Ergastolo al boss Tagliavia per le stragi del '93
Il boss palermitano, che sta già scontando il carcere a vita per l'attentato di via D'Amelio, è stato accusato da Gaspare Spatuzza
La corte d'assise di Firenze ha condannato all'ergastolo il boss Francesco Tagliavia, 57 anni, accusato di aver svolto un ruolo nell'organizzazione degli attentati mafiosi del '93 a Roma, Firenze e Milano. Fra i principali accusatori di Tagliavia ci sono Gaspare Spatuzza e Pietro Romeo.
Tagliavia, accusato di avere commesso diversi omicidi con il gruppo di fuoco del boss Riina, è stato condannato per il ruolo che avrebbe avuto in tutte le stragi: l'attentato a Maurizio Costanzo, a Roma, il 14 maggio del '93, la strage dei Georgofili a Firenze, del 27 maggio del '93, e gli attentati a Milano del 27 maggio del '93, a Roma del 28 maggio del '93, e di quelli falliti allo stadio Olimpico, il 23 gennaio del '94 e a Formello il 14 aprile del '94. Tagliavia, arrestato nel 1993, è attualmente detenuto nel carcere di Viterbo dove sta scontando l'ergastolo per la strage di via d'Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.
Ma nel 1994, Francesco Tagliavia, della famiglia di Corso dei Mille di Palermo, appartenente al mandamento di Brancaccio, avrebbe provato a fermare le stragi mafiose, recapitando dal carcere un messaggio al capo mandamento Giuseppe Graviano, chiamato 'Madre Natura' proprio per il suo potere.
"Spatuzza - come aveva spiegato il Procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi nel marzo 2010 quando Tagliavia venne raggiunto dall'ordinanza di custodia cautelare - ha riferito di circostanze, persone, situazioni e occasioni che hanno trovato riscontri in una serie di verifiche". Così, dall'ordinanza emerse anche che il 12 gennaio 1994 Tagliavia, durante un'udienza processuale avrebbe detto al boss Cosimo Lo Nigro di riferire a Giuseppe Graviano di fermare le stragi. Il pentito "Spatuzza ha fatto riferimento a un incontro avvenuto tra Tagliavia e il padre di lui - spiegarono i magistrati - Gli disse: 'Fate sapere a Madre Natura (Graviano ndr.) di fermare il Bingo', parola che noi, senza tema di scambiare un gioco con una serie di tragedie, riteniamo significa gli attentati". Ma le stragi non si fermarono. Pochi giorni dopo, il 23 gennaio 1994, ci fu il fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma e poco tempo dopo, il 14 aprile dello stesso anno l'attentato di Formello. In particolare Tagliavia è accusato di aver partecipato all'organizzazione delle stragi e alla gestione della fase attuativa mettendo a disposizione alcuni esecutori e finanziandone le relative trasferte.
Il pentito Spatuzza negli interrogatori ha raccontato di avere conosciuto Tagliavia "a metà degli anni '80". "L'ho visto per la prima volta nell'86-87, periodo in cui eravamo partecipi per spingere il Partito socialista. C'è stato un incontro politico in Sant'Erasmo, in un ristorantino in via del Tiro a segno", a Palermo, spiegò Spatuzza. Tagliavia, "non era una persona comune, l'ho capito subito. Negli anni seguenti abbiamo fatto degli omicidi insieme". Spatuzza parlò anche della villetta in cui fu progettato l'attentato di Firenze. Secondo il pentito c'erano Giuseppe Graviano, Francesco Tagliavia, Matteo Messina Denaro, Barracca e Giuliano. Per le stragi del '93-'94 sono già stati condannati all'ergastolo con sentenza definitiva 14 mafiosi, tra cui lo stesso Spatuzza. Ma il boss Graviano, durante una deposizione al processo di Firenze, negò di avere mai conosciuto "di persona Francesco Tagliavia quando abitavo a Palermo. L'ho conosciuto solo dopo nei processi che abbiamo avuto insieme. Tagliavia non c'entrava niente con il mio quartiere di Brancaccio". "La pescheria di Tagliavia io la vedevo perché ci passavo spesso davanti ma non c'entravo mai perché non ero io che facevo la spesa. I negozi li conoscevo ma non conoscevo i titolari dei negozi", aveva detto Graviano rispondendo ad una domanda del presidente della Corte, Nicola Pisano, circa la conosceza dell'attività di commerciante di pesce del boss imputato nel processo fiorentino.
Nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di Tagliavia, il giudice per le indagini preliminari, riferendosi alle dichiarazioni del collaboratore Pietro Romeo, scrisse: "Affermava di aver saputo da Giuliano che a Firenze furono lui e Lo Nigro a collocare l'autobomba e che Spatuzza, coinvolto nell'esecuzione del delitto, era in quella fase rimasto in casa". "I soldi per finanziare le trasferte per eseguire le stragi - scriveva ancora il gip riferendosi a quanto spiegato da Romeo - circa 5-10 milioni a testa, provenivano da quest'ultimo (Tagliavia, ndr)". Secondo gli inquirenti, "Spatuzza ha riferito circostanze e richiamato persone, situazioni e occasioni che hanno trovato rispondenza in una serie di verifiche che vedevano Tagliavia organicamente inserito in Cosa nostra e capace di manovrare forze operative, gli esplosivisti, che da lui dipendevano e che lui ha orientato nella preparazione e nell'esecuzione delle stragi".
La sentenza della Corte d'Assise di Firenze "è il risultato anche della riverificata attendibilità di Spatuzza" ha detto il procuratore Quattrocchi, in Aula bunker a Firenze, dopo la sentenza. Rispondendo ai giornalisti Quattrocchi ha spiegato: "l'attendibilità di Spatuzza non ha bisogno di aprire scenari nuovi, li aveva già aperti e ce ne sono altri in altre sedi. Probabilmente questa sentenza proietterà in quelle sedi un risultato efficacie". Quattrocchi si è detto "molto soddisfatto" della sentenza spiegando che "quel pezzo di sè che rappresenta lo Stato in questa occasione ha reso giustizia" sottolineando che "è stata confermata l'impostazione della Procura". "Sulle stragi si continua a indagare sempre, mandanti esterni o interni che siano. Questa sentenza ne è la prova".
La Corte ha stabilito anche una serie di risarcimenti danni: 200 mila euro per il ministero della Difesa; 100 mila euro rispettivamente per Regione Toscana e Comune di Firenze e 10 mila euro per le numerose parti civili formate dai familiari delle vittime o da persone che rimasero ferite o subirono danni in seguito agli attentati.
"Si apre così la nostra grande speranza di arrivare un giorno di vedere a processo i mandanti esterni alla mafia" delle stragi mafiose del 1993-1994. E’ il commento di Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’associazione fra i familiari delle vittime della strage dei Georgofili. "L’ergastolo inflitto a Tagliavia – aggiunge Maggiani Chelli – è l’ennesima riprova della bontà degli atti processuali per le stragi del 1993. Oggi è stata scritta una pagina giudiziaria molto importante ovvero: Gaspare Spatuzza ha detto il vero, è attendibile prove oggettive alla mano".
"Auspichiamo quella apertura che ogni organismo dello Stato dovrebbe sentire verso di noi – ha continuato Maggiani Chelli – nell’ammettere che in quel 1993 qualcosa in questo Paese è successo, ovvero lo Stato non ha saputo tutelarci: se di trattativa non si è trattato, sicuramente furono madornali errori". "Avremmo voluto tanto avere con noi il sindaco di Firenze - ha concluso Maggiani Chelli – ma ancora una volta gli impegni per uomini così importanti sono molteplici e inderogabili".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Ansa, Lasiciliaweb.it, Corriere.it]