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Ergastolo a Provenzano e Riina per la strage di viale Lazio

L'eccidio, commesso più di 40 anni fa, segnò l'inizio della ''prima guerra di mafia''

29 aprile 2009

I giudici della Corte d'assise hanno condannato all'ergastolo Bernardo Provenzano e Totò Riina per la strage di viale Lazio. Lo hanno deciso ieri, dopo quasi sei ore di camera di consiglio nell'aula bunker di Pagliarelli. Alla lettura del dispositivo era presente il pm Michele Prestipino. Gli  imputati avevano già rinunciato ad assistere.
La strage venne compiuta più di 40 anni fa a Palermo, negli uffici del costruttore Moncada in viale Lazio, dove furono uccisi il boss dell'Acquasanta Michele Cavataio, Francesco Tumminello, Salvatore Bevilacqua e Giovanni Domé, custode degli uffici. La famiglia di quest'ultimo si è costituita parte civile, con l'assistenza dell'avvocato Francesco Crescimanno. La quinta vittima fu Calogero Bagarella, fratello del killer corleonese Leoluca. Questo è l'unico processo in cui un collaboratore di giustizia riferisce di aver visto sparare Provenzano.

E nei giorni scorsi il tribunale di Palermo ha condannato il boss mafioso Pippo Calò al pagamento di oltre 77 mila euro di danni al genero e al nipote di uno dei suoi condannati a morte.
Il giudice ha accolto la tesi proposta dall'avvocato delle parti offese. Nella sentenza il tribunale ha sottolineato la plurioffensività degli omicidi di mafia, stabilendo inoltre che "il danno non patrimoniale derivante dalla morte ex delicto, non va riconosciuto ai prossimi congiunti della vittima unicamente in base al rapporto di parentela, ma anche per le condizioni personali ed ogni altra circostanza del caso concreto, che evidenzino un grave perturbamento dell'animo e della vita familiare per la perdita di un valido sostegno morale". Nel caso affrontato dal giudice Enrico Catanzaro, il tribunale ha ritenuto provato il danno sulla base delle prove testimoniali presentate in giudizio. All'epoca dei fatti, il nipote della vittima era in tenerissima età. "In questo caso - ha spiegato l'avvocato - il tribunale ha accolto la tesi difensiva secondo la quale l'uccisione del nonno rappresenta una perdita di chance affettiva, che priva il nipote di una autorevole figura di sostegno morale".

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, SiciliaInformazioni.com]

 

 

 

 

 

 

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29 aprile 2009
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