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Entro l'estate correzione del Porcellum

Nella maggiornaza di governo raggiunta l'intesa sulla legge elettorale

23 maggio 2013

Correzione al Porcellum entro l'estate. Questa l'intesa raggiunta ieri durante il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi. "C'è l'assoluta consapevolezza" della necessità di modificare i punti sottolineati dalla Consulta "entro l'estate", ha  riferito Pino Pisicchio. Per Renato Schifani "è doveroso mettere in sicurezza la legge elettorale. Dopo la riforma della forma dello Stato si può fare la legge elettorale". Il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, ha confermato: "C'è un accordo nella maggioranza per fare una riforma minimalista che ricostituzionalizzi il Porcellum e possa essere utilizzata se si va alle elezioni in tempi brevi, mentre la riforma elettorale più organica avverrà dentro le riforme istituzionali".

La road map delineata ieri al vertice di maggioranza prevede che entro il 31 luglio ci sia il via libera al ddl che fissa il percorso delle riforme istituzionali e a quello per le modifiche al Porcellum, ha spiegato Dario Franceschini. "Il nostro obiettivo - ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento e il Coordinamento delle attività di governo - è quello di chiudere l'iter parlamentare dell'istituzione del Comitato dei 40 con le prime due letture dei due rami del Parlamento sul ddl di riforme costituzionali entro il 31 luglio". Analoga tempistica per il ddl sulla correzione del Porcellum.

Enrico Letta al vertice di maggioranza ha dichiarato: "Sul successo delle riforme costituzionali si gioca la vita del governo e della legislatura".
Dario Franceschini e Gaetano Quagliariello hanno chiarito che il Parlamento sarà al centro del lavoro sulle riforme costituzionali. Il governo, hanno annunciato, nominerà a fine mese una commissione di esperti in materia per fornire suggerimenti al lavoro parlamentare. Questo sarà affidato un comitato composto da 40 membri delle commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato, in modo che entrambi i rami del Parlamento siano rappresentati in modo bilanciato.

Sulle riforme costituzionali, ha detto Franceschini, "la sovranità è del Parlamento" ma "il governo Letta ha deciso di essere parte attiva nel percorso delle riforme perché le riforme sono una parte importante del percorso di uscita dalla crisi del Paese. Un sistema lento costa ogni giorno concretamente ai cittadini".
In che modo il governo sarà parte attiva? Il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha spiegato che il percorso delle riforme che verrà avviato il 29 maggio con le mozioni a Camera e Senato dovrà tradursi in un ddl e questo "può essere di iniziativa del governo o del Parlamento. Lo vedremo". Nelle mozioni del 29 maggio dovrebbe essere indicato anche se le modifiche al Porcellum saranno di iniziativa del governo o parlamentare. La prima strada sembra favorita al momento. Anche per facilitare un accordo tra le forze politiche che, sulle modifiche da fare al Porcellum, non hanno posizioni coincidenti.
Al termine del percorso delle riforme costituzionali a "prescindere dal quorum" raggiunto in Parlamento, "ci sarà un referendum confermativo", hanno precisato. "Adesso - ha aggiunto Franceschini - abbiamo raggiunto un'intesa sul percorso delle riforme che verrà avviato il 29 maggio e che intendiamo tenere aperto anche alle forze di opposizione perché le regole si decidono insieme".

Il ministro per le Riforme Quagliariello ha spiegato che la commissione di esperti sulle riforme costituzionali nominata dal governo avrà "un ruolo solo consultivo".
Quagliariello è poi intervenuto sulla questione dell'esclusione o meno dei movimenti dalle elezioni: "In nessun modo una disciplina dello statuto dei partiti politici può diventare elemento condizionante la possibilità stessa di movimenti o associazioni di partecipare alla competizioni elettorali". Ed ha poi affrontato la questione dell'elezione diretta del presidente della Repubblica: il "sempre più marcato scollamento fra politica e opinione pubblica" e la situazione in Europa "inducono a valutare se nell'attuale fase storica non sia preferibile adottare un sistema che" preveda "l'elezione diretta del presidente della Repubblica e l'introduzione di adeguati contrappesi istituzionali".
''Non fare le riforme sarebbe il fallimento definitivo di tutta questa classe dirigente che verrebbe travolta insieme: i campanelli d'allarme sono innumerevoli e arrivano continuamente - ha concluso Quagliariello -. Mi rendo conto che non è facile riuscire dove non si è riusciti per trent'anni, ma penso di avere un aiuto dalla gravità della situazione esterna: o vinciamo o perdiamo tutti''. [Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it]

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23 maggio 2013
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