ESCLUSI!
E gli ultimi... rimasero ultimi. La lunga fila degli esclusi dal Parlamento
È lunghissima la fila degli esclusi dal Parlamento. Innanzitutto il presidente della Camera uscente, Gianfranco Fini, che si era presentato con il Fli che è molto lontano dalla soglia minima del 2%, necessaria ad ottenere dei seggi per i partiti facenti parte di una coalizione: a spoglio praticamente concluso ha ottenuto lo 0,46%, con circa 160.000 voti. Non sarà possibile il recupero come miglior perdente sotto alla soglia di sbarramento perché nello stesso raggruppamento l'Udc ha ottenuto per la Camera solo l'1,78%. A far compagnia a Fini anche Italo Bocchino e Giulia Bongiorno. Fuori anche Francesco Storace (La Destra) e soprattutto Raffaele Lombardo (Movimento per le Autonomie).
In attesa della conferma del "ripescaggio", però, rimangono lontani dal Parlamento, tra gli altri, i capolista Paola Binetti, Lorenzo Cesa, Rocco Buttiglione e l'ex ministro dell'agricoltura Mario Catania, oltre a Giuseppe De Mita, Ferdinando Adornato e Marco Calgaro. Usufruiscono della clausola del "miglior perdente" anche i Fratelli d'Italia (1,95%, terzo partito della coalizione), quindi Giorgia Meloni e Ignazio La Russa rientrano: in Lazio il partito è al 2,59, oltre la soglia.
Idem, nel centrosinistra, per il Centro Democratico, in termini numerici l'ago della bilancia con lo 0,49% (oltre 167 mila voti, più del divario con il centrodestra): beneficiano degli ultimi sei seggi Bruno Tabacci e Massimo Donadi.
Fuori, invece, La Destra, il Mir di Gianpiero Samorì e Gianfranco Miccichè del Grande Sud (che però trova l'exploit al Senato di Gianni Bilardi, eletto in Calabria). Fuori dai giochi anche Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, che presentandosi da sola doveva alla Camera doveva raggiunge il 4% ma si è fermata al 2,24%: esclusi, quindi, oltre allo stesso Ingroia, Antonio Di Pietro, l'ex grillino Giovanni Favia e Ilaria Cucchi. Non entra in Parlamento nemmeno la Lista amnistia, giustizia e libertà: restano fuori Marco Pannella ed Emma Bonino.
Passando al Senato, si salva nell'Udc Pierferdinando Casini, capolista in ben 5 regioni con Scelta Civica: il gruppo montiano infatti raccoglie 18 seggi. In ben 5 regioni il raggruppamento che fa capo al presidente del Consiglio uscente non supera lo sbarramento dell'8%: in Lazio, in Abruzzo, in Calabria, in Sicilia e in Sardegna (dove il "trombato" eccellente è il giornalista Mario Sechi). Si salva anche Giulio Tremonti, capolista quasi ovunque con la Lega (che passa solo in Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto).
Sel entra in Senato soltanto in due regioni superando il 4% necessario ai partiti facenti parte di coalizioni, Puglia in casa di Vendola e in Basilicata, ma fa parte della coalizione vincitrice solo nella seconda di queste regioni. Tra i candidati esclusi, in Toscana fuori l'ex allenatore Renzo Ulivieri.
Non entra in Senato la candidata del Pd Anna Paola Concia: la coalizione di centrosinistra riesce a far eleggere soltanto Stefania Pezzopane. Concia, su Twitter, si è sfogata con due messaggi amari: "Entra Razzi non io... Mi dispiace per gli abruzzesi", e "Gli abruzzesi hanno preferito Razzi a me... Questa è la democrazia e la volontà del popolo", riferendosi ad Antonio Razzi, quarto in lista per il Pdl, l'ex Idv che raccontava di meritarsi il voto avendo organizzato tornei di tennis.
Fuori da entrambe le Camere, dopo il clamoroso autogol di Oscar Giannino (LEGGI), i candidati di Fare per fermare il Declino. In cinque giorni le liste del nuovo presidente Silvia Enrico hanno perso ogni possibilità. Fare, al Senato, si è fermato allo 0,9% e all'1,12 alla Camera. [Fonte: Corriere.it]