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Fuoco e rivolta a Lampedusa

Dopo il grave circostanza accaduta ieri nel Cie dell'Isola, ci si chiede cosa avverrà domani...

19 febbraio 2009

Per raccontare quanto è successo ieri a Lampedusa, cominciamo dalla fine...

E' atterrato questa mattina all'aeroporto di Caselle a Torino un aereo carico di immigrati provenienti dal Centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa, dove ieri l'esplosione di una sommossa ha causato l'incendio di un capannone. Ancora da definire la destinazione degli extracomunitari, in tutto 180, trasferiti nella notte nei centri di Torino e Cagliari con due voli charter. Altri 120 saranno trasferiti in altre città probabilmente in Calabria.

LA RIVOLTA E L'INCENDIO - Già da alcuni giorni nel Cie di Lampedusa si respirava una greve aria di tensione che ieri mattina è sfociata in alcuni scontri tra i migranti ospiti delle struttura e le forze dell'ordine, che hanno chiamato rinforzi e hanno fatto anche uso di lacrimogeni.
La rivolta è scoppiata poco prima di mezzogiorno. Tutto è avvenuto al momento della distribuzione dei pasti: un gruppo di tunisini, che l'altro ieri aveva cominciato uno sciopero della fame per protestare contro i rimpatri coatti, ha aggredito alcuni connazionali che avevano deciso di pranzare egualmente. Gli agenti di polizia e i carabinieri in servizio all'interno del Centro sono subito intervenuti per calmare gli animi. A questo punto gli immigrati hanno scaricato la loro rabbia contro gli uomini in divisa, lanciando water, porte sradicate e pezzi di lamierino che hanno ferito alcuni agenti. Le forze dell'ordine, in assetto anti sommossa, hanno risposto facendo anche uso di manganelli e lacrimogeni.

Durante il caos degli scontri, all'interno del Cie è divampato un incendio. Secondo una prima ricostruzione della polizia, ad appiccarlo sarebbero stati gli stessi immigrati. Un centinaio di tunisini hanno prima cercato senza riuscirci di sfondare dall'interno i cancelli della struttura e poi hanno ammassato materassi, cuscini e carta straccia provocando le fiamme.
La rivolta è stata filmata dalla polizia scientifica e il video è stato acquisito dalla Squadra mobile di Agrigento. Dal filmato si vedrebbe che un gruppo di tunisini, tutti uomini, ha iniziato a lanciare armadietti in metallo, pezzi di sanitari, oggetti di vario tipo contro le forze dell'ordine che non hanno reagito. Si vedeno anche i poliziotti, riparati da scudi, avanzare lentamente contro il gruppo di rivoltosi, costringendoli in un angolo, dove poi sono stati lanciati gas lacrimogeni. Solo allora si nota dal video che da due finestre di un edificio al primo piano inizia ad uscire fumo, e subito dopo si notano le fiamme dell'incendio.

L'incendio ha distrutto interamente uno dei tre edifici del Centro di contrada Imbriacola. La nube di fumo che si è levata dal Cie ha preoccupato gli abitanti dell'isola che dopo avere notato dal paese l'alta colonna di fumo, si sono riversati in massa sulla strada che porta alla struttura chiedendo notizie sullo stato di salute dei loro familiari che lavorano nel centro d'accoglienza. Sono circa 50 i giovani lampedusani assunti dalla cooperativa "Lampedusa accoglienza" che si occupa della gestione del centro. Ad aumentare le preoccupazioni l'allarme del sindaco Dino De Rubeis: "Una nube tossica sprigionata dall'incendio dei pannelli coibentati del centro di identificazione di Lampedusa sta raggiungendo il paese. Rischiamo anche che si inquini l'acqua. Chiedo l'immediata evacuazione della struttura. So che ci sono poliziotti ricoverati al Poliambulatorio per le esalazioni. Potrebbero esserci intossicati anche tra gli extracomunitari".
E sono stati ventidue tra poliziotti e carabinieri ad aver riportato contusioni provocate dagli oggetti lanciati dagli extracomunitari o sono rimasti intossicati, mentre sarebbero oltre 50 i migranti rimasti feriti nella rivolta o intossicati a causa dell'incendio. Sei di loro sono stati trasferiti nel Poliambulatorio dell'isola; gli altri sono rimasti nel Centro e sono stati  assistiti dal personale medico.

I RIMPATRI ANTICIPATI - Dopo l'incendio, è stato deciso di "anticipare il trasferimento di una parte degli immigrati già destinati a essere rimpatriati, in base al piano di respingimento predisposto dal ministero, che resta immutato". A renderlo noto è stato l'ufficio del Viminale che ha voluto sottolineare il ritorno alla normalità della situazione nel Centro.
Una parte delle strutture del Cie, hanno detto ancora dal ministero dell'Interno, ha però "subito ingenti danni e per questa ragione non sarà temporaneamente fruibile. I lavori per il ripristino dell'area danneggiata dalle fiamme inizieranno al più presto"
I primi trecento tunisini portati via dall'isola dopo l'incendio, sono stati trasferiti nella notte nel centro di Santa Maria Galeria a Roma e in altre strutture. Il Viminale ha poi confermato la linea della fermezza.

LE ACCUSE DEL SINDACO DE RUBEIS - Il sindaco Bernardino De Rubeis ha lanciato le sue accusa al governo e ha chiesto la rimozione del ministro dell'Interno Maroni, "responsabile del fallimento totale dell'operazione". "Grazie all'opera svolta dal ministro Maroni si è corso il rischio che a Lampedusa potesse accadere una strage sia tra gli immigrati, sia tra le persone che lavorano all'interno del centro e tra la popolazione. Ha trasformato il centro in un lager, gli immigrati sono esasperati e lo sono anche le forze dell'ordine e i cittadini tutti". Il sindaco ha sollecitato anche "l'intervento del presidente del consiglio Silvio Berlusconi".
Alle richieste di De Rubeis ha risposto polemica la senatrice della Lega Nord, Angela Maraventano, fino a poco tempo fa vice sindaco di Lampedusa, che dopo aver espresso "piena e sincera solidarietà" alle forze dell'ordine coinvolte negli incidenti provocati dai clandestini nel Cie, ha chiesto le dimissioni del sindaco proprio per le parole usate contro il ministro Maroni.
Per Maraventano il problema dell'isola è rappresentato "dal sindaco perché né il governo né la sottoscritta siamo nemici di Lampedusa. Questo signore fomenta a dovere gli animi sapendo che in questo momento gli obiettivi sono tutti puntati sull'isola, anche perché è da tanti anni che succedono incidenti del genere nel Cpt e non hanno mai avuto tanta eco". Maraventano ha ricordato che da oltre un mese non ci sono più sbarchi nell'isola e questo "grazie alla determinazione del nostro ministro dell'Interno. I clandestini devono ritornare a casa, chi lavora nel nostro Paese non deve avere nessun timore. La responsabilità - ha concluso Maraventano - è solo ed esclusivamente di De Rubeis che per rispetto della serenità dell'isola, si deve dimettere".

COSA AVVERRA' DOMANI?
- L'incendio nel centro di contrada Imbriacola ha reso inagibile lo stabile che ospitava 400 posti letto. Nei Cie sparsi in tutta Italia sono solo 1.200 i posti disponibili, e nelle prossime settimane la situazione potrebbe arrivare alla paralisi. Come si sa, nelle intenzioni del governo c'è quella di prolungare da due a sei mesi il tempo massimo di permanenza nei centri, dunque, con l'arrivo della bella stagione e di altri prevedibili sbarchi, bisognerà trovare soluzioni urgenti per riuscire a sistemare gli stranieri senza permesso che approdano sulle nostre coste. E garantire così che la situazione non degeneri mettendo a rischio la vita degli stessi extracomunitari, ma anche quella di chi ha il compito di assisterli.
La decisione annunciata qualche settimana fa dal ministro Roberto Maroni di avviare le procedure di rimpatrio direttamente da Lampedusa aveva già scatenato le proteste degli immigrati e degli isolani. Ieri il livello dell'offensiva si è alzato ulteriormente. "Non torniamo indietro", ha ribadito il titolare dell'Interno nel corso di un vertice con il responsabile del dipartimento Immigrazione Mario Morcone e con il capo della polizia Antonio Manganelli.
La nota diffusa ieri pomeriggio dal Viminale ha confermato che "il piano di respingimento rimane immutato". Vuol dire che entro la fine di aprile 500 tunisini dovranno essere riportati in patria e che gli altri partiranno con una media di 100 al mese appena terminate le procedure di rimpatrio. Ma che cosa succederà se dovesse esserci, come era già accaduto a dicembre, una nuova ondata di arrivi?

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Corriere.it, Repubblica.it, Rainews24.it, AGI, Apcom.net]

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19 febbraio 2009
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