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Fuoco incrociato

Mentre il governo bombarda la Libia, la Lega nord "bombarda" il governo

29 aprile 2011

Vicino all'aeroporto della città libica assediata di Misurata stamane sono state udite violente esplosioni. Lo hanno constatato fonti giornalistiche. Le esplosioni sono state udite verso le 07:30. Poi alle 09:00 sono iniziati combattimenti con armi automatiche. Da lunedì la battaglia fra le forze pro-Gheddafi e i ribelli si è concentrata su Misurata, città costiera strategica a 200 km a est di Tripoli, terza città del Paese. Le forze del raìs hanno cercato di riprendere il controllo del porto e i ribelli hanno affermato di averle respinte. Gli scontri armati da allora avvengono nei sobborghi. I combattimenti di ieri a Misurata, secondo fonti mediche, hanno avuto un bilancio di almeno 12 morti, due dei quali donne.
Ieri mattina, intanto, sono cominciati i raid dei Tornado italiani armati di bombe sulla Libia. Intorno alle 10.30, almeno una coppia di Tornado IDS (interdiction and strike) è decollata dalla base di Trapani Birgi, scortata da due Eurofighter, per la prima missione finalizzata a neutralizzare "specifici e selezionati obiettivi militari". A Bengasi, invece, sono arrivati i primi 10 istruttori militari italiani con il compito di operare, insieme a 10 britannici e 10 francesi, "a sostegno del personale libico del costituendo comando operativo del Cnt", il Consiglio nazionale transitorio.
E mentre "l'Italia" va alla guerra in Libia, in Italia a finire sotto il fuoco leghista è Silvio Berlusconi. Il sollievo per l’appoggio trovato nel Capo dello Stato sul potenziamento della missione è durato giusto il tempo di un minuto, fino a quando Umberto Bossi, da un comizio a Domodossola ha detto: "Stop ai raid o può capitare di tutto".
La Lega nord, infatti, è insorta ieri quando si è appresa la notizia che i primi Tornado dell’areonautica militare stavano sganciando bombe su Misurata. "Di male in peggio", aveva detto il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli.

L'INCONTRO TRA NAPOLITANO E BERLUSCONI - Ieri al Quirinale si è tenuto un colloquio tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il premier ha illustrato i motivi delle decisioni del governo sugli sviluppi della partecipazione italiana alle operazioni militari in Libia sulla base della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e del voto già espresso dal Parlamento italiano. Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto richiamandosi alle posizioni espresse nel suo intervento pubblico del 26 aprile, in coerenza con gli indirizzi dell'ultima riunione del Consiglio Supremo di Difesa. Lo rende noto un comunicato della presidenza della Repubblica. Lo scorso 26 aprile il Capo dello Stato aveva definito i nuovi impegni militari dell'Italia uno sviluppo naturale della scelta compiuta dall'Italia a metà marzo, secondo la linea fissata nel consiglio supremo di difesa e confortata da un ampio consenso in Parlamento.
Questo il testo integrale del comunicato diramato dall'ufficio stampa del Quirinale dopo il colloquio di circa un ora al Quirinale fra il capo dello Stato e il presidente del Consiglio: Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, con il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta. Il Presidente del Consiglio ha illustrato i motivi delle decisioni del governo sugli sviluppi della partecipazione italiana alle operazioni militari in Libia sulla base della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e del voto già espresso dal Parlamento italiano. Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto richiamandosi alle posizioni espresse nel suo intervento pubblico del 26 aprile, in coerenza con gli indirizzi dell'ultima riunione del Consiglio Supremo di Difesa. Il Presidente del Consiglio ha preannunciato la prossima nomina di Sottosegretari in sostituzione di quanti hanno lasciato la compagine governativa.

LA RUSSA: "NON POSSO FORNIRE INFORMAZIONI SU MISSIONE MILITARE" - "Non ritengo sia necessario fornire queste informazioni". Così ha risposto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, in una intervista, alla domanda su che cosa abbiano colpito i due Tornado italiani partiti in missione d'attacco. Ieri La Russa ha dato un altro giro di vite sulle informazioni da diffondere sulle missioni italiane in Libia. Se qualche settimana fa aveva dato indicazione a tutti i militari di non rilasciare informazioni se non tramite comunicati stampa ufficiali, ieri ha bloccato anche quelle scarne informazioni che stavano per essere rese note in un comunicato stampa già pronto e che stava per essere diramato. Tanto che tra i militari ieri ci si scherzava su, qualcuno si chiedeva persino a questo punto a cosa servisse rispondere al telefono.
"La Nato - spiega La Russa oggi sul Corriere - non distingue tra l'aereo francese, l'italiano, l'inglese. Ha a disposizione i mezzi delle varie nazioni che partecipano alle azioni, dunque non tocca a me dire che fa l'aereo italiano rispetto al francese o all'inglese. Lo dirà se vorrà, soltanto la Nato". L'unica cosa che ha tenuto a far sapere il ministro è che l'attacco nel quale a Misurata sono morti 11 insorti, quelli che le missioni Nato dovrebbero aiutare contro le forze di Gheddafi, è avvenuto prima del decollo degli aerei italiani.
Le polemiche sull'uso diretto delle armi in Libia anche da parte dei velivoli italiani ha, quindi, spinto La Russa a dare un ulteriore giro di vite: "Se ci saranno notizie particolari - ha detto il responsabile della Difesa al Corriere - ci sarà anche un comunicato al giorno". La paura di La Russa è che gli aerei italiani possano commettere errori colpendo i civili o gli insorti, come già è successo ai velivoli della coalizione. "Sto facendo mettere - ha spiegato infine La Russa - delle regole di ingaggio italiane. Vogliamo che i nostri aerei non agiscano aria-terra nelle città. A meno che non debbano salvare civili sotto attacco da un pericolo grave e attuale. Sto lavorando affinchè la compatibilità delle nostre missioni siano verificate nel comando da due nostri ufficiali dotati di una sorta di cartellino rosso".

GLI SCREZI TRA BERLUSCONI E LA LEGA - "L'Italia non si è inginocchiata davanti alla Francia. E' esattamente il contrario". Queste le parole del presidente del Consiglio durante una telefonata ad una convention per la presentazione di un candidato sindaco del centrodestra marchigiano. Insomma, il Cavaliere ha così risposto indirettamente a Bossi che nei giorni scorsi aveva criticato l'atteggiamento di sudditanza dell'Italia alle posizioni francesi. Berlusconi ha voluto sottolineare come "la bilancia commerciale è in attivo per noi" e che "ci sono 1.800 aziende italiane che lavorano bene in Francia. Abbiamo cercato di fare un patto, ma loro", ha concluso riferendosi alla sinistra, "continuano a ribaltare la realtà pur di darci addosso".
"Speriamo di trovare una quadra con Berlusconi. Non vogliamo far cadere il Governo per la Libia": queste invece le parole di Umberto Bossi, al termine di un comizio a Domodossola, parlando con i giornalisti che gli chiedevano se ci sarà una crisi di Governo. "Io non voglio certo far saltare il Governo. Alla sinistra interessa farlo cadere nell'illusione di andare al Governo lei, ma la sinistra al Governo non ci andrà mai". "Secondo me con gli aerei non vinci. Gheddafi ha un sacco di armi nascoste nel deserto e un sacco di oro per pagare i soldati. Io sono contrario ai bombardamenti: se butti bombe e missili gli immigrati aumentano e questo non va bene perché costa troppo. Non vorrei che, quando è finita, ci dovesse toccare anche pagare i danni di guerra". Ha detto il leader della Lega.
"Povero Berlusconi: è rimasto un po' scombussolato dalle richieste di Sarkozy": ha detto poi il Senatùr citando i casi Parmalat, Edison, il nucleare e la partecipazione italiana ai bombardamenti in Libia. "Questa guerra - ha aggiunto - l'ha preparata Sarkozy e per non restare solo è saltato addosso a Berlusconi". "Se andiamo là a bombardare, alla fine, se si vuole vincere, ci toccherà mandare le truppe di terra. E' meglio stare fuori dai pasticci" ha concluso il leader del Carroccio.

Il ministro della Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli, ai cronisti a Montecitorio che gli hanno chiesto un commento sui primi raid armati italiani in Libia, ha risposto con "solo quattro parole": "Di male in peggio".

LA POSIZIONE DELL'OPPOSIZIONE - "Noi sostanzialmente ribadiamo la mozione già approvata dal Parlamento sulla situazione in Libia. Nell'ambito dell'azione dell'Onu integrata nel comando Nato sono possibili operazioni militari solo finalizzate al fatto che Gheddafi non massacri le sue popolazioni ribelli. Da li in poi deve partire una azione diplomatica". Così Pier Luigi Bersani, segretario del Pd ha spiegato in un'intervista a Youdem il senso della mozione presentata alla Camera dal suo partito sulla situazione in Libia. "Vogliamo capire però - sostiene - se la maggioranza è in condizione di confermare questo impegno italiano nelle linee essenziali del mandato Onu. perché quando ministri come Maroni e Bossi sparano a zero sulle condizioni implicite di quel mandato allora l'opposizione ha il diritto di sapere che politica estera vuole fare il governo. La Lega - ha aggiunto Bersani - ha un andamento altalenante: un conto è quando le spara da Radio Padania e un altro quando si accosta alle vacanze romane prossime al Miliardario. Dovranno però dirci cosa vogliono fare".

La mozione che il Pd ha presentato alla Camera sulla Libia impegna il Governo "a continuare nell'adottare ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili, in coerenza con le deliberazioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e le conseguenti deliberazioni del Parlamento Italiano, mantenendo altresì costantemente aggiornate le Camere sulla quotidiana evoluzione del contesto libico". La mozione del Pd richiama la risoluzione approvata dalla Camera il 24 marzo scorso, prende atto delle comunicazioni di La Russa e Frattini alle commissioni di Camera e Senato il 27 aprile ed evidenzia "il drammatico aggravarsi della situazione umanitaria in Libia, con particolare riguardo alle aree oggetto di pesanti e indiscriminati bombardamenti da parte delle truppe del colonnello Gheddafi, specie nell'area di Misurata e Zintan, dove si stanno consumando vere e proprie stragi di civili".

[Informazioni tratte da Ansa, Il Fatto Quotidiano]

 

 

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29 aprile 2011
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