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Estorsioni mafiose dal sole e dal vento

Dall'inchiesta che ha portato al sequestro di beni per un miliardo e mezzo di euro al "signore del vento"

16 settembre 2010

E' stata "la più grande operazione di sequestro di beni" mai fatta fino ad ora in Italia, quella realizzata nei giorni scorsi dalla Direzione investigativa antimafia nei confronti dell'imprenditore di Vito Nicastri, considerato vicino al boss Matteo Messina Denaro: a Nicastri, infatti, sono stati confiscati beni per un miliardo e mezzo di euro (LEGGI).
Il provvedimento ha riguardato l’intero patrimonio di Nicastri, 54enne alcamese, conosciuto come il "signore del vento" perché personaggio leader nel settore della produzione alternativa dell’energia elettrica, nel fotovoltaico ed eolico. Nel mirino, numerose società con sede nelle province di Trapani, Palermo, Milano, Roma, Catanzaro, mentre le correlate indagini hanno rilevato interessi di Nicastri anche all’estero, dove ha costituito società o rilevato quote azionarie.
L’attività imprenditoriale di Nicastri è quella dello sviluppatore, figura professionale tipicamente italiana che consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con ricavi milionari, considerato che ogni MW prodotto viene venduto a circa 2.000.000,00 di euro.

"E' stata effettuata un'attenta rilettura - hanno spiegato gli inquirenti - dei procedimenti penali e dei numerosi fatti rilevanti per le investigazioni che hanno interessato l’impreditore, che confermano un coinvolgimento a livello relazionale con numerosi e qualificati esponenti mafiosi, con soggetti organici a Cosa nostra, ovvero con soggetti che a loro volta sono entrati in contatto con pregiudicati, anche mafiosi. E’ stata rilevata, infatti, in tutte le vicende nelle quali è stato coinvolto, una sua 'vicinanza' con noti esponenti mafiosi".
Alcuni collaboratori di giustizia hanno reso dichiarazioni su Nicastri. Quest’ultimo, coinvolto in una vicenda di tangenti e temendo ritorsioni, si sarebbe rivolto al capo cosca, per chiederne la protezione, accordata, anche a seguito dell’approvazione del famoso Leoluca Bagarella. Nicastri si sarebbe adoperato per versare alla "famiglia" una percentuale sui lavori realizzati, cosa che effettivamente fece versando 200 milioni di lire.
Nicastri è stato coinvolto in alcune operazioni di polizia, nelle quali sono stati arrestati numerosi esponenti mafiosi, ed in particolare nell'operazione "Cadice" ed "Abele", nonché nella più recente operazione "Eolo", che ha svelato il coinvolgimento di Cosa nostra nel lucroso affare della realizzazione delle centrali eoliche nella provincia di Trapani. Risulterebbero, inoltre, rapporti con le consorterie criminali operanti nel messinese, nel catanese ed anche con la 'ndrangheta calabrese, in particolare con le 'ndrine di Platì, San Luca e Africo.
"La valenza assunta dall’imprenditore trapanese nell’ambito di Cosa nostra, - secondo gli investigatori - trova riscontro, anche, nell’interessamento nelle vicende imprenditoriali di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, come rileva un "pizzino" rinvenuto nel covo di Giardinello, dove Lo Piccolo padre e figlio furono arrestati il 7 novembre del 2007 (LEGGI). Sembra, infatti, che al boss Salvatore Lo Piccolo Vito Nicastri andasse bene per gestire il business dell'eolico. Il "pizzino" è al vaglio dei procuratori antimafia, visto che contiene anche altri nomi, tra i quali anche quello di Mario Scinardo, secondo gli investigatori "vicino alla famiglia mafiosa dei Rampulla di Mistretta".

L'inchiesta sta svelando un grumo di interessi che è alla base di un vero e proprio boom dell'eolico in Sicilia. Gli ultimi dati dicono che attualmente gli impianti eolici attivi in Sicilia producono energia per 1148 Megawatt. Nel 2004 la produzione era di appena 183 Mw e solo a partire dal 2007 c'é stato un improvviso salto prima a 670 e poi a 795 Mw. L'incremento produttivo è il frutto di investimenti cospicui, favoriti non solo dai contributi per l'installazione degli impianti ma anche dalla certezza di assorbimento dell'energia prodotta da parte del sistema nazionale.
La Regione Siciliana ha cominciato a esaminare con molta attenzione le domande presentate (sono 1700 tra eolico e fotovoltaico). Le autorizzazioni rilasciate negli ultimi tempi riflettono la preoccupazione di non creare più energia di quanta se ne possa utilizzare e di frenare le pressioni degli interessi mafiosi.
L'assessore regionale all'energia Pier Carmelo Russo, che vive sotto scorta anche per la questione dei rifiuti, sta applicando una linea di contenimento dell'eolico esponendosi a forti critiche politiche. Sull'affare eolico è intervenuto anche il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo: "L'eolico ha sostituito l'edilizia come sistema e canale di riciclaggio poiché garantisce maggiore sicurezza". Altri settori prediletti dalla mafia per il riciclaggio di denaro, secondo Messineo, sono "il fotovoltaico, la grande distribuzione commerciale, i villaggi turistici, tutti campi di investimento molto redditizi".

[Informazioni tratte da Ansa, LiveSicilia.it, GdS.it]

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16 settembre 2010
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