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Esposta a Catania la Bibbia del Cavallini

Tra le 5 più belle bibbie al mondo, custodita nella biblioteca Ursino-Recupero, è stata esposta finora soltanto tre volte

21 marzo 2016

Quasi un migliaio di visitatori hanno atteso sabato mattina con trepidazione che si aprissero le porte della Sala Vaccarini della Biblioteca Ursino Recupero, splendidamente restaurata, per poterla ammirare da vicino la Bibbia realizzata da Pietro Cavallini, luminosa e "fresca" a dispetto dei suoi tre secoli di vita, adeguatamente protetta da una teca di sicurezza. Straordinaria anche la "colonna sonora" che ha fatto da sfondo all’esposizione: l’esecuzione di una rara edizione dei Mottetti Sacri di Alessandro Scarlatti da parte dell’ensemble cameristico del Coro Lirico siciliano.

L’ultima esposizione della "Bibbia di Catania" risale al 1999, proprio all’interno della biblioteca che la custodisce. Prima ancora era stata esposta soltanto a Roma nel 1954 e a Bruxelles nel 1965. L’occasione per questo vero e proprio evento è stata offerta, grazie alla disponibilità della direttrice della Biblioteca Rita Angela Carbonaro, dal "Cortile dei Gentili", la manifestazione che l’Università di Catania ha promosso insieme con il Pontificio Consiglio della Cultura, conclusasi venerdì sera al Monastero dei Benedettini.

La riscoperta del capolavoro miniato, che nel 1700 venne ad arricchire l’imponente biblioteca dei padri benedettini di San Nicolò l’Arena, è stato uno dei momenti clou del ricco programma. Un tesoro che finora è stato quasi una fugace "cometa" nel cielo etneo ma che, d’ora in poi, per merito della complessa opera di digitalizzazione condotta dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr diretto dal prof. Daniele Malfitana, potrà essere facilmente consultata su supporto multimediale.
"La digitalizzazione - ha aggiunto il prof. De Castris, parlando nell’aula magna del Dipartimento di Scienze umanistiche gremita pubblico - consentirà certamente ai ricercatori di acquisire nuove ed essenziali informazioni sul testo: molti aspetti della sua origine, ad esempio il committente (forse un prelato del casato Brancaccio di Napoli), rimangono ancora misteriosi o incerti".

"Il codice - ha detto lo storico dell’arte napoletano - è stato realizzato probabilmente tra il 1310 e il 1320, in parte dallo stesso Cavallini, in parte da amanuensi della sua scuola. Dell’autore, il maggiore artista romano del tardo Medioevo, purtroppo, non restano che poche tracce biografiche, nonostante abbiamo ancora oggi molti dipinti nelle chiese della Capitale e altre opere di pregio realizzate per conto del re angioino. Ma sappiamo per certo che, in quell’epoca, i miniatori erano considerati, anche da personaggi come Dante e Petrarca, artisti del tutto paragonabili a pittori come Giotto e Cimabue. Il loro dono era quello di riuscire a far "ridere le carte": illuminarle, cioè rendendo ancor più comprensibili i testi".

Quella stessa luce che ha certamente colpito i fortunati visitatori del prezioso volume è stata al centro della riflessione sulla dicotomia tra luce e tenebra svolta ad inizio mattinata dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e dal biblista Dionisio Candido dello studio teologico San Paolo di Catania, introdotti dall’arcivescovo metropolita di Catania Salvatore Gristina e moderati dal direttore del dipartimento di Scienze umanistiche Giancarlo Magnano San Lio. Un viaggio intenso all’interno delle Sacre Scritture, con moltissimi riferimenti alla filosofia antica e moderna e "sconfinamenti" leciti nella letteratura e nell’arte.
"Che ruolo ha la luce nella Bibbia?" si è chiesto monsignor Candido, ricordando che questo termine "è inserito 122 volte nell’Antico Testamento, e 73 nel Nuovo, per non parlare dei verbi collegati alla luce e delle metafore luminose". La luce è variamente utilizzata nei testi biblici, soprattutto per indicare "il contrasto fra il bene e il male, o fra la libertà e schiavitù, la sapienza e la stoltezza", fino all’ultima pagina del libro dell’Apocalisse, in cui "diventa metafora della salvezza operata da Dio. La luce trova il suo fulgore proprio in mezzo alle tenebre".

Sempre ispirate al tema cardine della manifestazione, la luce, sono le opere degli artisti del Gruppo di Scicli - Piero Guccione, Sonia Alvarez, Carmelo Candiano, Giuseppe Colombo, Franco Polizzi, Giuseppe Puglisi, Franco Sarnari e Piero Zuccaro -, visitabili nella sala Vaccarini della Biblioteca fino a venerdì prossimo (dalle 9 alle 13), e le immagini del fotografo Giovanni Chiaramonte nelle Cucine del Monastero, visitabili fino a sabato prossimo, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. Un appuntamento denso di eventi e significati, la tappa catanese de "Il Cortile dei Gentili", fortemente voluta dal rettore Giacomo Pignataro perché incentrata su una visione "laica" del dialogo tra credenti e non credenti e sul confronto, di altissimo livello, tra fede, scienza e arte.
Per realizzare questo appuntamento di rilievo nazionale, l’Ateneo ha potuto contare sulla fattiva collaborazione del Comune, dell’Arcidiocesi, del Rettorato di San Nicolò, delle Biblioteche riunite Civica e Ursino Recupero, dell’IbamCnr e del Teatro Massimo Bellini.

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21 marzo 2016
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