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Fermate, vi prego, la ''fuga di cervelli''. La meglio gioventù italiana scappa dalla precarietà e dall'abbandono

31 marzo 2006

La precarietà e l'assoluta mancanza di garanzia per tutti quei giovani che brillantemente finiscono gli studi, e che sicuramente hanno la capacità e le qualità per diventare la speranza concreta per un'Italia del domani, impoverisce il Paese. Dall'Italia i ''cervelli'' fuggono in maniera preoccupante, e quelli che rimangono sembrano costretti all'atrofizzazione o alla follia, ma la politica e chi questa la fa, sembra non accorgersene, o peggio, sembra proprio ignorare il fatto che l'impoverimento in termini di risorse umane è uno dei fenomeni peggiori che una Nazione possa vivere. 
Ieri a Roma si è svolta la giornata della protesta del mondo della ricerca italiana. Oltre un migliaio di ricercatori si sono riuniti davanti alla sede del Cnr, in rappresentanza degli oltre 28 mila che hanno aderito alla manifestazione promossa dall'Osservatorio della Ricerca per protestare contro la politica del governo, che ha portato ''ad una gestione fallimentare e clientelare della ricerca in Italia'', e per chiedere ''una gestione democratica del Cnr''.
A sostenere quello che è un  settore decisivo per il futuro di ogni paese, vari sindacati del settore, il sindacato nazionale scrittori, e vari scienziati, da Carlo Bernardini a Tullio De Mauro, da Giunio Luzzatto e Tullio Regge.
Da loro un auspicio: che ''si possa uscire al più presto da questo incubo''. E così sono stati molti gli scienziati che hanno fatto arrivare la propria adesione. ''Cinque anni fa avevo detto che stavamo per entrare in un inverno culturale - ha affermato il fisico Carlo Bernardini - e così è stato. Mi è sembrato di vivere un vero e proprio incubo: venivo da un mondo - ha sottolineato - in cui esisteva una ricerca libera e mi sono invece ritrovato in un mondo in cui i giovani non avevano altra possibilità che scappare via e cercare asilo in altri Paesi''.

Una mancanza grave, quella italiana (e che non riguarda comunque solo il governo di centrodestra), conosciuta e criticata anche all'estero. Il precariato cronico dei giovani italiani è infatti finito sulla prima pagina dell'International Herald Tribune che con un articolo ha bacchettato tutti i politici italiani, scandalizzato di come nella loro accesa campagna elettorale stiano sottovalutando questo drammatico problema. Il quotidiano newyorchese dimostra di conoscere bene i superqualificati giovani italiani - molti di questi sono andati ad arricchire la ricerca americana -, e di conoscere pure qual'è la loro grama vita nel loro Paese.
Un articolo giocato sul filo dell'ironia e intitolato: ''Silenzio, l'Italia ha un problema, ma non se ne parla molto''.
Il giornale parte dalla storia di un giovane architetto, Antonio Incorvaia, che dopo la laurea è saltato da un posto di designer grafico a quello di editor di testi per la tv, per poi approdare al giornalismo web. Un ''serial trainee'', come si autodefinisce questo 31enne, ovvero un ''apprendista seriale'' sulla falsa riga del termine serial killer. Dalla sua storia, che lo accumuna a molti, troppi trentenni, sono scaturiti un libro e un sito Web: ''Generazione 1.000 euro'' (www.generazione1000.com). Una community virtuale ''dedicata ai Milleuristi, alle loro storie e alle loro testimonianze, alle loro frustrazioni e alle loro speranze'', come si legge online. Un ''reality book'' come è stato definito, che racconta il quotidiano di un gruppo di giovani che non riescono a uscire dal labirinto fatto di stage, contratti a tempo o a progetto e che spesso si ritrovano costretti a fuggire altrove, lasciando il proprio Paese.

L'articolo dell'Herald sottolinea come la situazione di milioni di giovani sia sostanzialmente sottovalutata in questa campagna elettorale. ''Con il premier Silvio Berlusconi e il suo principale avversario, Romano Prodi, che si scambiano vicendevolmente insulti e difendono i loro trascorsi, l'incertezza che circonda gli italiani che entrano nel mercato del lavoro non è stata una questione di primo piano'' denuncia l'articolista.
E mentre i politici di casa nostra vengono rimproverati dalla stampa americana, un'indagine del mensile ''Campus'' su 1000 studenti universitari tra i 18 e i 25 anni rileva che il 60% del campione è pronto a rinunciare al lavoro dei propri sogni e a uno stipendio alto ma a rischio licenziamento per il vecchio e sicuro ''posto fisso''. Altro dato: i giovani sembrano sempre meno disponibili a periodi formativi gratuiti in azienda. Per il 68% degli interpellati lo stage in azienda dovrebbe essere retribuito mentre appena il 19% si dice disponibile a lavorare gratis per un periodo pur di trovare un impiego.

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31 marzo 2006
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