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Finanziaria: Governo battuto alla Camera

"La maggioranza non esiste più e sarebbe bene per il Paese se tutti ne prendessero atto"

05 novembre 2010

Il governo è stato battuto in commissione Bilancio alla Camera nel corso delle votazioni sugli emendamenti al ddl stabilità. Con 24 voti favorevoli e 22 contrari è passata una proposta di modifica sui fondi Fas, su cui il relatore di maggioranza e il governo avevano dato parere negativo, presentata da Occhiutto (Udc) e Commercio (Mpa).
A mettere in minoranza il governo sono stati i voti favorevoli di quindici deputati del Pd, tre del Fli, due dell'Italia dei valori, due dell'Udc a cui si sono aggiunti Bruno Tabacci e Roberto Commercio del Mpa. I no sono stati: diciassette del Pdl, quattro della Lega, a cui si è aggiungo quello di Bruno Cesario, (gruppo misto), mentre il presidente della commissione, Giancarlo Giorgetti, come vuole la prassi, si è astenuto.
L'emendamento votato sopprime il comma cinque dell'articolo unico del ddl stabilità, che impedisce alle regioni di coprire le riduzioni dei trasferimenti, previsti dalla manovra di luglio, attraverso i fondi fas che spettano ai singoli enti territoriali.

"L'approvazione in Commissione Bilancio del mio emendamento sui fondi Fas, identico a quello dell'Mpa, dimostra la fragilità della maggioranza", ha affermato in una nota Roberto Occhiuto (Udc), vice presidente della Commissione Bilancio della Camera. "E' un fatto politico rilevante - ha aggiunto -, perché con questa decisione abbiamo impedito al governo di utilizzare queste risorse per finanziare la spesa corrente". "Il Fas non è un bancomat - ha concluso Occhiuto -, ma serve per lo sviluppo del Mezzogiorno e finanziare le infrastrutture che mancano".
Il portavoce del Mpa, Aurelio Misiti, ha spiegato così l'esito del voto: il governo "ha pagato una forzatura con la messa in minoranza" . "Avevamo chiesto che venisse formalizzata la riformulazione proposta dal relatore del nostro emendamento, e c'erano stati cinque minuti di pausa nei quali stavamo aggiustando la formulazione con i relatore. Ma poi - ha raccontato Misiti - hanno deciso di aprire la votazione e hanno pagato questa forzatura con la messa in minoranza".
Il capogruppo di Fli in commissione Bilancio alla Camera, Antonio Lo Presti, parlando dell'atteggiamento dei rappresentanti dell'esecutivo, ha osservato: "Sono un po' presuntuosi, pensano di poter snobbare il Parlamento".
Da parte sua Dario Franceschini, presidente dei deputati Pd, ha evidenziato: "La maggioranza non esiste più e sarebbe bene per il Paese se tutti ne prendessero atto". "La votazione in commissione Bilancio e il comportamento di Fli e Mpa sono la conseguenza dell'ottusità del governo nel rifiutare ogni miglioramento al testo della legge di stabilità e parlano più chiaro di qualsiasi cosa", ha concluso.
Sulla stessa linea Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera, per il quale "la situazione del governo è di una gravità ormai insanabile". E' evidente, ha sottolineato l'esponente dell'Idv, "lo sfascio irreversibile di una maggioranza che neppure su un tema come questo è riuscita a trovare una mediazione tra forze che la compongono. Ci auguriamo - ha aggiunto - che alla ripresa dei lavori della commissione il governo annunci le sue dimissioni. Sarebbe la cosa migliore, visto che su altri emendamenti si prospetta lo stesso esito".

E 'Avvenire' boccia la legge elettorale: "Qualità legislativa dubbia" - Camera e Senato lavorano poco e male anche per effetto dell'attuale legge elettorale. Lo afferma, in estrema sintesi il quotidiano della Cei 'Avvenire'. Lo stallo del Parlamento è dunque anche colpa di "una composizione delle aule elaborata a tavolino da ristretti vertici di partito, al momento di stilare le liste dei candidati: logica e nefasta conseguenza di una cattiva legge elettorale, tra i cui frutti ci tocca oggi gustare quelli particolarmente indigesti di una qualità legislativa dubbia, ma anche di una 'quantità' drammaticamente insufficiente. E più in generale, di una preoccupante caduta di zelo per il bene comune". E' questo il duro giudizio del quotidiano dei vescovi espresso ieri un editoriale. "Sia che arrivi stentatamente a primavera, sia che duri un altro anno intero o raggiunga addirittura la fine del canonico quinquennio - si afferma sul quotidiano della Cei - questa XVI legislatura appena giunta al suo giro di boa rischia di rivelarsi come la più faticosa e povera sul piano legislativo della storia repubblicana". "Montecitorio e Palazzo Madama - ha scritto ancora Avvenire - hanno riaperto i battenti da un buon mese e mezzo, ma di superlavoro non si vede traccia. Al contrario, i corridoi e le aule appaiono per lo più semideserti, l'attività delle commissioni procede con il contagocce, le votazioni in assemblea si concentrano in poche sbrigative sedute".
E' evidente che, in questo quadro, "il tuttora ineccepibile principio della 'centralità del Parlamento' - conclude l'articolo - stia subendo colpi di maglio. Come non augurarsi allora che deputati e senatori, qualunque sia il tempo loro rimasto, assecondati da vertici il meno dediti possibile a guerre di posizione e a giochi di prestigio, cerchino con uno scatto di reni e di orgoglio di recuperare parte del tempo e della consapevolezza del ruolo perduti?".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

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05 novembre 2010
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