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Fiducia della Camera alla manovra "salva Italia"

495 i voti favorevoli, 88 i voti contrari, 4 gli astenuti. Alle 19:00 un'informativa di Monti sulla manovra

16 dicembre 2011

La Camera ha votato, con 495 voti favorevoli, la fiducia posta dal governo sulla manovra economica. I no sono stati 88 e in 4 si sono astenuti. Il presidente del Consiglio Mario Monti interverrà in Aula alle 19 per un'informativa sulla manovra. E' stata così soddisfatta una richiesta che il presidente dei deputati della Lega Nord, Marco Reguzzoni, ha reiterato durante la riunione dei capigruppo che si è tenuta a Montecitorio. Di conseguenza i tempi di approvazione del provvedimento slitteranno: nel calendario, fissato da una precedente capigruppo, era infatti previsto che alle 19 iniziassero le dichiarazioni di voto che, invece, cominceranno al termine dell'intervento di Monti. Il voto finale è previsto intorno alle 20,45.

Sono stati 26 gli assenti nel gruppo del Pdl al voto di fiducia. Nel gruppo del Pd gli assenti erano tre, sempre tre in Fli e due nell'Udc. Mentre scendono da 556 a 495 i consensi per Monti nel secondo voto di fiducia, oggi sulla manovra, rispetto a quello della fiducia al governo il 18 novembre scorso.
In Aula c'è stato uno scontro tra i deputati della Lega e il capogruppo del Pd Dario Franceschini. Nel suo intervento, Franceschini si è chiesto se i deputati della Lega, che hanno confermato il no alla fiducia, venissero "dalla luna". "Invece - ha scandito - siete stati saldamente al governo negli ultimi tre anni e saldamenti incollati alle poltrone romane, e non sembravate guerrieri padani ma solo soldatini ubbidienti". E' scattata la reazione dei deputati del Carroccio che hanno intonato, in rapida successione, uno 'scemo, scemo' e poi 'venduto, venduto' all'indirizzo di Franceschini, che invece era applaudito dai deputati del centrosinistra.
"Ognuno in questa aula con la propria storia, la propria diversità, le proprie idee, ha la stessa missione: salvare il Paese" ha detto Franceschini spiegando perché la manovra deve essere sostenuta e con convinzione. "Noi diamo la fiducia a questo governo, non un governo tecnico, ma un governo espressione della democrazia parlamentare, di questo Parlamento", ha precisato il capogruppo del Pd, rivendicando "il lavoro di miglioramento fatto sulla manovra", che è "indispensabile e urgente per fare uscire l'Italia dalla situazione in cui si trova dopo gli ultimi tre anni", e anche "l'impegno del Pd per correggerla sin dall'inizio. Lei, presidente, aveva detto equità. Alla fine l'equità c'è stata".

In Aula Antonio Di Pietro ha bocciato la manovra e il governo, seppure "composto da brave persone di alta professionalità". "Certo - ha detto il presidente dell'Idv - è decisamente meglio confrontarsi con personalità e professionalità come le vostre, piuttosto che con un premier che in Europa ci faceva ridere dietro o con ex ministri del precedente governo inquisiti per fatti di mafia. Con la fiducia non ci è stata data la possibilità di confrontarci sul merito degli interventi e sul merito noi giudichiamo la manovra iniqua e ingiusta". Mettendo il voto di fiducia "ci sentiamo sotto ricatto, come lo siete voi. Un'altra manovra era ed è possibile. Ora - ha aggiunto - ci costringete a darvi la fiducia, ma noi non ve la possiamo dare, perché la manovra non fa gli interessi della collettività. Fa pagare il costo della crisi ai pensionati, alle famiglie e non alle lobby finanziarie" e "avete colpito i precari". "La verità - ha concluso Di Pietro, rivolgendosi al presidente del Consiglio - è che il suo governo è nato tecnico ma si è trasformato subito in governo politico con i suoi compromessi. E, per cercarsi una maggioranza in Parlamento, ha rinunciato ai suoi principi e obiettivi. Noi oggi le neghiamo la fiducia non perché non vi rispettiamo ma perché non condividiamo quel che avete fatto e perché ci dispiace avervi visti così arrendevoli".
In dissenso il deputato dell'Idv, Renato Cambursano. "Voterò sì alla fiducia - ha dichiarato Cambursano alla Camera - perché questo è l'unico governo possibile, il solo in grado di dare un futuro all'Italia".

Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha annunciato il sì alla fiducia "per senso di responsabilità, ma occorre assolutamente una seconda fase funzionale alla crescita, perché altrimenti noi rischiamo di trovarci in una situazione in cui le contestazioni, anche forzate, che oggi vengono fatte, rischiano di mordere molto più profondamente nel vivo della società italiana". Cicchitto ha anche affrontato il tema delle liberalizzazioni, che "non possono concentrarsi nell'eliminazione con metodi stalinisti dei farmacisti, dei tassisti, degli avvocati e degli Ordini professionali, per favorire altri interessi: quelli delle Coop, dei noleggiatori, dei grandi studi legali finanziati dalla Confindustria. Vogliamo liberalizzazioni e privatizzazioni di alto livello e non la mistificazione che è stata tentata in questi giorni".

Diversamente il deputato del Pdl Alessandra Mussolini parlando in Transatlantico ha annunciato il no alla fiducia "perché questo è un governo di burocrati che copre le banche" e la manovra è "priva di sviluppo e iniqua". Anche Giorgio Stracquadanio (Pdl), dopo Alessandra Mussolini, ha reso noto in Aula il suo no alla fiducia e alla manovra.
Per la Lega è intervenuta, nelle dichiarazioni di voto, Emanuela Munerato, con indosso una tuta da operaia. "Rappresenta milioni di lavoratori disgustati da questa manovra" ha detto spiegando di aver indossato la tuta arancione e la cuffietta bianca "fino a due giorni prima di entrare in Parlamento".
In Aula ha ribadito il sì alla manovra il Terzo polo pur rimarcando la necessità di un passo avanti in materia di liberalizzazioni. "Una questione - ha affermato Bruno Tabacci - che dovrà essere ripresa con forza in maniera organica. Non si possono chiedere sacrifici ai pensionati e strizzare l'occhio alle corporazioni".

Giorgio La Malfa ha assicurato il voto a favore dei liberaldemocratici, contraria la Svp. Il segretario del Pri, Francesco Nucara, ha sottolineato: "Oggi facciamo un atto di fiducia, ma ora seguano i fatti. Presidente Monti, faccia quel che deve per il bene dell'Italia. Ai partiti ci pensino i partiti, ed abolisca le province".
Anche i deputati di Fareitalia per il sì alla fiducia. Lo ha annunciato in Aula il deputato Adolfo Urso, presidente di 'Fareitalia'. "Votiamo la fiducia su un decreto che è necessario ma non sufficiente", ha spiegato Urso, avvertendo: "Mancano gli interventi per la crescita", serve "un'apposita manovra nel segno delle liberalizzazioni, che riformi il welfare e preveda interventi per il Mezzogiorno".
Fiducia al governo ma anche "una parte di insoddisfazione rispetto ad alcune scelte che sono state fatte" le ha espresse Roberto Antonione, deputato del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-Pli. Fiducia "sofferta" sulla manovra da Popolo e territorio, "necessaria e obbligatoria tenendo conto delle difficoltà internazionali e interne che attraversa la nostra nazione" ha rimarcato Vincenzo D'Anna. [Adnkronos/Ign]

 

 

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16 dicembre 2011
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