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Esiste uno stretto legame tra diritti umani e pace

Sul premio Nobel per la Pace assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo

11 ottobre 2010

Dopo il discutibile premio Nobel per la Pace assegnato lo scorso anno al presidente Usa Barack Obama (LEGGI), il Comitato norvegese quest'anno ha voluto premiare non una persona nella quale sono riposte speranze future ma a qualcuno che per la speranza e per i diritti umani ha lottato contro uno dei regimi più inquietanti e duri dell'intero pianeta: il regime cinese. Il Nobel per la Pace 2010 è stato assegnato, infatti, al dissidente cinese Liu Xiaobo per la sua "lunga e non violenta battaglia per i diritti umani fondamentali in Cina". Nel darne l'annuncio il Comitato Nobel norvegese ha anche sottolineato di aver da sempre ritenuto che esista uno stretto legame tra diritti umani e pace.
L'Istituto del Nobel ha scelto di premiarlo, malgrado la minaccia di Pechino di conseguenze sulle relazioni con Oslo se fosse stato scelto un dissidente cinese. Era stato lo stesso direttore dell'istituto del Nobel, Geir Lundestat, lo scorso 27 settembre, a denunciare le pressioni, giunte all'inizio dell'anno in occasione della visita in Norvegia del vice premier cinese Fu Ying.
Il nuovo status della Cina nel mondo impone l'assunzione di "accresciute responsabilità", ha sottolineato il presidente del comitato norvegese del Nobel Thorbjoern Jagland. Negli ultimi decenni, ha aggiunto, la Cina ha compiuto progressi economici che a stento trovano casi paragonabili nella storia. Il paese è diventato la seconda economia al mondo. Centinaia di milioni di persone sono state fatte uscire dalla povertà. Si è anche ampliato il raggio di azione per la partecipazione politica. Il nuovo status della Cina deve implicare un'accresciuta responsabilità. La Cina viola diversi accordi internazionali di cui è firmataria, oltre alle proprie norme relative ai diritti politici. L'articolo 35 della costituzione cinese afferma che "i cittadini della Repubblica popolare cinese godono di libertà di espressione, stampa, riunione, associazione, manifestazione". Nella pratica, tali libertà sono risultate limitate in modo diverso per i cittadini cinesi.

Chi è Liu Xiaobo - Cinquantacinque anni, Xiaobo è uno dei più noti dissidenti cinesi e sta attualmente scontando una condanna a 11 anni di carcere per tentativo di "sovversione dei poteri dello Stato".
Nato a Changchun, nella provincia di Jilin, il 28 dicembre 1955, Liu è stato educato alla religione cristiana. Scrittore e attivista per i diritti umani è stato condannato a 11 anni di carcere lo scorso 25 dicembre. La pena è stata confermata in appello l'11 febbraio. Più volte arrestato, sconta questa volta il suo essere promotore della 'Charta 08', un manifesto in favore della libertà di espressione in Cina, pubblicato nel dicembre 2008 in occasione del 60esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Il documento, che ha raccolto 10mila firme, si ispira dichiaratamente alla Charta 77 scritta dai dissidenti cecoslovacchi nel 1977.
Liu è da tempo impegnato per i diritti umani e ha partecipato alle proteste di piazza Tienanmen nel giugno 1989. Nel gennaio 1991 fu condannato per "propaganda ed istigazione controrivoluzionarie", ma senza finire in carcere. Nell'ottobre 1996 fu mandato a trascorrere tre anni in un campo di rieducazione a causa delle sue critiche al partito comunista. Nel 2007 fu arrestato e interrogato in carcere a proposito di suoi articoli apparsi sui siti web stranieri. Liu è stato prelevato dalle autorità l'8 dicembre 2008 a causa della sua adesione a 'Charta 08' e portato in un luogo sconosciuto. L'arresto è stato formalizzato solo nel giugno 2009 e il processo per sovversione dello stato si è svolto a dicembre.
La sua vicenda è stata seguita con attenzione a livello internazionale: diplomatici di 17 paesi hanno atteso fuori dall'aula il verdetto di appello in febbraio. Il primo a reagire è stato l'ambasciatore americano Jon Huntsman, che ha diffuso un comunicato in cui si lamentava "la persecuzione" dei cittadini che esprimono le proprie idee politiche e si chiedeva l'immediata scarcerazione di Liu. Ex presidente dell'associazione di scrittori Pen Club internazionale, una carica che è stata ricoperta anche dal Premio Nobel per la letteratura assegnato quest'anno a Mario Vargas Llosa, Liu ha numerosi contatti all'estero. Il dissidente, che si è laureato e avuto un dottorato all'università di Pechino, ha lavorato in passato anche all'università di Oslo in Norvegia e, negli Stati Uniti, alla Columbia University e l'università delle Hawaii. La scelta di premiare Liu era stata caldeggiata da altri due premi Nobel per la pace: l'arcivescovo sudafricano Desmond Tutu e il leader spirituale tibetano, il Dalai Lama, la cui premiazione irritò fortemente Pechino. Sponsor di Liu è stato anche l'ex presidente ceco Vaclav Havel, uno dei promotori di Charta 77.

Il giorno dell'annuncio (venerdì scorso) una folla di giornalisti e cameramen si è assembrata davanti alla casa di Liu Xiaobo. Notizia che si è appresa grazie a Twitter nel quale è stata pubblicata anche una foto con la folla controllata dagli agenti e costretta dietro a un nastro della polizia.
La polizia cinese ha impedito a Liu Xia, la moglie del neo premio Nobel Liu Xiaobo, di parlare con i giornalisti, ha riferito l'emittente tv norvegese Nrk. Altri media norvegesi hanno riferito che le autorità di Pechino hanno bloccato la diffusione nella Repubblica Popolare delle trasmissioni dell'emittente Usa Cnn. Poco prima il presidente del Comitato per il Nobel, Thorbjorn Jagland aveva espresso l'auspicio che le autorità cinesi potessero aiutare a diffondere la notizia dell'assegnazione del premio.
Una ventina di attivisti per i diritti umani che stavano celebrando a Pechino la notizia dell'assegnazione del Premio Nobel a Xiaobo sono stati arrestati. A denunciarlo, telefonicamente alla Dpa, è stato uno degli attivisti fermati, precisando che al momento del fermo si trovava con gli altri in un ristorante vicino al parco Ditan e stava festeggiando la notizia. A quel punto, una decina di veicoli con 50 agenti circa hanno raggiunto il posto: "Ci hanno chiesto di cooperare...". Dopo, ha riferito Wang, sono stati trasferiti in un commissariato e successivamente in un altro. Secondo la sua testimonianza, tra le persone fermate c'era anche l'avvocato Zhao Zhangging.

Sabato scorso la moglie di Liu Xiaobo, Liu Xia, ha confermato su Twitter di aver incontrato il marito in carcere e di averlo informato del riconoscimento ottenuto. La donna ha anche detto di essere stata posta agli arresti domiciliari. "Ho incontrato Xiaobo la sera del 9 ottobre e gli ho detto del premio", ha detto Liu Xia, aggiungendo che sin dall'8 ottobre, giorno in cui è stato annunciato il Nobel, la polizia l'ha posta agli arresti domiciliari e che il suo telefono cellulare è stato rotto. La casa di Liu Xia a Pechino è stata circondata dalla polizia subito dopo l'annuncio del premio. Da allora il suo telefono cellulare risultava spento e i suoi avvocati non erano riusciti a contattarla. La polizia cinese ha obbligato Liu Xia a lasciare Pechino.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Adnkronos/Aki]

 

 

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11 ottobre 2010
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