Funny games
Haneke rifà Haneke all'americana... A Tim Roth l'onore di rifare una parte di Ulrich Mühe
Noi vi segnaliamo...
FUNNY GAMES
di Michael Haneke
Come ogni anno quando arriva il periodo delle vacanze, Anna e Georg partono alla volta della loro tranquilla casa sul lago con il figlioletto Georgie. Anche i vicini sono lì ad aspettarli pronti per una sfida a golf. La famiglia riceve però l'inaspettata visita di due giovani ragazzi, che con un banale pretesto riescono ad entrare in casa e a trasformare la vacanza della tranquilla famigliola in un terribile incubo...
Remake americano dell'omonimo film austriaco sempre diretto da Michael Haneke.
Anno 2007
Nazione Francia, Gran Bretagna, USA
Produzione Celluloid Dreams, Celluloid Nightmares, Halcyon Pictures, Tartan Films, X Filme International, Dreamachine
Distribuzione Lucky Red
Durata 97'
Regia, Soggetto, Sceneggiatura Michael Haneke
Con Naomi Watts, Tim Roth, Michael Pitt, Brady Corbet, Devon Gearhart
Genere Thriller / Horror
La critica - "Funny Games 1997. Un giorno d'estate radioso, bellissimo, due giovani eleganti vestiti con il bianco del tennis, arrivano a una villa sul lago, e vi portano l'orrore. 'Funny Games' 2008. Un giorno stupendo d'agosto, due ragazzi elegantissimi arrivano a una villa e vi portano lo spavento. I due film sono pressoché identici: una volontà (o un capriccio) dell'autore, secondo il quale il pubblico americano non sarebbe mai e poi mai arrivato a comprendere un film che era stato realizzato per gli europei. L'autore è una figura fiabesca, un austriaco sessantenne dalla apparenza vecchissima, con una piccola faccia grinzosa e molto concentrata, come di chi si occupasse esclusivamente di valori metafisici o di valori chimici. Le torture del film, che proprio per la sua durissima crudeltà sollevò al Festival di Cannes una grande inquietudine e grande paura, sono semplici. Subito all'inizio, i due ragazzi spaccano una gamba al padrone di casa, rendendolo così impotente e costretto a strisciare penosamente per terra. Per il resto, le torture sono di carattere psicologico, parole e fatti insolenti e mortificanti, umiliazioni, ironie beffarde, ordini padronali. L'effetto è quello peggiore.
Nel 1997 era la prima volta che l'autore firmava un film e tuttavia l'impressione suscitata da quell'orrore è stata molto grande, molto profonda. Intorno alla violenza verbale o psicologica splende nel film la bellezza assoluta della natura, la bravura delle persone, la splendida reazione del mondo di fronte alla natura umana così abbietta e infame. Non è il solo film che l'autore abbia prodotto né realizzato: ci sono stati thriller su famiglie fuggitive e rifugiate durante la Seconda guerra mondiale, ci sono state storie confuse di guerra e di colpe dei francesi in Algeria. Eppure da Haneke ci si aspetta sempre e soltanto l'ultima pagina dell'orrore pieno".
Lietta Tornabuoni, 'L'espresso'
"Film di un'atroce, insopportabile e chirurgica bellezza, è più che mai attuale (...)"
Marco Giovannini, 'Ciak'