Fiducia per il ddl sicurezza
Questa mattina il Consiglio dei Ministri ha autorizzato la fiducia alla Camera sul disegno di legge sicurezza
Il Consiglio dei Ministri ha autorizzato oggi la fiducia sul disegno di legge sicurezza, all'esame della Camera. "Abbiamo autorizzato la fiducia al ddl sicurezza", ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Elio Vito. La riunione è stata presieduta dal ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola.
"Ancora non sappiamo se e quando la porremo, ma come di prassi, abbiamo autorizzato il governo a porre la questione di fiducia se necessario", ha aggiunto Vito.
Secondo il responsabile del Viminale, Roberto Maroni, il ddl sicurezza "prima si approva e meglio è. Chiederemo che sia posto in votazione con la fiducia subito, il prima possibile". "Il testo da votare è quello della commissione, con qualche modifica. Adesso lo valuteremo".
Infatti dal ddl è sparita la norma cosiddetta dei presidi-spia. "Per iscriversi alla scuola dell'obbligo non sarà necessario presentare il permesso di soggiorno. Pertanto i presidi non potranno sapere se la famiglia dello studente è clandestina e non potranno fare la spia", ha annunciato ieri il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, al termine della riunione di maggioranza dedicata proprio al disegno di legge. "E' stata accolta la richiesta di Fini", ha aggiunto il vicepresidente del gruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino.
Dunque una vittoria della linea del presidente di Montecitorio, che in una lettera al ministro dell'Interno Roberto Maroni (LEGGI) aveva espresso dubbi sulla costituzionalità della norma sui presidi. E proprio il responsabile del Viminale, rispondendo ieri alle domande dei cronisti, ha definito "fondati" i rilievi di Fini. Comunque, ha aggiunto Maroni, "le dichiarazioni di chi dice che ha vinto la linea di Fini mi sembrano un po' esagerate", secondo il ministro, infatti, "si è trovato un compromesso" e si è detto "soddisfatto" del testo finale uscito dalla commissione che da un lato garantisce la possibilità che i minori vengano iscritti alla scuola dell'obbligo e dall'altro mantiene l'obbligo della segnalazione da parte dei pubblici ufficiali che abbiano notizia di reato di immigrazione clandestina.
Ieri si è pure raggiunto un accordo anche sulle norme antiracket (LEGGI): l'intesa raggiunta prevede che si torni al testo del Senato (tre anni di sospensione dell'attività negli appalti pubblici per gli imprenditori che non denuncino le richieste di "pizzo"). "Anche se - ha precisato il ministro dell'Interno - il testo di Palazzo Madama viene sì reintrodotto, ma con la precisazione che in ogni caso c'è la possibilità dell'esclusione di punibilità per stato di necessità".
Il procuratore Grasso sulla norma antiracket nel ddl sicurezza - "Sulla norma antiracket nel decreto sicurezza si potrebbe trovare un compromesso". Lo ha detto ieri il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, ospite di '24 Mattino' su Radio 24, sottolineando che "da un lato potrebbe non bastare un semplice indizio di pagamento del pizzo per escludere un'impresa dagli appalti, dall'altro è esagerato attendere il rinvio a giudizio. Si può trovare una norma secondo cui viene senz'altro accertato il pagamento del pizzo e viene accertata l'esistenza dell'estorsione, dall'altro viene accertata la mancanza di uno stato di necessità per cui uno può avere agito per salvare sé o altri da un pericolo alla persona". "Con questi temperamenti - ha proseguito Grasso - si può trovare un compromesso, ma spetta alla politica farlo. Certamente un imprenditore che ha un appalto pubblico e paga il pizzo decide di fare il tramite di denaro tra Stato e cosche mafiose".
[Informazioni tratte da Corriere.it, Repubblica.it, Adnkronos/Ing]