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Fabrizio Pulvirenti torna in battaglia

Il medico di Emergency guarito da Ebola a maggio tornerà alla sua missione africana

10 marzo 2015

Fabrizio Pulvirenti: "A maggio torno in Africa"
di Nuccio Sciacca (Lasiciliaweb.it, 06/03/2015)

E’ stanco di passerelle e riflettori e vuole tornare al più presto sul campo che per lui si chiama Africa. "A metà maggio tornerò con Emergency in Sierra Leone". Ad annunciarlo è Fabrizio Pulvirenti, il medico di Emergency guarito da Ebola, in audizione alla Commissione Sanità del Senato per "fare il punto sulla situazione epidemiologica della malattia in Sierra Leone e per analizzare le linee guida italiane e quelle in uso nel Paese africano".
Pulvirenti, medico infettivologo dell’ospedale "Umberto I" di Enna, era accompagnato da Mauro Sapienza, infettivologo e direttore dell’Unità Operativa Complessa Medicina Interna dello stesso ospedale. Per iniziativa del Sen. Antonio Scavone, sono stati convocati per una audizione dalla Commissione XII, Igiene e Sanità del Senato della Repubblica, per esporre le loro considerazioni in merito alla epidemia da virus Ebola che dal dicembre 2013 devasta l’Africa Occidentale.
I lavori sono stati introdotti e coordinati dalla senatrice Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione. Mauro Sapienza ha sottolineato l’importanza del ruolo dell’infettivologo in ordine alla comprensione e gestione delle malattie infettive emergenti e riemergenti. E’ stato ampiamente spiegato ai senatori presenti come le Unità Operative di Malattie Infettive siano una prerogativa di alta specializzazione e di elevata assistenza esclusiva dell’Italia dove assumono, a differenza di tanti altri Paesi europei, dignità di disciplina autonoma.

Successivamente Fabrizio Pulvirenti ha spiegato come la Malattia da Virus Ebola (Mve) abbia interessato nel passato, fin dal 1976, quasi esclusivamente il sudest del continente africano con piccoli focolai epidemici che hanno coinvolto aree rurali con elevatissima mortalità in termini percentuali ma con numero assoluto di vittime ragionevolmente contenuto; al contrario l’attuale epidemia da virus Ebola si è caratterizzata per l’eccezionale estensione territoriale, che è arrivata a raggiungere massivamente tre paesi del West-Africa - Guinea, Liberia e Sierra Leone [con casi sporadici in Nigeria (20), in Mali (9) e in Senegal (1)] - e l’elevatissimo numero di contagi: al 27 febbraio i casi stimati nei tre Paesi africani coinvolti nell’epidemia sono 23.825 dei quali 14.263 confermati con 9.660 decessi (68%).
La particolare aggressività dell’attuale epidemia riconosce diverse cause: 1) il diffondersi dei casi nei centri urbani, dove i contatti interumani sono molto stretti con notevole incremento delle possibilità di contagio; 2) le pratiche funerarie che prevedono, in questi Paesi, rituali animistici che suppongono il contatto coi cadaveri; 3) il consumo di carne derivata da animali selvatici potenzialmente infetti (pipistrelli della frutta); 4) l’assoluta impreparazione dei sistemi sanitari locali che, fino all’attuale epidemia, sostanzialmente non hanno mai dovuto confrontarsi con Ebola a differenza di Paesi quali il Sudan o la Repubblica Democratica del Congo che, poiché esperienti, sono in grado di limitare rapidamente la diffusione dei contagi.

È risultato chiaro ai componenti la XII Commissione, ripetutamente intervenuti con quesiti ai relatori, come le UU.OO. di Malattie Infettive rappresentino un ausilio imprescindibile nella gestione dei casi sospetti, probabili o confermati di Ebola e che, sebbene sia da escludere l’eventualità di contagio derivante dai flussi migratori, è irrinunciabile l’istituzione (laddove non presente) o il potenziamento (laddove presente) delle Unità Operative di Malattie Infettive, soprattutto nelle aree di frontiera.
"Io sto bene anche se un po' stanco - ha detto a margine dell'audizione - perché sto girando l'Italia. Domani procederò con una nuova donazione di sangue per ottenere plasma prezioso per curare altre persone, grazie agli anticorpi sviluppati da chi è guarito da Ebola. Per ogni sacca di plasma ricavato si possono ottenere tre flaconi di plasma terapeutico. ‎La Sierra Leone - ha ricordato - a differenza di Liberia e Guinea, è il Paese con il più elevato numero di casi".

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10 marzo 2015
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