Frattini chiede conto alla Nato
La Farnesina sul presunto mancato aiuto ai profughi partiti dalla Libia e soccorsi in extremis dalla Guardia costiera italiana
Il Ministro degli esteri Franco Frattini ha chiesto all'Ambasciatore Riccardo Sessa di sollecitare una discussione all'interno dell'Alleanza Atlantica per il possibile adeguamento del mandato della missione di salvaguardia delle popolazioni civili in Libia, sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite 1970 e 1973, affinché vengano opportunamente considerate la tutela e soccorso anche di coloro che per cause belliche sono costretti a fuggire su barconi mettendo a rischio la propria incolumità.
La richiesta arriva dopo le polemiche sul presunto mancato soccorso di una nave con a bordo clandestini in fuga dalla Libia.
Il ministro degli Esteri, in merito alla vicenda, ha poi dato istruzioni al rappresentante permanente italiano presso la Nato di chiedere un'inchiesta formale per l'accertamento della dinamica di quanto accaduto. Frattini fa riferimento ai racconti dei naufraghi che sono rimasti per due giorni alla deriva in acque libiche a 90 miglia da Lampedusa salvati e sbarcati ieri sull'isola.
A dare il primo allarme e consentire il soccorso è stato all'alba di ieri un rimorchiatore cipriota. Subito dopo l'allarme, sono intervenute motovedette della Guardia di finanza italiana che hanno agganciato la carretta e posto fino all'odissea degli immigrati. Stando sempre al racconto dei naufraghi, una nave Nato non avrebbe risposto all'SOS cipriota, pur trovandosi a sole 27 miglia dalla carretta dei naufraghi. L'Alleanza Atlantica finora non ha preso posizione.
Il ministro dell'Interno italiano, Roberto Maroni, ha chiesto a Farnesina e ministero della Difesa di assumere formali iniziative in ogni sede internazionale per verificare il racconto dei naufraghi.
Ed è veramente terribile il racconto che il personale medico di Medici senza frontiere hanno raccolto dai superstiti. "Per quasi sei giorni e sei notti dispersi in alto mare senza cibo nè acqua, mentre assistevano impotenti alla morte di alcuni compagni di viaggio a causa degli stenti". Questa l'esperienza tragica che alcuni dei circa 370 migranti, prevalentemente di origine sub-sahariana, hanno raccontato arrivati a Lampedusa.
"Dopo una prima visita sul molo - hanno spiegato i rappresentanti di Msf presenti sull'isola - oltre una ventina di persone, tra cui molte donne, sono state portate al Poliambulatorio dell'isola perché in serie condizioni di salute. La maggior parte di queste persone erano disidratate o in ipotermia. Tra i pazienti visitati abbiamo riscontrato anche alcuni casi di addome acuto, oltre a numerosi casi di lesione dermatologica", ha detto Marco Testa, medico dell'equipe di Medici Senza Frontiere che ha partecipato alle prime operazioni di soccorso al molo. "Mentre li visitavamo molti di loro continuavano a ripetere che non pensavano che sarebbero sopravvissuti così tanto tempo in quelle condizioni", racconta Majdi, mediatore culturale di MSF.
Alcuni migranti, in evidente stato di shock, hanno raccontato agli operatori di Msf presenti allo sbarco di aver visto morire decine di persone a causa degli stenti e delle condizioni di un viaggio che è soltanto l'ultima tragica tappa di una fuga cominciata molto tempo prima nel loro Paese d'origine e che prosegue a causa del conflitto in corso in Libia. "Ogni imbarcazione che arriva, ogni rifugiato che muore tragicamente in mare ci ricorda che c'è un conflitto in corso dall'altra parte del mare. Queste persone stanno cercando rifugio e protezione, a tutti i costi, spesso rischiando le loro vite", ha dichiarato Francesca Zuccaro, capo missione di Msf per i progetti sull'immigrazione in Italia.
In mezzo a tutto questo immane dolore però, un miracolo a Lampedusa c'è stato, un miracolo di nome Debra. Infatti, tra i 370 migranti c'era anche una bimba di due mesi: Debra, nigeriana, è arrivata con la mamma e il papà. La piccola è l'unica degli extracomunitari giunti sull'isola in perfette condizioni di salute: la madre l'ha allattata durante tutto il viaggio e la bambina, a differenza delle altre persone che erano a bordo del barcone, non presentava alcun segno di disidratazione.
Proprio un miracolo quello di Debra, l'unica nota positiva dell'ennesima tragedia dell'immigrazione che, sempre secondo i racconti degli uomini e delle donne soccorsi, ha riguardato anche quattro bambini.
Tra le persone salvate 46 le donne e 2 bambini piccoli. Gli operatori di Save the Children hanno riferito di persone stremate, in stato di disidratazione e sotto choc. Le donne e i bambini sono stati collocati in stanze sopra l'infermeria del Centro di Soccorso e Pronta Accoglienza (Cspa) di Contrada Imbriacola mentre gli uomini in un compound a parte.
Il team di Save the Children è presente al Centro per fornire una prima assistenza e nelle prossime ore, compatibilmente con le condizioni psico-fisiche delle persone, svolgerà dei colloqui con i nuclei familiari e i bambini. Ormai non si contano i viaggi di imbarcazioni provenienti dalla Libia con esiti drammatici e sconvolgenti. Save the Children ribadisce la necessità di aprire urgentemente corridoi umanitari in Libia e di mettere al primo posto delle scelte dei governi la tutela della popolazione civile, a partire dai bambini.
Pier Luigi Bersani a Lampedusa: "Bisogna rivedere la Bossi-Fini" - La prima visita del segretario del Pd Pier Luigi Bersani a Lampedusa è iniziata oggi con la deposizione di una corona di fiori sulla tomba degli ultimi sei immigrati morti in mare e sepolti nel cimitero dell'isola.
"Bisognerà al più presto rimettere mano alla legge Bossi-Fini perché non si tratta di essere buonisti ma con il 'cattivismo' non si va da nessuna parte", ha detto Bersani al termine di una breve visita al Centro di prima accoglienza e soccorso. "Qui si vedono gli esiti - ha spiegato Bersani - di una catena che va rivista". "L'Italia - ha sottolineato - è sul fronte e bisogna capire subito chi fra Nato, Francia, Unione Europea può essere coinvolto urgentemente per fare cessare questo fenomeno di persone trattate come bestie, peggio di schiavi. E' questione di essere umani, con un po' di umanità e razionalità sicuramente si può fare meglio". Anche perché gli sbarchi "hanno numeri importanti ma non così tanto che un paese organizzato non li possa affrontare. Il Pd sul tema riprenderà l'iniziativa".
Ad una domanda sulla situazione finanziaria ed economica del paese Bersani si è limitato a rispondere che è "una questione di priorità e al primo punto c’é questo dramma umano poi viene tutto il resto".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, Repubblica.it, Corriere del Mezzogiorno, Lasiciliaweb.it]