Fuoco fraterno... Continuano gli scontri tra i miliziani di Fatah e di Hamas che minaccia l'offensiva finale
Sono ripresi stamane a Gaza gli scontri interpalestinesi tra le fazioni rivali di Fatah e Hamas, che hanno già causato almeno 83 morti in una settimana. Le sparatorie hanno provocato diversi feriti, anche se gli ospedali non sono in grado di fornire cifre precise data l'impossibilità di far circolare le ambulanze. I combattimenti più aspri si sono concentrati a Gaza City, vicino al quartier generale della sicurezza preventiva (che è stato di nuovo centrato da razzi e bombe), controllata dai miliziani di Fatah del presidente Abu Mazen. Tramite la propria radio, Hamas aveva impartito un ultimatum a coloro che si trovavano all'interno, ordinando di arrendersi e avvertendo che sarebbe stato loro consentito allontanarsene sani e salvi entro e non oltre le 9,20 (le 7,20 in Italia). Scaduto il termine, è iniziato il bombardamento a tappeto.
Hamas è vicina al controllo totale dell'intera Striscia di Gaza. I combattimenti tra palestinesi si stanno estendendo anche in Cisgiordania, dove soldati israeliani hanno ucciso a Qalqiliya un palestinese armato membro delle Brigate dei martiri di al-Aqsa.
Da Ramallah (Cisgiordania) un funzionario che ha voluto restare anonimo dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), ha riferito che in giornata Abu Mazen pronuncerà un discorso ''decisivo'' sulla prosecuzione del rapporto tra Fatah e gli estremisti islamici di Hamas nel governo di unità nazionale.
Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, e Abu Mazen si sono sentiti al telefono e si sono detti d'accordo sulla necessità di arrestare la carneficina. Secondo il sito web della Bbc i due avrebbero raggiunto un accordo, anticipato in serata da una rete tv vicina a Fatah e poi smentito da Hamas. Hamas avrebbe presentato a Fatah un piano in nove punti che prevede tra l'altro che il movimento di resistenza islamica nomini il nuovo ministro dell'Interno responsabile di tutte le forze di sicurezza. Hamas, prosegue alla Bbc, ha anche chiesto di condividere con Fatah il controllo delle frontiere.
Gli appelli per il cessate-il-fuoco non sembrano avere alcun effetto, e la manifestazione convocata a Gaza dalla Jihad Islamica e dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina - fazioni non coinvolte negli scontri - è stata attaccata da un gruppo di uomini armati, che hanno ucciso almeno due civili ferendone altri dieci.
Morti anche due funzionari dell'Unhcr, a testimonianza di una situazione di degrado della sicurezza che ha convinto l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati a limitare le proprie operazioni nella Striscia ''con decorrenza immediata''.
In salvo invece i cinque cooperanti italiani, giunti al valico di Erez grazie a un convoglio umanitario della Croce Rossa e diretti ora a Gerusalemme. Una cooperante italiana sarebbe, però, ancora sul posto.
Da parte sua Israele, che ieri ha eletto come presidente Shimon Peres, non lancerà alcuna operazione militare a Gaza per impedire che cada sotto il controllo di Hamas. A confermarlo è stato Miri Eisin, portavoce del primo ministro Ehud Olmert. Intanto le Nazioni Unite stanno ragionando sull'ipotesi di inviare una forza multinazionale nella Striscia di Gaza. Il segretario generale Ban Ki-moon ha reso noto di averne parlato con il Consiglio di sicurezza, dopo che la possibilità era stata sollevata sia da Fatah e da parte israeliana. Ma già ieri l'Unione europea aveva giudicato ''prematura'' l'idea di inviare soldati a Gaza. Il segretario generale dell'Organizzazione della Conferenza islamica, Ekmeleddin Ihsanoglu, si è detto contrario al dispiegamento di una forza multinazionale a Gaza. Nettamente contraria anche Hamas.
- Gaza, la follia dei palestinesi e 40 di occupazione militare di S. Viola (Repubblica.it)