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Enduring War

La quotidiana situazione in Iraq è terribile. Nessuna traccia di libertà, nessuna traccia di democrazia

20 giugno 2005

Il primo maggio del 2003, da una portaerei statunitense al largo delle coste della California, George W. Bush annunciava la fine della guerra in Iraq. Da quel momento la presenza dell'esercito americano, insieme ai soldati delle nazioni appartenenti alla coalizione, sarebbe stata una presenza impegnata nella ricostruzione e nel garantire la sicurezza del Paese.
Sono passati più di due anni da quell'annuncio solenne, e la situazione irachena, sotto gli occhi di tutti, non è assolutamente migliorata.
E' vero, Saddam Hussein è stato spodestato e presto verrà giudicato per gli inenarrabili crimini a cui sottopose la popolazione irachena nei terribili anni del suo regime; gli iracheni hanno avuto la possibilità di ''scegliere'' un proprio governo per mezzo di elezioni ''democratiche''.
Queste due importanti svolte in Iraq ci sono state ed è impossibile negarle, ma ciò non è bastato a migliorare una situazione che da terribile è diventata insostenibile.
L'Iraq era ed è rimasta una terra di terrore, e della ''libertà duratura'' tanto decantata dagli americani   non se ne vede traccia, assolutamente.

Gli attacchi kamikaze, le rivolte interne, la pratica della tortura, l'ingovernabilità di vastissime zone del territorio è l'unica realtà visibile ed attualmente contemplata. Quaotidianamente i soldati della coalizione e del nuovo governo iracheno vengono sistematicamente decimati.
In una sola parola l'intento di ''esportare la democrazia'' in Iraq è fallito. 

Ieri per Bagdad è stata l'ennesima giornata di sangue. L'ennesimo attentato kamikaze ha falciato la vita di ventitré uomini, nel ristorante della capitale irachena frequentato da agenti della forza di sicurezza.
Due donne erano morte poche ore prima nello scoppio di un'autobomba al passaggio di un convoglio delle forze di sicurezza irachene davanti ad una moschea sciita, mentre in un altro atto terroristico vicino ad una postazione americana a Tikrit sono morti tre soldati iracheni.

L'eccidio avvenuto nel ristorante è la più grave strage compiuta a Bagdad dall'inizio della campagna anti-guerriglia lanciata il mese scorso dalle truppe statunitensi (una delle tante azioni che fanno parte, dopo la ''fine della guerra'', dell'impegno per la ricostruzione e per garantire la sicurezza del Paese).
Il kamikaze ha scelto un ristorante appena fuori la cosiddetta ''Green zone'', il perimetro superblindato dove hanno sedi le ambasciate e i palazzi di governo. A perdere la vita sono stati in gran parte poliziotti e guardie in borghese della sicurezza. Una quarantina i feriti.
L'attentato è stata rivendicato da un gruppo legato ad Abu Musab al-Zarqawi, il generale di al Qaeda in Iraq. Con un comunicato diffuso via internet il gruppo di Zarqawi ha fatto sapere che un suo "martire" aveva attaccato il noto locale 'Ibb Zanbour', "i cui clienti sono soltanto ufficiali, poliziotti, spie e collaborazionisti".

E dopo l'ennesima domenica di sangue, oggi è iniziato l'ennesimo lunedì di sangue.Stamane, infatti, un kamikaze si è fatto esplodere a bordo di un'autobomba lanciata verso un campo di addestramento, uccidendo almeno tredici poliziotti e ferendone altri 103.
L'attentatore, vestito da poliziotto, è entrato con una chevrolet rossa su un terreno sportivo dove si addestravano 160 agenti della polizia stradale nella città curda di Erbil, nella parte settentrionale dell'Iraq.
Erbil, a maggioranza curda, è stata relativamente tranquilla nel dopoguerra iracheno ma occasionalmente è teatro di spettacolari attacchi suicidi come quello del 4 maggio contro un centro di reclutamento della polizia che fece 46 morti.
E sempre stamattina, a Bagdad un altro attacco suicida ha ucciso cinque poliziotti iracheni mentre si stavano difendendo da un attacco vicino a un commissariato di polizia.
Sempre in mattinata, a Tal Afar, nell'ovest dell'Iraq, un soldato americano è morto per le ferite riportate nell'esplosione di un'autobomba al passaggio di una pattuglia dei reparti della logistica. Salgono così a 1720 i soldati statunitensi uccisi in Iraq dall'invasione del marzo 2003, ed è questa la cifra ufficializzata dall'esercito americano, i soldati usa caduti in Iraq potrebbero essere molti di più.

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20 giugno 2005
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