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FINALMENTE LIBERI!

Francesco Arena e Cosma Russo nelle mani dei ribelli del Mend dal 7 dicembre, sono stati liberati

15 marzo 2007

Novantotto giorni nella giungla negeriana. Prigionieri, nelle mani di un piccolo esercito di ribelli. Francesco Arena e Cosma Russo, i due tecnici dell'Agip sequestrati il 7 dicembre scorso in Nigeria, sono stati finalmente liberati.
Arena, 54 anni, di Gela (Caltanissetta) e Russo 55 anni, di Bernalda (Matera) erano stati rapiti (insieme ad un altro italiano, Roberto Dieghi, liberato il 17 gennaio per motivi di salute, e a un libanese, Imad Saliba, rilasciato il 21 febbraio) vicino una stazione petrolifera Agip a Brass, nei pressi di Port Harcourt. Il sequestro era stato rivendicato dalla guerriglia del Movimento per la liberazione del Delta del Niger (Mend), in lotta contro il governo federale nigeriano. Accusato di privare la popolazione locale Ijaw degli ingenti proventi del petrolio.
Novantotto interminabili giorni, finalmente finiti.

''Ci hanno trattato bene, in fondo le loro ragioni sono comprensibili''. Queste le prime parole di Francesco Arena. Accanto a lui Cosma ''Mimmo'' Russo, che non riesce a trattenere le lacrime dalla gioia. Hanno le barbe lunghe, gli stessi vestiti che indossavano il giorno del rapimento, ma ridono e stanno bene. ''Alla partenza - dice Arena - lo stregone del gruppo ci ha persino benedetto con whiskey e amuleti ju-ju''. ''Non abbiamo mai avuto una grande paura. Peccato che sia durata così tanto''. Il loro incubo è finito.
I due tecnici dell'Eni sono stati consegnati all'inviato del Corriere della Sera Massimo Alberizzi, invitato dai ribelli in uno dei numerosi rami del delta del Niger dove hanno una base. ''Abbiamo mangiato riso, il trattamento è stato decente, anche se vivere nella foresta è duro'' hanno detto Russo e Arena subito dopo il rilascio avvenuto ieri notte (alla presenza dell'agenzia Reuters e dell'inviato del programma tv ''Le Iene'').

Durante il rilascio è andato tutto bene. Nessuno scontro a fuoco, nessun militare nigeriano. La partenza nel campo della prigionia è stato un addio. Grida di guerra, saluti, raffiche in aria, tutti uomini. Infine la benedizione dello stregone che ha sparso whiskey e amuleti sulle teste di Arena e Russo.
La loro liberazione era stata annunciata lunedì mattina al Corriere da Jomo Gbomo, il portavoce del Mend, con una mail indirizzata ad Alberizzi nella quale veniva spiegato con chiarezza che i due ci sarebbero stati consegnati. ''Per favore - c'era scritto nel messaggio - tieni la notizia riservata e portali alla sede della Saipem a Port Harcourt. Mi raccomando - aveva aggiunto Jomo - non all'Agip con cui non vogliamo avere alcuna relazione, ma alla Saipem'' (leggi). Pochi giorni prima, in un'altra mail aveva avvisato che tutto era pronto, ma solo per la liberazione di uno degli ostaggi: ''Da questo istante ogni momento è buono per la liberazione di Russo. Ma attenzione: l'esercito nigeriano sta attaccando le nostre posizioni e sappiamo che vuole colpirci''. Poi la decisione di liberare entrambi.
Parallelamente alla liberazione di Arena e Russo, il Mend ha annunciato che in futuro prenderà in ostaggio altri stranieri e che continuerà i suoi attacchi contro impianti petroliferi nello stato nigeriano di Bayelsa. Soprattutto contro quelli gestiti dall'Eni. Jomo Gbomo, ha sempre sottolineato, nei frequenti contatti con i media internazionali, che gli obiettivi del sequestro erano esclusivamente di natura politica, e di avere usato gli italiani per dare visibilità al popolo del Delta del Niger in Italia. ''Inizialmente gli italiani dovevano essere tenuti fino all'uscita del despota nigeriano'', ha detto il Mend in un comunicato e-mail, riferendosi al presidente Olusegun Obasanjo, che dovrebbe lasciare l'incarico a maggio. ''Il loro rilascio anticipato è la risposta agli appelli di certi ambienti, che non è stato possibile ignorare. Questo non si ripeterà coi prossimi prigionieri che prenderemo a breve finché il governo nigeriano si rifiuterà di soddisfare le nostre richieste''.
Infatti, la minaccia del Mend continua: ''Prenderemo altri ostaggi e ci concentreremo su località ritenute sicure per dissipare il falso senso di sicurezza dell'industria petrolifera e degli osservatori stranieri''.

''Ho parlato a lungo al telefono con mio marito, dalle 4 alle 7 del mattino: ci siamo detti tante cose. Non vedo l'ora di riabbracciarlo. Mi ha spiegato che li hanno trattati bene ma ha aggiunto che per il loro rilascio sono stati pagati dei soldi''. Queste le parole di Angela Fiaccabrino, moglie di Francesco Arena. La quale dice chiaramente che c'è stato un pagamento di riscatto: ''I sequestratori, che per il rilascio hanno ricevuto del denaro - ha spiegato - hanno consegnato i due prigionieri al giornalista del 'Corriere della Sera' Massimo Alberizzi''. Una notizia questa subito smentita dall'Eni.
E anche Anna Maria Carella, moglie di Cosma Russo, ha espresso grande gioia: ''Io e miei figli siamo al settimo cielo, per questa stupenda notizia''.

Il Mend e la loro lotta - Il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger è venuto alla ribalta lo scorso anno con rapimenti, sabotaggi di oleodotti e attacchi alle piattaforme di Agip, Chevron e Shell, le principali compagnie petrolifere che operano nella regione. Il suo obiettivo dichiarato è la separazione dalla Nigeria e una redistribuzione dei redditi petroliferi a favore della poverissima comunità Ijaw, che conta circa 14 milioni di persone.
L'origine e la reale forza del movimento sono misteriosi. I suoi membri si definiscono combattenti per la libertà. Attribuiscono ogni responsabilità della attuale situazione al presidente federale Olusegun Obasanjo, che li costringerebbe alla lotta armata.
La regione del Delta del Niger dove è attivo il Mend è un territorio della Nigeria del sud dai forti contrasti. Poverissimo, galleggia su un lago di greggio (stimato in 34,5 miliardi di barili) e gas (circa 2,7 miliardi di miliardi di metri cubi). In Nigeria, di gran lunga il più popoloso stato dell'Africa con circa 130 milioni di abitanti, oltre la metà della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. La ricchezza del petrolio nelle regioni del Delta del Niger resta per lo più confinata nelle mani delle multinazionali del petrolio, che ne sfruttano i giacimenti, e del governo centrale di Abuja. I progetti di estrazione petrolifera stravolgono spesso antichi equilibri e l'inquinamento distrugge estesi territori.
La comparsa del Mend in Nigeria ha provocato il blocco di un quinto della produzione petrolifera nigeriana.

E la situazione nel delta del Niger si sta deteriorando sempre più. Gli espatriati hanno paura di essere rapiti, mentre sono sempre più frequenti le battaglie campali fra i soldati dell'esercito nigeriano e gli insorti. Gli stranieri hanno paura di parlare liberamente e chiedono il più stretto anonimato: ''Se sanno che incontriamo i giornalisti siamo finiti - ha spiegato un tecnico del petrolio -, rischiamo il licenziamento''. Perché questo riserbo? ''Perché la compagnie hanno la coscienza sporca e sanno che il malcontento che serpeggia tra la popolazione potrebbe trasformarsi in attacchi indiscriminati contro gli impianti, le strutture civili ma anche contro il personale''.
Ricordiamo che lo scorso 23 febbraio erano stati rapiti altri due tecnici italiani che lavorano per una società del gruppo Impregilo. Lucio Moro e Luciano Passarin erano stati liberati pochi giorni dopo. Il Mend ha sempre negato ogni coinvolgimento in quest'ultima azione.

- Il video del rilascio (Corriere.it)

Tutta la vicenda del sequestro nella cronaca di Giudasicilia
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(11/12/06)
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15 marzo 2007
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