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Era stampa clandestina

Lo storico Carlo Ruta è stato condannato perché il suo blog era un ''quotidiano condotto in clandestinità''

05 settembre 2008

Accaddeinsicilia non riapre. Era stampa clandestina
di Alessia Grossi (l'Unità, 03/09/08)

A quattro anni dall'oscuramento del blog Accaddeinsicilia curato dallo storico Carlo Ruta, arriva la sentenza shock. Il blog resta chiuso perché trattasi di "stampa clandestina". Insomma secondo il giudice Patricia di Marco - chiamato a decidere circa la chiusura del sito ordinata nel 2004 dal suo collega Vincenzo Saito - quello di Ruta non era un semplice blog o semmai un periodico ma addirittura "un giornale quotidiano, condotto in clandestinità".
Lo storico, ritenuto colpevole di violazione dell'articolo 16 della legge n 47 del 1948, è stato condannato a pagare una multa di 150 euro e le spese legali per 5mila euro.

A niente sono servite le polemiche allarmate che hanno circolato in Rete negli ultimi quattro anni, né la lettera di solidarietà firmata da 60 storici italiani che richiamava "i metodi censori propri di regimi non compatibili con la libertà democratica". Per la giustizia "di frontiera" Accaddeinsicilia deve chiudere.
Come se non bastasse ad aggravare la situazione d'allarme si aggiungono i particolari della sentenza shock. Nelle motivazioni del pm, infatti, si legge che il fatto che il blog fosse in realtà un quotidiano sarebbe stato accertato dai traffici internet. Al contrario, sostengono invece i blogger di Accaddeinsicilia, dalle "note informative della Polizia postale di Catania" la peridiocità del blog non sarebbe stata nemmeno provata.
E allora perché oscurare il sito di Carlo Ruta? La spiegazione, denunciano nel comunicato stampa i blogger è che quella sentenza fosse "necessaria". Necessaria a "far quadrare il circolo". A quanto pare, infatti, lo stesso Carlo Ruta, curatore del blog e storico sarebbe stato in questi ultimi mesi bersaglio di "alcuni poteri forti" da lui "sottoposti a critica nei suoi interventi su internet". Il risultato sono state "quattro condanne a pene pecuniarie e risarcimenti ingentissimi per complessivi 97mila euro presso dei tribunali della regione".

Caso singolo a parte, la condanna del Tribunale di Modica desta allarme nella Rete più perché costituirebbe un precedente eventuali censure mirate alla libertà di Internet. I blogger infatti denunciano che la sentenza "lontana dai motivi di una vera democrazia, ma prossima alle logiche che vigono a Teheran e a Pechino, apre di fatto un varco pericolosissimo, offrendo ai potentati italiani, sempre più timorosi della libertà sul web, un precedente per poter colpire i blogger scomodi i siti che fanno informazione libera, documentazione, inchiesta".

In attesa che la protesta, come si augurano i sostenitori del bolg Accaddeinsicilia, si faccia sentire e si estenda per difendere la libertà di Internet, le inchieste dello storico Carlo Ruta si possono leggere sul suo sito cui si viene rimandati quasi automaticamente se si cerca di entrare nell'ormai definitivamente chiuso Accaddeinsicilia.

- La sentenza del Tribunale di Modica (pdf)

EMEREGENZA LIBERTA' IN ITALIA
di Carlo Ruta

La sentenza siciliana che ha condannato l'informazione in rete, ritenendola né più né meno che un crimine, sta suscitando proteste e allarme sul web e in ogni ambito del paese civile e responsabile. Le ragioni sono pesanti come pietre. Sono stati attaccati princìpi che hanno fatto la storia del pensiero democratico: i medesimi per i quali, nel nostro paese, uomini come i fratelli Rosselli, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Eugenio Curiel, Giovanni Amendola, hanno speso il loro impegno e dato la vita. E' stato puntato e centrato in particolare il principio della libera espressione, che, rappresentativo delle libertà tutte e momento rivelatorio di uno Stato democratico, costituisce un cardine della Costituzione repubblicana.

L'attuale governo italiano, che si sta connotando sempre più in senso illiberale, non può sottrarsi a questo punto al dovere morale di rispondere al moto di protesta di questi giorni. Basta con gli infingimenti. Non si aspetti che l'onda di piena dell'indignazione si plachi. Si farà il possibile perché non si fermi. E' in gioco appunto la democrazia, nella sua frontiera più avanzata e aperta, rappresentata dalla libera espressione in rete, dalla comunicazione che irrompe e prorompe in senso orizzontale, che rende i cittadini protagonisti in modo nuovo. E' in gioco, come si diceva, la Costituzione, che, come ci ha ricordato Piero Calamandrei, non è nata nei salotti, né nelle stanze del potere, ma sulle montagne, accanto ai corpi degli uccisi, tra i fuochi delle città in rivolta.

E' necessaria una legge subito, che, distante da ogni possibilità di equivoco sul piano interpretativo, fermi in via definitiva le trame censorie e repressive dei poteri forti del paese, per vocazione illiberali e antidemocratici. E' altresì necessario che il legislatore prenda atto che l'informazione sul web non può recare limitazioni di principio. La rete è un luogo cardine del nostro tempo, in cui la democrazia prende corpo e voce, con l'esercizio del confronto. Non può essere quindi annichilita, come avviene in Iran e in Birmania.
Si fa appello allora alle realtà del web, della comunicazione a tutti i livelli, del paese civile e responsabile, perché la mobilitazione continui ad oltranza, con iniziative forti. La sentenza siciliana, come ha scritto un blogger, potrebbe essere una delle ultime “perle” di una collana che, giorno dopo giorno, sta mutandosi in un cappio. E si tratta di fare il possibile perché questo non avvenga. Occorre impedire che si consumi in Italia il rogo della libera espressione, memori del resto che i roghi delle idee possono essere preparatori di regimi a scena aperta.

INFO
Per adesioni a questo appello (indicare nome, cognome, attività, città):
accadeinsicilia@tiscali.it.
Per testimonianze:
carlo.ruta@tin.it
Per notizie e  informazioni
www.giornalismi.info/vocilibere
www.leinchieste.com

 

 

 

 

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05 settembre 2008
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