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Ente fantasma ma utile... ad una sola persona

Sullo smantellamento dell'Ente Porto di Messina, ente regionale fantasma nato per gestire qualcosa di inesistente

15 settembre 2009

La scorsa settimana l'assessore regionale all'Industria, Marco Venturi, ha proposto alla giunta di governo di adottare la delibera con la quale l'Ente Porto di Messina venga formalmente posto in liquidazione. Designato come commissario liquidatore, l'avvocato Francesco Panepinto, attuale presidente della Camera Civile degli avvocati di Caltanissetta. "Finalmente un organismo inutile - ha affermato l'assessore - servito solo a pagare consulenze e gli emolumenti degli amministratori sarà chiuso".
Dal 1951 questo "ente fantasma", nato per gestire una zona franca nel porto di Messina mai in vigore, ha percepito finanziamenti da parte della Regione destinati a pagare lo stipendio ad una sola dipendente di ruolo e i gettoni dei 9 amministratori e dei 4 sindaci. Uno spreco di risorse inconcepibile oggi più che mai per le casse asfittiche dell'amministrazione regionale.
L'ente era stato definitivamente superato nel '94 dall'istituzione delle Autorità Portuali. La pratica per la sua liquidazione era stata avviata dalla Regione nel 2008, anche su impulso di Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia. Il governo di Raffaele Lombardo nella seduta del 22 maggio aveva deciso di accelerare l'iter e aveva affidato la pratica al dirigente regionale, Nicola Tarantino. Tuttavai, l'ultimo contributo versato dalla Regione (225.000 euro) è del luglio scorso, per le spese del 2008. I consiglieri tra gettoni di presenza e indennità hanno percepito ogni anno 130 mila euro, i restanti 45 mila sono stati utilizzati per studi e consulenze.

"Mi sembra un provvedimento non più rinviabile per un vero e proprio 'ente fantasma' - ha detto Venturi- su cui si era concentrata anche la stampa nazionale. E d'altronde l'Ente autonomo portuale di Messina è soltanto uno stipendificio, che non produce nulla ed è anzi solo un costo per la Regione, rappresentato dalle spese dei gettoni dei nove consiglieri, cui vanno 555 euro lordi al mese, del presidente (1.700 euro al mese) e del suo vice (850 euro). In un momento di forte crisi economica e finanziaria che ha riflessi negativi nel mondo della produzione, con piccole e medie imprese che stanno chiudendo mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, il governo Regionale non può permettersi di sprecare denaro pubblico mantenendo in piedi enti improduttivi utili solo alle clientele politiche. La Sicilia ha bisogno di scelte coraggiose, anche impopolari. Questo governo vuole eliminare gli sprechi definendo un progetto strategico di sviluppo e una programmazione orientata alla crescita e alla competitività".

In pensione dopo 25 anni di solitudine -
Per 25 anni è stata l'unica dipendente al cospetto di nove consiglieri di amministrazione e quattro sindaci, adesso che il governo di Raffaele Lombardo ha deciso di liquidare l'Ente Porto di Messina, Gaetana Cannavò, 62 anni, si prepara a svuotare i cassetti e a liberare la sua scrivania. "Me ne andrò in pensione a marzo", dice con rammarico.
Ad accendere i riflettori sull'ente era stato il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, che un anno fa denunciò lo sperpero continuo di denaro pubblico per una struttura assolutamente inutile. Ma per l'unica dipendente che vi ha lavorato, l'ente è stato tutt'altro che inutile, "basti pensare - sottolinea - che attraverso la realizzazione del bacino di carenaggio, nel 1962, sono stati creati oltre 1.200 posti di lavoro da parte dei privati".
Ogni anno l'ente porto ha ricevuto circa 225 mila euro dalla Regione, fondi destinati a pagare, oltre allo stipendio dell'unica dipendente, anche i gettoni degli amministratori e le consulenze. Ma secondo Gaetana Cannavò questi soldi non sono stati spesi male. "Ho sempre avuto molto lavoro da fare - racconta -. Predisponevo gli atti deliberativi, rispondevo al telefono e mi occupavo di organizzare le riunione del consiglio di amministrazione, insomma non posso certo dire di essermi annoiata".
Il Cda in media, ricorda la donna, si riuniva una volta al mese, "anche se tra il 2006 e il 2007 ho incontrato i consiglieri in varie occasioni". A volte, in 25 anni di lavoro "solitario", l'impiegata ha avuto in ufficio la compagnia di altre persone. "Il comune di Messina - sottolinea - negli anni ha distaccato alcuni dipendenti comunali, nell'ultimo periodo per esempio ha collaborato con me un ragioniere".
In difesa dell'ente si schiera anche il vice presidente, Attilio Camaioni. "Per risparmiare 300 mila euro - accusa - la Regione ne pagherà 500 per pagare il commissario, in realtà c'è qualcuno che vuol affidare in mani private la zona franca". In attesa dello scioglimento della struttura e incurante delle polemiche, Gaetana Cannavò intanto continuerà a recarsi in ufficio, "almeno fino a marzo, poi mi godrò la pensione".

[Informazioni tratte da AGI, La Siciliaweb.it]

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15 settembre 2009
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