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Factotum

La leggendaria vita di quel ''vecchio sporcaccione'' di Charles 'Hank' Bukowski ritorna sulla pellicola

03 aprile 2006

Noi vi segnaliamo...
FACTOTUM
di Bent Hamer
 
Ritorna l'alter ego di Charles Bukowski, il loser per eccellenza, alcolizzato, solitario, depresso, stavolta interpretato da uno misurato e ironico Matt Dillon.
Henry Chinaski è l'uomo dai molti lavori, che non durano più di qualche giorno, basta guadagnare quel poco per bere, scommettere sui cavalli, pagare qualche settimana di affitto, rimorchiare donne sbandate come lui ma, soprattutto, scrivere storie che nessuno vuole pubblicare.
Basata sul omonimo romanzo di Charles Bukowski, Factotum è la storia autobiografica di un uomo che vive sempre in precario equilibrio, di uno scrittore deciso a fare della sua vita la sua opera. Ma anche una riflessione caustica, amara, quanto sempre attuale sulla qualità della vita nell'America di oggi.


Distribuzione Mikado
Durata 93'
Regia Bent Hamer
Con Matt Dillon, Lili Taylor, Marisa Tomei
Genere Drammatico


La critica
''Il norvegese Bent Hamer scandisce gli eventi per brevi quadri impressionistici, ambientati in un'America popolata di umiliati e offesi. Segue il suo eroe come in stato di sonnambulismo; lasciando trasparire, però, una sottile vena ironica. Il limite è che il suo film non assume un vero punto di vista: tutto è sullo stesso piano, dalla dipendenza alcolica alla vita erotica, ai rapporti col padre. Appesantito, laconico, parco nei gesti, Dillon è bravo. L'ex ragazzo della 56ma strada non ha fatto la carriera di altri, però le sue scelte sono sempre impreviste, e spesso interessanti.''
Roberto Nepoti, 'la Repubblica'
 
''Pingue, infelice, bravo, Dillon è un Bukowski che ha il senno di poi in un film che rischia la maniera perché molti dopo imitarono le sregolatezze dello scrittore americano; ma tiene misura e taglio classico nel triste racconto della poetica degli eccessi.''
Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera'
 
''A Charles Bukowski è riuscito da morto quello che a nessun altro grande romanziere contemporaneo, magari più bravo, magari solo più famoso, è mai capitato: trovare un attore capace d'incarnarlo con così tanta autorevolezza e così perfetta naturalezza da resuscitarlo. (...) E' come se ogni bar frequentato dal romanziere, ogni bottiglia svuotata, ogni donna riempita, ogni lavoro perduto, tutto e sempre nel nome della totale fedeltà alla scrittura, non la vita come un romanzo, ma il romanzo della vita, abbia anche fatto parte dell'esistenza dell'attore (...). Come diceva Bukowski, 'un intellettuale è un uomo che dice cose complicate in maniera semplice'. la semplicità con cui Dillon rende una vita coscientemente bruciata spiega la differenza tra un bravo attore e un grande attore.''
Stenio Solinas 'il Giornale'
 
''Matt Dillon è un vero talento. (...) La sua prestazione vale una standing ovation. (...) Diceva Bukowski: 'Un artista è un uomo che dice cose complicate in modo semplice'. Bent Hamer ha perfettamente imparato la lezione.''
Olivier Seguret, 'Liberation'

''Anche l'impianto visivo - asciutto, preciso e acuto - aderisce perfettamente alla prosa di Bukowski. Chi ama Bukowski sicuramente apprezzerà questo film. Finora la migliore trasposizione cinematografica tratta dai suoi romanzi.''
A.O. Scott, 'New York Times'
 
''Dillon si cala con la sorprendete semplicità che permette solo un'interpretazione interiorizzata: basti pensare che lo stato di perenne ubriachezza non è recitato, ma proposto come un ipnotico stato d'animo esistenziale. (...) Di film da Bukowski ne sono stati fatti, ma sempre nella chiave di un esibito maledettismo. In Factotum, austera e ironica elegia di un dropout, emerge la dolente onestà di una scelta artistica che coincide con una scelta di vita.''
Alessandra Levantesi, 'La Stampa'

Presentato in concorso alla 37ma Quinzaine des Realisateurs, Cannes 2005. La sceneggiatura è basata anche su brani tratti da altre opere di Charles Bukowski: ''The days run a way like wild horses over the hills'', ''What matters most is how well you walk through the fire'', ''Il capitano è fuori a pranzo''.

Charles Bukowski. Cenni biografici
''Ecco il problema di chi beve, pensai versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa''

Henry Charles Bukowski nasce il 16 agosto 1920 ad Andernach, una piccola cittadina tedesca nei pressi di Colonia. Figlio di un ex artigliere delle truppe americane, si trasferisce tre anni dopo con la famiglia a Los Angeles, negli Stati Uniti. Qui trascorre l'infanzia costretto dai genitori a un quasi totale isolamento dal mondo esterno. Già si notano tuttavia i primi segni della sua vena ribellistica e di una fragile, confusa vocazione alla scrittura.
A tredici anni inizia a bere e a frequentare una chiassosa banda di teppisti. Nel 1938 si diploma senza troppi entusiasmi alla ''L.A. High School''. A vent'anni abbandona la casa paterna. Inizia un periodo di vagabondaggio segnato dall'alcol e da una sequenza infinita di lavori saltuari. Bukowski è a New Orleans, a San Francisco, a St. Louis, soggiorna in una pensione-bordello di tagliagole filippini, fa il lavapiatti, il posteggiatore, il facchino, si sveglia sulle panchine dei parchi pubblici, per qualche tempo finisce perfino in galera. E continua a scrivere.
I suoi racconti e le sue poesie trovano spazio su giornali come ''Story'' ma soprattutto sulle pagine delle riviste underground. Le storie di Bukowski sono imperniate su un autobiografismo quasi ossessivo. Il sesso, l'alcol, le corse dei cavalli, lo squallore delle vite marginali, l'ipocrisia del ''sogno americano'' sono i temi sui quali vengono intessute infinite variazioni grazie a una scrittura veloce, semplice ma estremamente feroce e corrosiva. Assunto dal Postal Office di Los Angeles e inaugurato un burrascoso rapporto sentimentale con Jane Baker, Bukowski attraversa gli anni Cinquanta e Sessanta continuando a pubblicare semiclandestinamente, soffocato dalla monotonia della vita d'ufficio e minato da eccessi di ogni genere.
Nel 1969, dopo la tragica morte di Jane, stroncata dall'alcol, Bukowski conosce l'uomo destinato a cambiargli la vita: John Martin. Manager di professione e appassionato di letteratura per vocazione, Martin era rimasto fortemente impressionato dalle poesie di Bukowski tanto da proporgli di lasciare l'impiego all'ufficio postale per dedicarsi completamente alla scrittura. Lui si sarebbe occupato della fase organizzativa di tutta l'operazione, provvedendo a versare a Bukowski un assegno periodico quale anticipo sui diritti d'autore e impegnandosi a promuovere e a commercializzare le sue opere. Bukowski accetta la proposta. John Martin, incoraggiato dai buoni risultati ottenuti dalle prime plaquette stampate in poche centinaia di copie, fonda la Black Sparrow Press, ripromettendosi di pubblicare tutte le opere di Bukowski. In pochi anni è il successo. Inizialmente i consensi sembrano essere limitati all'Europa. Poi, la leggenda di ''Hank'' Bukowski, ultimo scrittore maledetto, sbarca negli Stati Uniti. Inizia il periodo dei reading poetici, vissuti da Bukowski come un vero e proprio incubo e documentati magnificamente in molti dei suoi racconti. Proprio durante una di queste letture, nel 1976, Bukowski conosce Linda Lee, unica tra le sue molte compagne a mitigarne la vena autodistruttiva.
Linda gli cambia regime alimentare, gli riduce l'alcol, lo incoraggia a non alzarsi mai prima di mezzogiorno. Il periodo degli stenti e del vagabondaggio si è chiuso definitivamente. Gli ultimi anni sono vissuti in grande serenità e agiatezza. Ma la vena creativa non viene meno. Con le condizioni fisiche via via più precarie (si ammala di tubercolosi nel 1988) Bukowski continua a scrivere e a pubblicare. Alle sue opere si ispirano i due registi Marco Ferreri e Barbet Schroeder per altrettante riduzioni cinematografiche. Poi la morte, nel 1994, documentata dalle ormai celeberrime ultime parole: ''Ti ho dato tante di quelle occasioni che avresti dovuto portarmi via parecchio tempo fa. Vorrei essere sepolto vicino all'ippodromo... per sentire la volata sulla dirittura d'arrivo''.

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03 aprile 2006
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