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Fiat: il giorno del referendum

"Sei favorevole all'accordo del 23 dicembre 2010?" A questo semplice quesito è legato il futuro degli operai di Mirafiori

13 gennaio 2011

Oggi prende il via il referendum tra i lavoratori sull'accordo per Mirafiori tra Fiat e sindacati, sottoscritto lo scorso 23 dicembre dalle diverse sigle sindacali ma non dalla Fiom, i metalmeccanici della Cgil. I primi a votare saranno gli operai del turno delle 22. Le urne resteranno aperte fino al pomeriggio di venerdì e in serata si conosceranno i risultati.
Gli operai sono chiamati a dire la loro sul piano che prevede aumenti lordi per 3.700 euro all'anno, ma in cambio di nuove turnazioni che prevedono più notturni e più straordinari. La Fiom contesta tra l'altro le nuove norme sui permessi malattia e l'abolizione delle pause.
Nelle ultime settimane il fronte del no guidato dalla Fiom e quello del sì capitanato dalle altre sigle sindacali e dall'azienda stessa, che ieri mattina ha indetto assemblee per spiegare i contenuti dell'accordo, si sono fronteggiati a colpi di volantini cercando di convincere i lavoratori a sostenere le rispettive posizioni.
"Sei favorevole all'accordo del 23 dicembre 2010?". Sarà semplicemente questo il quesito che i circa 5.400 lavoratori delle carrozzerie di Mirafiori troveranno nelle schede del referendum. I seggi elettorali saranno nove e i sindacati hanno chiesto alla direzione aziendale la presenza di 6 scrutatori, uno per ogni sigla sindacale (Fim, Fiom, Fismic, Uilm, Ugl e Cobas).

L'azienda illustra accordo a dipendenti Mirafiori - La Fiat, come firmataria dell'accordo sul piano di rilancio di Mirafiori, ha illustrato ieri ai dipendenti i contenuti dell'intesa siglata lo scorso 23 dicembre con Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione quadri. Secondo l'azienda, si tratta di un'attività che rientra nelle proprie prerogative, ma l'iniziativa è contestata dalla Fiom.
"Dato che l'illustrazione è affidata alla Fiat anziché ai sindacati firmatari dell'accordo, abbiamo capito perché gli unici a fare assemblee tra i lavoratori saremo noi", ha commentato il responsabile Auto, Giorgio Airaudo, che ha aggiunto: "Qualcuno ha detto che la copia del contratto che in questi giorni abbiamo distribuito ai lavoratori non sarebbe l'ultima versione. Se così fosse, ci piacerebbe sapere con chi e in quale luogo sarebbe stata firmata una versione segreta". "Con le bugie - ha aggiunto l'esponente sindacale - non si producono auto ma si crea solo tensione e conflitto e c'è da chiedersi se gestire le relazioni con i lavoratori in proprio sia un'innovazione o piuttosto un ritorno al passato. Questo dice ulteriormente quanto sia libero il referendum. Non bisogna lasciare soli gli operai - conclude Airaudo -. Faremo le assemblee e crediamo vada aperta una questione democratica che riguarda le libertà nei luoghi di lavoro".


Maurizio Landini, leader della Fiom

Fisac Cgil: "Votare no a referendum e accettare democraticamente risultato" - "In queste ultime ore prima del referendum a Mirafiori, come Fisac, siamo impegnati con tutta la Cgil e i delegati Fiom per far vincere il no all'accordo sconfiggendo così un'intesa separata che colpisce duramente diritti tutele e libertà sindacali. Bisogna battersi per la conquista di ogni voto utile per contrastare un accordo negativo e illiberale riaffermando il pieno diritto alla contrattazione e alle libertà sindacali, a partire dal diritto alla rappresentanza sindacale della Fiom Cgil. E' un diritto di libertà e democrazia che non può essere negato da nessun accordo né piegato ad alcuna subalternità economica, politica e culturale delle scelte 'americane' di Marchionne". Queste le parole del segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, riferendosi al referendum di Mirafiori.
"Per queste ragioni - spiega - ritengo che non esiste una democrazia buona se chiesta da noi e cattiva se richiesta da altri. In una democrazia normale l'esito del voto deve valere sempre, deve valere per tutti e dunque anche per la Fiom. E' urgente, come sostenuto a più riprese da Susanna Camusso, rilanciare una grande battaglia per la democrazia e le libertà sindacali in cui aprire gli spazi anche per un'intesa tra tutte le parti sociali per porre rimedio al vuoto di democrazia che si è creato nel mondo del lavoro". "E' tempo che anche Cisl e Uil riflettano con noi - conclude - sul come la divisione sindacale abbia solo danneggiato i lavoratori e rappresentato un valore aggiunto per il governo e una parte delle imprese. In ogni caso, il prossimo 28 gennaio saremo nelle piazze in tutto il paese per lo sciopero della Fiom e per sottolineare che un'altra strada è possibile: esiste un'alternativa al modello Fiat, lo dimostrano gli oltre 50 contratti nazionali sottoscritti unitariamente in quasi tutte le categorie".

Feneal Uil: "Occorre restituire al Paese fiducia e capacità di negoziare e concludere accordi " - "In questi giorni cruciali per il futuro dei lavoratori della Fiat ci sentiamo pienamente coinvolti e solidali con il coraggioso e lungimirante impegno del gruppo dirigente e dei militanti della Uilm, in quanto siamo convinti che la tutela dei diritti dei lavoratori sia efficace se si punta ad obiettivi di sviluppo e se si accettano le sfide che guardano al futuro". E' quanto sostiene Antonio Correale, segretario generale Feneal Uil.
"La nostra convinzione di sindacato riformista - spiega - è che occorra restituire al Paese fiducia e capacità di negoziare e concludere accordi che impediscano il declino produttivo ed economico: il referendum a Mirafiori è uno snodo fondamentale di questo cammino ed è per questo che auspichiamo che attorno alle posizioni della Uilm si crei un ampio consenso e si allontani il rischio di perdere una scommessa importante per la crescita economica e sociale del Paese". "Se così fosse - continua il sindacalista - sarebbe nell'interesse di tutto il movimento sindacale ripartire dalla presa d'atto di questo esito per incalzare con estrema decisione Governo, Istituzioni e forze imprenditoriali sul terreno delle politiche economiche concrete che si perdono nei labirinti di un confronto politico lontano dalle attese del Paese".

Fiom Sicilia: via alla protesta contro il "ricatto di Marchionne" - Con un appello ad aderire alla petizione "Uniti ce la possiamo fare" e alla protesta dei metalmeccanici della Fiom contro "il ricatto di Marchionne", è partito in Sicilia la campagna del sindacato che porterà il 28 gennaio allo sciopero generale della categoria. Prevista una manifestazione regionale a Palermo. Per la Fiom "la scelta compiuta dalla Fiat alle carrozzerie di Mirafiori e a Pomigliano D'Arco è un atto antisindacale, autoritario e antidemocratico senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali del nostro paese dal dopoguerra". E' il tentativo di "distruggere diritti costituzionalmente garantiti e inviolabili" e di "calpestare i lavoratori e il contratto nazionale di lavoro". Per Giovanna Marano, segretaria regionale della Fiom "il primo atto della campagna odiosa di Marchionne contro tutti i principi democratici è stata la decisione di chiudere con l'auto a Termini Imerese. Una decisione che non smetteremo di contestare". Nell'appello, la Fiom definisce "il lavoro un bene comune" e invita tutti in Sicilia, persone, associazioni movimenti, forze politiche "a sostenere la lotta dei metalmeccanici e a firmare l'appello".

Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sul voto a Mirafiori - Il referendum che si terrà nelle prossime ore tra i lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori "ha una posta in gioco straordinariamente importante: nel caso di un rifiuto di questo accordo, Torino perderebbe non solo una grande realtà produttiva per sé, ma in quella città verrebbe meno quel cuore pulsante della filiera dell'automobile". Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, rispondendo a un'interrogazione del Pdl al 'question time'. Filiera che, ha continuato il ministro, "il governo segue, e molto fece a questo proposito il collega Scajola e molto oggi sta facendo il collega Romani, anche in termini di sviluppo dell'innovazione e della ricerca della cosiddetta mobilità sostenibile", ha concluso il ministro, sottolineando come l'interrogazione solleciti l'Aula della Camera a "prestare attenzione a una decisione così importante per il futuro del nostro paese e del suo sviluppo industriale, in particolare di quella cultura industriale legata alla filiera dell'auto e mi riferisco appunto al referendum che nelle prossime ore si svolgerà".

Sergio Marchionne: "Se a Mirafiori vince il no andiamo in Canada" - Nei giorni scorsi, l'amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne, parlando al Salone dell'Auto di Detroit delle vicende italiane, ha detto: "Se al referendum di Mirafiori ci sarà il 51% di sì il discorso si chiude, l'investimento si fa. Ma se non si raggiunge il 51% salta tutto e andiamo altrove. Fiat ha alternative nel mondo. Venerdì scorso ero in Canada a Brampton per lanciare il charger della Chrysler. Ci hanno invitato a investire e aumentare la capacità produttiva. C'è un grande senso di riconoscimento per gli investimenti che abbiamo fatto là. Stanno aspettando di mettere il terzo turno, trovo geniale che la gente voglia lavorare, fare anche il terzo turno. Lavorare sei giorni alla settimana è una disponibilità incredibile, in Europa questo è un problema, Brampton è una possibilità, ma ce ne sono moltissime altre dappertutto, come Sterling Heights" (un sobborgo di Detroit, ndr). "Aspettiamo di vedere cosa succederà giovedì e venerdì - ha aggiunto Marchionne - e se il referendum non passerà ritorneremo a festeggiare a Detroit. Non voglio entrare in polemica con Landini (segretario della Fiom, ndr) perché non risolviamo niente, ma è impossibile discutere con qualcuno che considera qualsiasi cosa che facciamo illegittima. Considerano illegittimo finanche il referendum voluto dai sindacati. E' un'iniziativa partita da loro e adesso persino quella è considerata illegittima. E' sempre colpa della Fiat. Ci sarà pure qualcosa di legittimo".


Susanna Camusso, segretario generale Cgil

Susanna Camusso (Cgil) contro Marchionne e Berlusconi - "Noi riteniamo assolutamente positivo lo sviluppo che sta avendo la vicenda, con la possibilità di un accordo tra le forze sindacali e l'azienda nella direzione di una maggiore flessibilità dei rapporti di lavoro, una direzione molto positiva. Ove questo non dovesse accadere ovviamente le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri paesi. Ci auguriamo che la vicenda possa avere un esito positivo". Queste le parole del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi in merito al 'caso' Fiat, a margine del vertice italo-tedesco.
"Io non conosco un presidente del Consiglio, di nessun paese, che si augura che se ne vada il più grande gruppo industriale del suo Paese. Non conosco un presidente del Consiglio di nessun altro Paese che non sappia che per lui vengono prima di tutto le condizioni di lavoro del suo paese e la cittadinanza dei suoi lavoratori". E' durissimo il commento del leader della Cgil, Susanna Camusso, dal palco di Chianciano Terme, dove si è tenuta l'assemblea nazionale delle Camere del lavoro, alle parole di Berlusconi sulla possibilità che Fiat lasci l'Italia in caso di no al referendum su Mirafiori. "E mi piacerebbe che non solo noi ma anche il mondo delle imprese e della politica dica che se questa è la sua idea del Paese è meglio che se ne vada", ha aggiunto, mettendo insieme le dichiarazione di Marchionne con quelle di Berlusconi e ironizzando: "Il presidente del Consiglio sta facendo a gara con l'ad di Fiat a chi fa più danno al Paese".
Camusso ha sostenuto poi che "questo governo ha fatto finora 11 provvedimenti di politica economica, tutti di tagli e di depressione, se oggi si domanda perché il paese è ancora in crisi e non cresce forse dovrebbe interrogarsi: se si continua a tagliare il paese cresce o si deprime ulteriormente?". E invita a ripartire dal lavoro: "Non basta parlare del lavoro solo quando è al centro di qualche vicenda particolare. Bisogna invece ricominciare a dire che il lavoro è il grande svalorizzato di questo Paese e che si riparta da qui per avere un'altra idea dell'economia, dello sviluppo e della globalizzazione".

Oggi, a chi ha fatto osservare alla segretaria generale della Cgil che quella odierna potrebbe essere l'ultima assemblea della Fiom in fabbrica, Susanna Camusso ha replicato che "la Fiom esiste da 110 anni di storia. E' una grande organizzazione con migliaia e migliaia di iscritti e non è che può venir cancellata così. Evitiamo di attribuire all'amministratore delegato della Fiat il potere di cancellare la storia e le tradizioni del nostro Paese".
Camusso ha poi confermato l'impegno da parte anche della Fiom a rientrare nella Fiat di Mirafiori anche nel caso di sconfitta al referendum. "Il progetto di Fiat - ha detto - non va bene perché cancella la rappresentanza dei lavoratori. Noi non vogliamo che la fabbrica venga sostituita da una caserma autoritaria".
Susanna Camusso poi è tornata a polemizzare con le dichiarazioni di Berlusconi: "Il presidente del Consiglio fa spettacolo e ha abdicato al suo mestiere". Inoltre, "di fronte ad un'impresa che ha dichiarato di voler fare degli investimenti, in un Paese normale il governo avrebbe verificato questi investimenti. Ma non avendo fatto tutto ciò si fa semplicemente dello spettacolo e, se si guarda alla sua coreografia, lo si fa a fianco del presidente di quel Paese che a suo tempo ha detto no a Marchionne perché non gli dava abbastanza garanzie".

 

 

 

 

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13 gennaio 2011
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