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Erano solo gare di burlesque...

Silvio Berlusconi al processo sul caso Ruby: "Mantengo le ragazze rovinate da questo processo"

20 aprile 2012

Le ragazze ospiti delle cene in villa San Martino si travestivano da suora, poliziotta, coccinella "ma solo per gare burlesque". E' quanto ha affermato Silvio Berlusconi oggi presente nell'aula del processo sul caso Ruby, dove risponde di concussione e prostituzione minorile. Alle domande dei giornalisti sui travestimenti delle sue ospiti, l'ex premier ha infatti risposto che "è tutto vero, facevano solo della gare burlesque".
Quindi Berlusconi ha ribadito che le serate ad Arcore erano "cene assolutamente eleganti e corrette". Dopo cena a volte, ha aggiunto, "andavamo nel teatro, che è una ex discoteca dei miei figli, dove si stabiliva un'atmosfera di gioiosità, sentimento e simpatia".

L'ex premier ha riferito che a volte le ragazze si travestivano, e rispondendo ai cronisti ha aggiunto con un sorriso: "Io guardavo molto divertito. Sono sempre stato corretto, queste ragazze hanno la sola colpa di essere venute a casa mia per delle cene normali dove a volte alla fine c'erano degli spettacolini teatrali". E ancora: "Mantengo queste ragazze perché hanno avuto la vita rovinata da questo processo. Hanno perso il lavoro, i fidanzati, e forse non ne avranno mai più. Mi sento responsabile - ha aggiunto - perché l'unico loro torto è stato quello di accettare un invito a cena a casa del premier. È stata rovinata la vita a trenta ragazze, è una cosa scandalosa". Il processo sul caso Ruby "è una grande operazione mediatica di diffamazione del presidente del Consiglio", ha aggiunto ancora spiegando: "Sono venuto qui a sentire questa sceneggiata". Quindi l'ex premier ha puntato il dito sui tanti soldi spesi dallo Stato per un processo che è "una sceneggiata indegna".
Riferendosi poi alle deposizioni delle ragazze che si sono costituite parti civili, il leader del Pdl ha commentato: "Mi sembra che abbiano imparato una parte a memoria e le loro testimonianze siano tutte uguali".
E su Ruby? "Mi ha fatto pena. Ha raccontato una vita drammatica dicendo di essere stata buttata fuori dalla famiglia perché si era convertita alla religione cattolica. Si era costruita un'esistenza fantasiosa, vergognandosi della realtà. Decidemmo di aiutarla per evitare che si prostituisse". Ora però, ha aggiunto l'ex premier, non viene dato più alcun aiuto alla ragazza, perché, "ha trovato una persona perbene che l'ha sposata".

Oggi in aula è stato, comunque, il momento delle testimonianze di Giorgia Iafrate, Pietro Ostuni e altri due funzionari di polizia di turno in questura a Milano la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010. Quel giorno Berlusconi telefonò più volte chiedendo che Ruby, fermata per un furto, fosse affidata alla consigliera regionale Pdl Nicole Minetti. L'ex presidente del Consiglio motivò la richiesta dicendo che la giovane marocchina era la nipote dell'ex presidente egiziano Hosni Mubarak.
"Fu Ruby a dirmi di non essere la nipote di Mubarak, ma che a volte si spacciava come tale" ha dichiarato Giorgia Iafrate al banco dei testimoni. Secondo la teste, dunque, era chiaro fin dall'inizio che la giovane non era la nipote del presidente egiziano. "Non ci fu nemmeno bisogno di attivare il canale diplomatico", ha precisato Iafrate spiegando di aver riferito al capo di gabinetto della Questura di Milano Ostuni del suo colloquio con la ragazza marocchina.
Poco prima, il capo di gabinetto Piero Ostuni ha dichiarato che la notte del fermo di Ruby, si era convinto "che la ragazza non fosse la nipote di Mubarak". E però non avvisò nessuno, né il Questore, né la Presidenza del Consiglio che lo aveva 'allertato' sulla parente dell'allora presidente egiziano, né tantomeno Silvio Berlusconi che lo aveva chiamato quella notte, perché "in quel momento non ci ho pensato".

Il capo di gabinetto ha riferito delle telefonate ricevute da Silvio Berlusconi e poi da persone della Presidenza del Consiglio sulla ragazza. In un primo momento "visto la fonte da cui veniva la notizia ho ritenuto che fosse stata verificata". Ma poi, informato subito dal commissario Iafrate che la ragazza era marocchina, non allertò nessuno. "Non so dare una spiegazione" di questo, ha precisato Ostuni perché "forse un dubbio mi era rimasto. Comunque non l'ho fatto. Non ci ho pensato".
Iafrate, che era stata avvisata da Ostuni che si trovava in Questura la nipote di Mubarak, avvisò quindi subito il suo 'superiore' delle reali generalità della minorenne. "Riferii anche ad Ostuni che il pm dei minori aveva disposto di affidare la ragazza in una comunità, ma in seguito lui mi avvisò dell'arrivo di un consigliere ministeriale che se ne sarebbe occupata". Ruby venne affidata, infatti, a Nicole Minetti, consigliere regionale, tra le 2 e 2:30, mentre la famiglia della minore in Sicilia fu contatta solo verso le 4 del 28 maggio.
Dal racconto di Ostuni emerge che "non c'era altra possibilità oltre all'affidamento alla signora Minetti dal momento che mancavano posti disposibili nelle comunità e che non si poteva trattenere una minore in questura per la notte". Il pm dei minori aveva dato indicazioni di identificare con certezza la ragazza e di affidarla a qualcuno solo dopo aver adempiuto a tale dovere.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it, Corriere.it]

 

 

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20 aprile 2012
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