Etichette chiare e filiera corta
Mangiare più sano si può e si deve pretendere! Negli italiani cresce l'attenzione per la qualità degli alimenti
La Confederazione italiana degli agricoltori (Cia) sottolinea che le emergenze alimentari hanno accresciuto l'attenzione dei nostri connazionali sulla provenienza del prodotto. L'83% sceglie il "made in Italy" perché è più sicuro e perché c'è fiducia negli agricoltori e negli allevatori del nostro Paese.
La nuova "emergenza diossina" proveniente dalla Germania, ha rafforzato la "voglia" da parte degli italiani di un'etichetta chiara con l'indicazione d'origine in etichetta. Nove su dieci la ritengono quanto mai essenziale, poichè permette di conoscere subito la provenienza del prodotto alimentare. Mentre, come già detto, l'83 per cento dei nostri connazionali preferisce il prodotto "made in Italy", soprattutto se tipico, tradizionale e biologico, in quanto lo ritiene più sicuro, l'82 per cento dice "no" agli Ogm.
Sono questi alcuni dei dati più significativi contenuti in un'indagine della Cia che verrà presentata nelle prossime settimane.
Dall'indagine emerge, quindi, evidente l'attenzione che gli italiani hanno per l'etichetta che deve essere assolutamente trasparente. Se il 91 % dei nostri connazionali è favorevole all'indicazione d'origine del prodotto, il 72% guarda, nel caso del trasformato, alle composizioni delle materie prime agricole, il 64% controlla la data di scadenza. Un'esigenza che le emergenze alimentari, ultima quella dei prodotti tedeschi, in particolare uova, contaminati da diossina, hanno sempre più rafforzato. Sta di fatto che la stragrande maggioranza dei nostri connazionali (95 %) guarda con attenzione al prodotto italiano, in quanto ha fiducia nel lavoro degli agricoltori e degli allevatori del nostro Paese.
Sulla stessa lunghezza d'onda della Cia anche la Coldiretti. "Dall’alimentazione sana deriva la buona salute e per questo occorre potenziare i controlli, avere l’etichetta di origine di tutti i prodotti e incentivare i consumi locali". È quanto affermano il presidente e il direttore della Coldiretti Sicilia, Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione, in relazione all’emergenza diossina scoppiata in Germania. "Al di là degli opportuni e puntuali controlli da parte delle autorità sanitarie nazionali sui prodotti in commercio che arrivano da quella nazione, occorre incentivare il consumo di prodotti siciliani - affermano -. Le uova sono importanti per l’alimentazione e si trovano in tutti i mercati e i punti di Campagna Amica. Nella vendita diretta, oltre al codice che dal 2004 è obbligatorio, è il produttore a garantire il tipo di mangime dato alle galline".
"La garanzia fornita dagli allevamenti siciliani consiste proprio nel mangime utilizzato". Spesso è la stessa azienda a produrre le granaglie per polli e galline fornendo un'altra certezza sul cibo che si mangia e che oggi rappresenta il valore aggiunto di tutta la produzione alimentare. Anche il panico causato dai casi recenti di mucca pazza ha provocato una flessione nella vendita di carne. "A questo proposito - aggiungono i vertici della Coldiretti – è indispensabile che si incentivino i controlli sui mangimi che arrivano in Italia e quindi in Sicilia. Più controlli significa più sicurezza".
"La filiera corta, lo scambio e la conoscenza produttore–consumatore è indispensabile per risollevare un settore che risente sempre di più della concorrenza scorretta" concludono Chiarelli e Campione.
Il codice per la tracciabilità delle uova è in vigore dal primo gennaio 2004 – ricorda la Coldiretti siciliana. Il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto, seguono le indicazioni relative al codice del comune, alla sigla della provincia e infine il codice distintivo dell’allevatore. I consumi nazionali di uova, conclude la Coldiretti, hanno raggiunto la cifra di 13 miliardi di pezzi all’anno: 218 uova a testa.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere del Mezzogiorno.it]