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Eran giovani e forti, e son morti!

Il bilancio dei morti americani in Iraq è arrivato alla drammatica cifra di 3000. Tutto cominciò nel marzo 2003

03 gennaio 2007




...eran giovani e forti, e sono morti!
Con gli occhi azzurri e coi capelli d'oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
gli chiesi: - dove vai, bel capitano? -
Guardommi e mi rispose: - O mia sorella,
vado a morir per la mia patria bella. -
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: - V'aiuti 'l Signore! -

[La Spigolatrice di Sapri, Luigi Mercantini 1857]

Secondo l'Associated Press l'ultima vittima americana della missione Enduring Freedom, la numero 3000, sarebbe Dustin Donica, ventiduenne texano morto il 28 dicembre scorso a Bagdad, ucciso da colpi di arma da fuoco. Stando invece alle ''Faces of the Dead'' pubblicate dal New York Times, oltre al soldato Donica, il 28 dicembre scorso, sono caduti anche i marines Christopher Esckelson e Nicholas Miller, di 22 e 20 anni entrambi del Michigan, e William Spencer, un altro marine 20enne originario del Tennessee.
Poco importa chi sia stato effettivamente il tremillesimo, importa solo che il numero dei morti in Iraq da quel maledetto  mese di marzo del 2003, è arrivato a cifre più che tragiche, più dei morti dell'11 Settembre, fa notare qualcuno.

La missione per esportare la democrazia in Iraq e che doveva durare solo poche settimane, è fallita. La caduta, l'arresto e infine l'impiccagione di Saddam Hussein, dittatore sanguinario e folle ma che nulla aveva a che vedere con le armi di distruzione di massa e con Al Qaeda, non ha portato né democrazia, né libertà, né pace. In Iraq si combatte quotidianamente una guerra che toglie la vita sia agli iracheni che agli americani, sia agli sciiti che ai sunniti, e non passa giorno che non esploda una macchina piena di esplosivo ed odio integralista.

3000 soldati morti, forse 2999, o forse 3004, quelli riportati dai vari organi di informazione non sono dati certissimi, definitivi, precisi morire in guerra, si sa, è inevitabile e imprevedibile e tenere un esatto conteggio è pressoché impossibile.
Dalla Casa Bianca si dicono profondamente addolorati per ogni vita che si è spenta in Iraq, ma nello stesso tempo orgogliosi e riconoscenti verso queste migliaia di giovani e forti americani che alla propria patria hanno donato tutto, con lo stesso spirito che nei secoli animò i loro padri, caduti per il medesimo motivo nelle tante guerre che la grande America ha combattuto... 

James Dean, non quello famoso, ma il riservista James Emerick Dean, 29enne del Maryland, di partire per l'Iraq - e magari morire come i Padri Americani - proprio non ne voleva sapere. Il 25 dicembre scorso, James Dean si è barricato nell'abitazione del padre, armato di diversi fucili. Aveva paura e non voleva più andare lontano da casa a sparare a gente così estranea e distante. Dopo che il padre ha avvertito la polizia, gli agenti sono arrivati in serata. Le trattative si sono protratte per tutta la notte, con James a ripetere più volte di essere pronto a togliersi la vita. Il riservista ha anche sparato contro le vetture degli agenti, colpendone una. Quando la polizia ha lanciato dei razzi lacrimogeni all'interno della casa, secondo la versione fornita dalle autorità, James è uscito puntando un'arma contro un agente. Un altro poliziotto, per difendere il collega, ha quindi aperto il fuoco contro il riservista, colpendolo mortalmente al petto.
Secondo una vicina, James Dean era un ''ragazzo assai bravo'', che amava andare a caccia e a pesca, ma che era caduto in depressione dopo aver ricevuto l'ordine di ritornare in servizio, questa volta in Iraq, dopo aver già combattuto per 18 mesi in Afghanistan.

Il presidente americano George W. Bush, questo mese dovrà esporre una nuova strategia per l'Iraq, che potrebbe comportare l'invio di altri militari per cercare di avere la meglio sulle violenze in cui centinaia di civili iracheni perdono la vita ogni settimana.
Il capo della Casa Bianca, incalzato dagli stessi repubblicani a tirare fuori il Paese dal pantano iracheno, ha avvertito che scelte di schieramento rischiano di ''paralizzare'' l'attività legislativa.
''Nei prossimi giorni mi rivolgerò alla nazione per illustrare la nuova strategia mirata ad aiutare il popolo iracheno a conquistare il controllo sul versante della sicurezza e il governo ad assumere il pieno controllo della sua attività''. ''Ma alla fine sta agli iracheni risolvere le questioni più pressanti. Non possiamo farlo noi per loro. Ma possiamo aiutarli a sconfiggere l'estremismo dentro e fuori l'Iraq e possiamo dare a questo giovane governo il tempo di respirare e assumersi le sue responsabilità''. Se la democrazia fallisse ''e in Iraq vincessero gli estremisti, i nemici dell'America si rafforzerebbero e si farebbero più pericolosi''.
Per 3000 giovani e forti soldati americani, caduti in suolo iracheno, il vero nemico fino ad ora è stata la guerra. Una guerra voluta proprio da Bush. Una guerra sbagliata oramai per tutti. Una guerra persa.

 

 

 

 

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03 gennaio 2007
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