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Fast Food Nation

Una vibrante denuncia contro la mostruosità etica e morale che si cela dietro l'industria alimentare

20 luglio 2007


 








Noi vi segnaliamo...
FAST FOOD NATION
di Richard Linklater

L'universo dei mattatoi e del marketing alimentare attraverso tre storie che si intrecciano e che mostrano le conseguenze sociali e per la salute dell'industria fast food.
Don Anderson è uno dei manager della catena di fast food denominata Mickey's. Quando un giorno viene a sapere che la partita di carne di manzo destinata al nuovo prodotto di punta della casa, il ''Big-One'', è avariata, Don decide di andare a cercare di persona i responsabili. Nel suo viaggio verso il sud della California, Don si troverà ad affrontare il lato oscuro dell'industria dei fast-food americani che, nella catena di montaggio che trasforma il manzo in hamburger, utilizza gli immigrati clandestini messicani.

Anno 2006
Nazione Usa
Distribuzione DNC
Durata 116'
Regia e Sceneggiatura Richard Linklater
Tratto dal libro omonimo di Eric Schosser
Con Catalina Sandino Moreno, Wilmer Valderrama, Ethan Hawke, Bruce Willis, Greg Kinnear, Patricia Arquette, Avril Lavigne
Genere Drammatico


La critica
''Naturalmente le buone cause non sempre fanno i bei film, anzi. Difatti 'Fast Food Nation' è un volantino forse utile ma certo frettoloso che sceneggia l'inchiesta di Schlosser distribuendola in una serie di vicende parallele risapute, benché di sicuro impatto e interpretate da un cast ricco di bei nomi anche in piccoli ruoli. Ogni personaggio un messaggio dunque, ogni scena una spiegazione. (...) Sarebbe anche bello che tutto suonasse vero, profondo e sfaccettato, oltre che documentato, come dovrebbe essere in un film. Ma forse pure Linklater ha fretta, così i suoi molti personaggi restano semplici portaparola di un film puramente illustrativo. Che qua e là scivola anche nel sensazionalismo facile: vedi la lunga sequenza finale nel mattatoio, con gli animali decapitati, squartati, sezionati, spellati, dissanguati etc. Immagini-choc, certo, ma come quelle di qualsiasi mattatoio, in ogni epoca e paese. Per non parlare dell'ingenuità dei personaggi, tutti, americani o messicani, novelli 'Candide' sguinzagliati a stupirsi e a soffrire per le brutture del mondo. D'accordo sul messaggio anticonsumista e filovegetariano, ci mancherebbe. Ma forse un film così stava meglio fuori concorso.''
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

''Film esilarante e drammatico, a metà fra il documentario di denuncia e la tragicommedia collettiva. (...) Film molto beffardo, che punta il dito contro le multinazionali ma non risparmia sfottò ai loro clienti, Fast Food Nation è divertente ma discontinuo, prolisso, con troppe ideuzze che non diventano grandi idee.''
Alberto Crespi, 'l'Unità'

''La denuncia è forte ma anche un poco sleale: si capisce che veder uccidere, squartare, disossare, dissanguare, fare a pezzi gli animali è comunque uno spettacolo ripugnante. Il film risulterà utile se qualcuno smetterà di mangiare gli infidi hamburger e soprattutto di lasciarli mangiare ai figli.''
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'

''Fast Food Nation dell'americano indipendente Richard Linklater, ispirato al bestseller di Eric Schlosser, mette sotto plurima e feroce accusa le multinazionali dell'hamburger. Questa è la prima, interessante notizia; la seconda, però, è che la commedia a metà strada tra il documentario e la finzione vale assai poco. (...) Il modesto regista d'avanguardia dimostra, a conti fatti, di non interessarsi più di tanto all'obesità dilagante tra la popolazione e di puntare, piuttosto, al solito anatema fazioso contro le leggi sull'immigrazione, i neoconservatori di Washington, le metropooli disumane, il carovita, l'aumento del costo del carburante, i centri commerciali, il consumismo come male assoluto e chi più ne ha più ne metta... S'accomodi chi gradisca, magari confortato dalle reboanti dichiarazioni di Linklater al termine del (poco) applaudito passaggio in concorso: 'Le industrie, con in prima fila la Mc Donald's, volevano controllare le immagini che stavamo girando, non ne erano certo contente'. Nel finale irrompono anche le sensazionalistiche immagini di un mattatoio e della morte scientifica (sic) di centinaia di animali terrorizzati: 'Sono scene forti, lo so, ma non potevamo non metterle e comunque credo nel potere del cinema e nel fatto che si debba mostrare alla gente quello che c'è dietro i prodotti'''.
Valerio Caprara, 'Il Mattino'

''Linklater ha girato il film in segreto e a bassissimo costo, per non attirare l'attenzione dell'industria alimentare e delle autorità politiche: categorie di cui denuncia le connivenze senza giri di parole. (...) Il pamphlet di Richard, insomma, picchia sodo in più direzioni. E se è vero che 'siamo quel che mangiamo', sarà meglio, d'ora in avanti, pensarci bene prima di addentare un hamburger.''
Roberto Nepoti, 'la Repubblica'

''Dialoghi banali e la recitazione a mala pena accettabile.''
Jason Solomons, 'The Observer'

''Fast Food Nation sembra più un esercizio politico che un'operazione artistica. Fast Food Nation non manca di nervo né di contenuto ma d'identità.''
Olivier Seguret, 'Liberation'

In concorso al 59mo Festival di Cannes (2006)

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20 luglio 2007
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