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Famiglia Cristiana contro le ''leggi razziali'' del Viminale

Il ministro Maroni furibondo: ''Frasi deliranti e violenza inaudita! Li denuncio''

10 febbraio 2009

Secondo il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, "se vi fossero state le ronde in quei luoghi in cui si sono verificati i recenti casi di stupri, forse questi episodi non ci sarebbero stati".
Il ministro ha illustrato ieri il suo punto di vista nel corso della trasmissione 'Parliamo con l'elefante' condotta da Giuliano Ferrara su Radio 24. "Le ronde - ha spiegato Maroni - sono formate da cittadini volontari non armati che girano con il telefonino svolgendo un importante ruolo di controllo del territorio. Esistono da dieci anni e non si sono mai verificati episodi di violenza". Il titolare del Viminale ha quindi spiegato che in un emendamento è previsto che queste ronde abbiano anche il compito di "prestare la prima assistenza se qualcuno sta male per strada".
 
Maroni ha parlato anche dell'articolo 39 del ddl sicurezza, quello che prevede la possibilità per un medico di segnalare un immigrato clandestino: "Non abbiamo introdotto alcun obbligo di denuncia, abbiamo semplicemente eliminato il divieto della possibilità della denuncia". "Nel 1998 - ha ricordato - è stato introdotto il divieto per i medici di segnalare i clandestini. Si arrivava così all'aberrazione che un medico che voleva segnalare un clandestino commetteva un reato".
"C'è stata un grande mistificazione su questo. Giornali come La Repubblica e il Corriere della Sera - ha aggiunto il ministro - hanno messo in prima pagina una cosa non vera scrivendo che c'era l'obbligo di denuncia. E' falso. Se il medico non vuole denunciarlo non lo fa, ma non è giusto punire un medico che magari vuole segnalare alla polizia un clandestino ferito da una ragazza che ha stuprato". Maroni ha quindi sottolineato che "in tutti i Paesi d'Europa esiste la situazione che vogliamo introdurre noi, non c'è cioè alcun divieto ai medici della possibilità di denunciare i clandestini. In Germania, anzi, c'è l'obbligo di farlo".

Continua, quindi, a ''mistificare'', stando alla convinzione di Maroni,  'Famiglia Cristiana' che è ritornata ad attaccare il governo, colpevole di stare portando l'Italia "verso il baratro delle leggi razziali". Questa settimana, la rivista cattolica è tornata infatti ad esprimere la propria indignazione per i provvedimenti del governo sulla sicurezza. Scrive la rivista dei Paolini: "Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba, che spira nelle osterie padane, è stato sdoganato nell'aula del Senato della Repubblica. E dire che Beppe Pisanu, ex ministro dell'Interno con la schiena dritta, aveva messo in guardia circa quella brama di menare le mani, già colpevole attorno ai tavoli del bar. Nessuno ha colto il suo grido d'allarme e l'Italia precipita, unico Paese occidentale, verso il baratro di leggi razziali, con medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini (col rischio che qualcuno muoia per strada o diffonda epidemie), cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari, al pari dei 'Bravi' di don Rodrigo, registri per i barboni, prigionieri virtuali solo perché poveri estremi, permesso di soggiorno a punti e costosissimo". "La 'cattiveria', invocata dal ministro Maroni, è diventata politica di governo, trasformata in legge - si legge ancora nell'editoriale - Così, questo Paese, già abbastanza 'cattivo' con i più deboli, lo diventerà ancora di più: si è varcato il limite che distingue il rigore della legge dall'accanimento persecutorio. Il ricatto della Lega, di cui sono succubi maggioranza e presidente del Consiglio, mette a rischio lo Stato di diritto. La fantasia del 'cattivismo' padano fa strame dei diritti di uomini, donne e bambini venuti nel nostro Paese in fuga da fame, guerre, carestie, in attesa di un permesso di soggiorno (a margine: che credibilità ha il progetto di un'Italia federalista in mano alla Lega?)".

"Eppure, nessuna indignazione da parte dei cattolici della maggioranza, nessun sussulto di dignità in nome del Vangelo: peccano di omissione e continuano a ingoiare 'rospi' padani senza battere ciglio, ignari della dottrina sociale della Chiesa". "La Lega, invece, esulta. Finalmente, il 'bastone padano', evocato da Borghezio nel 1999, oggi è strumento d'ordine autorizzato dal Parlamento", conclude l'editoriale.

Il ministro Maroni, che insieme al suo partito erano stati già criticati aspramente dal settimanale dei Paolini  dopo la scelta di prendere le impronte ai bambini rom, questa volta ha replicato con una denuncia: "Contro un'aggressione premeditata da parte di chi usa consapevolmente la violenza di affermazioni false per combattere chi ha opinioni diverse dalle proprie - scrive Roberto Maroni - ho dato mandato di agire in sede civile e penale".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Aise.it, Repubblica.it]

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10 febbraio 2009
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