Falsa partenza per la riforma delle Province
L'accordo raggiunto a Roma doveva essere votato ieri ma tutto è stato rinviato ad oggi
Nonostante l'accordo raggiunto a fatica nella maggioranza di governo riunita a Roma (LEGGI), ieri nell’Aula dell’Ars, la riforma delle Provincie non è decollata affatto. La discussione generale sui disegni di legge prevista per ieri pomeriggio è slittata ad oggi.
La decisione è stata presa dai capigruppo, riuniti dal presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, dopo che quelli dell'opposizione, Toto Cordaro (Pid) e Santi Formica (Lm), hanno riferito in aula "di non conoscere nulla delle modifiche al testo già incardinato stabilite dalla maggioranza", e chiedendo un rinvio di 24 ore dell'esame.
Anche nella maggioranza, comunque, si è chiesto un rinvio. Infatti, il capogruppo Pd Baldo Gucciardi, intervenendo in Aula, lo ha ottenuto motivando tale richiesta per "scrivere un testo più chiaro".
Il presidente Ardizzone, ha ricordato a tutti che "non c'è molto tempo: la riforma dovrà essere approvata entro il 15 per evitare nuove elezioni".
A Roma, nella sede del Pd, la scorsa notte la maggioranza aveva trovato un'intesa su un testo che, partendo dai territori delle soppresse nove Province, introduce la possibilità per i Comuni di istituire, entro sei mesi dalla entrata in vigore della legge, nuovi Liberi Consorzi purché con un numero di abitanti non inferiore a 150.000 e con aree territoriali tra loro contigue. Previste le elezioni di secondo grado: i presidenti dei consorzi saranno eletti dalle assemblee formate da sindaci e consiglieri, mentre in base alla popolazione sarà stabilito quanti consiglieri potrà esprimere ogni Comune in assemblea. La delibera di adesione del Consiglio comunale ad altro o nuovo consorzio deve essere adottata con maggioranza qualificata dei due terzi dei consiglieri comunali aventi diritto.
E' stato inoltre convenuto che, con un successiva legge si definiscano i confini territoriali dei Liberi Consorzi e delle Città metropolitane. Introdotta anche una norma che, per aumentare l'efficacia, l'efficienza e l'economicità dell'azione amministrativa, prevede che i Liberi Consorzi esercitino in forma associata funzioni e servizi dei Comuni che vi appartengono, facendo discendere da ciò una premialità per gli stessi Comuni. Prevista la possibilità che anche la Regione possa trasferire proprie funzioni. Per le Città metropolitane di Palermo, Messina e Catania rimane la possibilità per i comuni di aderirvi o meno.
Per i capigruppo che hanno lavorato all’accordo, Baldo Gucciardi (Pd), Lillo Firetto (Udc), Giuseppe Picciolo (Drs), Luca Sammartino (Articolo 4), Giovanni Di Giacinto (Megafono), l'intesa raggiunta è stato un grande passo avanti mosso "grazie ad un confronto serio ed efficace" che "servirà a superare definitivamente il vecchio sistema delle Province". "Un'intesa importante che consolida un percorso riformatore aperto al contributo dell'intero parlamento siciliano".
Ma c’è chi si oppone alla riforma, come il Consiglio comunale di Gela che ieri, sostenuto dai soci di 50 associazioni di volontariato aderenti al Comitato per lo sviluppo dell'area gelese, ha deciso di riunirsi in seduta straordinaria e urgente nel piazzale antistante Palazzo dei Normanni, con la partecipazione del sindaco Angelo Fasulo (Pd) e degli assessori della sua giunta di centrosinistra. "Il disegno di legge sui consorzi dei liberi comuni, che approda all'Ars, è viziato da palese incostituzionalità perché non garantisce alle municipalità siciliane una reale libertà di adesione a nuovi raggruppamenti diversi dalle disciolte province ma costringe i centri più popolosi a rimanere ingabbiati nei confini di quei vecchi territori provinciali. Per questo andiamo a protestare a Palermo, pronti a ricorrere alla Corte Costituzionale, se non sarà modificata".
Da tempo Gela ambisce a sganciarsi da Caltanissetta e a diventare capofila di uno dei consorzi di comuni. Nella scorsa legislatura, un'apposita proposta di legge di iniziativa popolare (oltre 13 mila firme) fu respinta dall'Ars. E ora anche il governatore, Rosario Crocetta, suo ex sindaco, sembra ostacolare questo progetto. I deputati regionali gelesi, Giuseppe Arancio (Pd) e Giuseppe Federico (Mpa), presenteranno due emendamenti all'articolo 1 del ddl, ritenuti indispensabili per restituire libertà di adesione ai comuni.
[Informazioni tratte da ANSA, GdS.it, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo]