritrei ma un altro salpato la scorsa notte dalla Libia. Ieri sera, don Mosè Zerai, presidente dell'agenzia umanitaria Habeshia, ha riferito di un barcone soccorso nel pomeriggio da una unità della Nato battente bandiera canadese, e da questa abbandonato alla deriva dopo il rifiuto da parte degli occupanti (350 profughi tra cui 200 donne, di varie nazionalità ma in gran parte eritrei) di essere condotti in Tunisia.
Il portavoce della Nato a Napoli David Taylor ha confermato che una nave militare dell'Alleanza Atlantica ha ricevuto un sos da un'imbarcazione in difficoltà nel Mediterraneo a causa di un'avaria al motore. Ma non ha precisato né di che nazionalità sia la nave Nato che l'ha intercettata, né la destinazione del barcone, né l'esito dell'operazione di soccorso.

L'ACCORDO CON LA TUNISIA - Mezzi di mare e di terra, apparecchiature, addestramento alla polizia, fondi per il rilancio dell'economia, in cambio del blocco delle partenze verso Lampedusa e dell'avvio dei rimpatri dei circa 15 mila tunisini arrivati in Italia nei primi tre mesi dell'anno. Sono i termini dell'accordo negoziato dai ministri dell'Interno e degli Esteri, Roberto Maroni e Franco Frattini, volati ieri a Tunisi per incontrare il premier Beji Caid Essebsi ed i colleghi Farhat Rashi (Interno), Mohammed Mouldi Kefi (Esteri) e Abdelhamed Triki (Cooperazione).
"Le premesse sono buone - ha spiegato Maroni - ora verificheremo se ci sarà un impegno concreto". Infatti, la visita italiana avviene in un momento critico per la Tunisia, dopo la caduta di Ben Ali. La crisi economica è pesante, le forze di polizia allo sbando ed il Governo in carica è provvisorio, in attesa delle elezioni per l'assemblea costituente in programma per il 24 luglio. Difficile dunque strappare a ministri pro tempore impegni vincolanti in materia di immigrazione.
A livello politico, comunque, un'intesa di massima è stata raggiunta. Toccherà ora ad un tavolo tecnico di esperti dei due Paesi mettere nero su bianco le necessità. Sarà questione di giorni, perchè i barconi continuano a partire verso Lampedusa e, ha puntualizzato Maroni, che era accompagnato dalla senatrice leghista e vicesindaco di Lampedusa Angela Maraventano, "abbiamo fatto presente ai nostri colleghi le gravi difficoltà che stiamo vivendo per far fronte a questi flussi massicci". Si tratta, ha proseguito il ministro, "di una generazione che fugge dal proprio Paese, giovani maschi tra i 20 ed i 35 anni: sappiamo da dove partono ed abbiamo chiesto un rafforzamento dei controlli. Loro ci hanno assicurato che lo faranno e noi li aiuteremo fornendo mezzi ed addestramento. È un risultato positivo ed incoraggiante e speriamo di riuscire a bloccare questi scandalosi traffici di esseri umani".
L'Italia è pronta poi a mettere a disposizione della Tunisia risorse per favorire i rimpatri. L'accordo con il precedente Governo ne consentiva al massimo quattro al giorno, quota che Roma vuole assolutamente rinegoziare.
"Puntiamo - ha sottolineato Frattini - ad incoraggiare i rimpatri volontari con la garanzia che chi tornerà in Tunisia sarà aiutato a reinserirsi con la possibilità di avviare attività economiche tramite speciali linee di credito". Complessivamente, ha proseguito, "abbiamo proposto un pacchetto di misure per rilanciare la cooperazione tra i due Paesi, che include linee di credito supplementari fino a 150 milioni di euro, in aggiunta a quelle già in corso pari a quasi a 100 milioni per il sostegno al bilancio dei pagamenti".
Quattro i settori interessati: il rilancio delle piccole e medie imprese, la formazione professionale, la protezione dell'ambiente costiero, il sostegno alla pesca. Inoltre, ha aggiunto il ministro degli Esteri, "sarà avviata un'iniziativa con l'associazione italiana dei tour operator per rilanciare l'immagine turistica della Tunisia".
L'intento è chiaro: incentivare la ripresa economica del Paese nordafricano, in modo che i giovani siano indotti a restare piuttosto che cercare fortuna su barconi diretti verso l'Italia. Ma questo è un programma più a lungo termine: già da oggi ci sarà da verificare se è stata attuata la stretta ai controlli nei porti da dove partono le navi della speranza.

STOP AI TRASFERIMENTI NEL VILLAGGIO DELLA SOLIDARIETA' - Sono stati sospesi i trasferimenti di richiedenti asilo nel Villaggio della Solidarietà di Mineo. Lo ha deciso  l'Unità di crisi del Viminale, presieduta dal ministro dell'Interno Roberto Maroni. In proposito, ha rilevato il Viminale, è stato accertato che dei 420 tunisini trasferiti ieri nel centro, 408 hanno formalizzato la domanda di asilo e per questo una Commissione ministeriale si recherà a Mineo per una pre-istruttoria delle pratiche.
La decisione arriva in seguito alle dure critiche giunte dalle istituzioni siciliane, a cominciare dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo: "Il villaggio di Mineo è un mega-lager, dove sono ammassati uomini e donne, che spesso lasciano la struttura e non tornano piu. La verità è che il governo centrale ha voluto liberare i Care per ammassare questa gente a Mineo. Basta, il governo faccia un passo indietro". "L'ordinanza del Consiglio dei ministri va rivista e adeguata sulla base della drammaticità della situazione di Lampedusa". La Regione siciliana auspica una maggiore collaborazione con il governo centrale e chiarezza su competenze e responsabilità. "Il governo non sa dove destinare gli immigrati. Questa è la verita".
Dal canto suo, il presidente della Provincia di Catania, Giuseppe Castiglione, in seguito ad un lungo colloquio telefonico con il ministro Maroni, ha annunciato che "è stato istituito il Centro accoglienza richiedenti asilo, a Mineo; pertanto, così come già stabilito dal governo nazionale, nella struttura del Calatino non potranno essere ospitati dei clandestini". Infatti, dei 420 migranti tunisini giunti ieri a Mineo, 408 sono già richiedenti asilo e 12 saranno rimpatriati. Per il momento, all'interno del Centro sono ospitati 1.500 migranti, un numero ben al di sotto del limite della capienza. Il presidente Castiglione ha riferito, inoltre, che il ministro Maroni ha già predisposto il Piano nazionale di ricognizione delle strutture idonee ad ospitare migranti, dislocate in tutte le Regioni, ad eccezione dell'Abruzzo, che verrà presentato lunedì nella Conferenza delle Regioni, ma anche all'Upi ed all'Anci. "La priorità deve essere quella di garantire la sicurezza del territorio e dei cittadini - ha ribadito Castiglione -. A questo scopo il governo mi ha dato rassicurazioni sul fatto che il 'Patto per la sicurezza', concordato con tutti i sindaci del Calatino, a breve diventerà operativo". "La questione che ha investito il nostro territorio - ha concluso - richiede responsabilità e unità d'intenti da parte di tutte le istituzioni coinvolte, senza cavalcare irresponsabilmente quelle che rimangono le giuste ansie della popolazione residente".
In vista della manifestazione di domani davanti al Residence degli Aranci di contrada Cucinella, oraganizzata da dieci tra sindaci e amministratori dei comuni calatini, il sindaco di Mineo Giuseppe Castania ha voluto specificare i contenuti della protesta. "La manifestazione non è contro qualcuno in particolare. L'abbiamo intitolata, come si legge nei manifesti sui muri delle piazze, 'Per la giusta solidarietà e il diritto alla sicurezza'. Le nostre azioni – aggiunge Castania – sono sempre propositive e a favore di qualcosa di costruttivo e non contro bersagli preconfezionati. Soprattutto le nostre azioni non sono contro gli immigrati".

[Informazioni tratte da Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ing, Ansa, Corriere.it]

- Da Lampedusa a Mineo (Guidasicilia.it, 24/03/11)

- Il "lager" della solidarietà... (Guidasicilia.it, 25/03/11)

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26 marzo 2011
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