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FUORI DAL MONDO!

Confermata in appello la condanna a Carlo Ruta per il reato di stampa clandestina

31 maggio 2011

Può sembrare una cosa impossibile, qualcosa fuori dal mondo, eppure in Italia un blog è stato equiparato a un giornale clandestino. La conseguenza? Il giornalista e blogger Carlo Ruta, che vive a Ragusa, è stato condannato in appello a 150 euro di ammenda per il reato di "stampa clandestina" previsto dalla legge sulla stampa del 1948. La sentenza della prima sezione penale della Corte di Appello di Catania è stata pronunciata il 2 maggio scorso. Viene confermata così la condanna di primo grado pronunciata dal giudice Patricia di Marco del Tribunale di Modica il 9 maggio 2008 in seguito ad una denuncia dell’allora procuratore della Repubblica di Ragusa, Agostino Fera, che si riteneva danneggiato dall’attività del blog di Ruta.
La condanna di Ruta, per un reato per il quale non è stato condannato nessuno da almeno trent’anni, suscitò due anni fa interrogazioni parlamentari, una ondata di proteste politiche e del mondo del web e numerose attestazioni di solidarietà. "Seguendo la logica prevalsa - fu il commento dell’onorevole Giuseppe Giulietti - la quasi totalità dei siti web italiani, per il solo fatto di esistere, potrebbero essere considerati fuorilegge, in quanto appunto "stampa clandestina", e ciò in spregio a ogni regola della democrazia".
Intanto, la Corte ha stabilito che il blog di Ruta deve essere equiparato a un giornale cartaceo quotidiano; pertanto avrebbe dovuto essere registrato come testata giornalistica presso il Tribunale, e invece non lo era, come la maggior parte dei blog. La difesa ha eccepito che il blog è uno strumento di documentazione, non può essere considerato un prodotto giornalistico. Quello di Ruta, fra l’altro, come è risultato da alcuni accertamenti, veniva aggiornato episodicamente e senza regolarità periodica. Sul blog "AccadeinSicilia", sito di documentazione storica e sociale diffuso via internet dal 2001 al 2004, Ruta ha documentato vicende di malaffare e di connivenza tra politica, mondo degli affari e criminalità organizzata.
Carlo Ruta si è detto "sorpreso e amareggiato" dalla condanna in appello. Invece di chiudere il caso invocando la prescrizione del reato, farà ricorso in Cassazione per provocare un pronunciamento di legittimità della Suprema Corte su una questione che considera di interesse generale, con pesanti effetti sulla libertà di espressione e di informazione. "Impugneremo in Cassazione la sentenza della Corte d’Appello che - ha spiegato l’avvocato Giuseppe Arnone, che ha assistito Ruta nei due gradi di giudizio - ritengo gravemente illiberale in quanto non tiene in adeguata considerazione i principi costituzionali che garantiscono la libertà di stampa e d’informazione: elementi essenziali della democrazia".

50 mila blog chiusi per stampa clandestina?
di Enzo Di Frenna (Il Fatto Quotidiano, 28 maggio 2011)


Foto di Giuseppe Nicoloro - Conselice (Ravenna) 14/09/2010 Monumento "Dalla stampa clandestina alla libertà di stampa".

All’inizio di maggio una sentenza della prima sezione penale della Corte di Appello di Catania ha equiparato un blog ai giornali di carta. Dunque commette il reato di stampa clandestina chiunque abbia un diario in Internet e non lo registra come testata giornalistica presso il tribunale competente, come prevede la legge sulla stampa n 47 del 1948.
La vicenda è paradossale e accade in Italia. Lo storico e giornalista siciliano Carlo Ruta aveva un blog: si chiamava Accadeinsicilia e si occupava del delicato tema della corruzione politica e mafiosa. In seguito a una denuncia del procuratore della Repubblica di Ragusa, Agostino Fera, quel blog è stato sequestrato e chiuso nel 2004 e Ruta ha subito una condanna in primo grado nel 2008. Ora la Corte di Appello di Catania, nel 2011, ritiene che quel blog andava considerato come un giornale qualsiasi – ad esempio La Repubblica, Il Corriere della Sera o Il Giornale – è dunque doveva essere registrato presso il "registro della stampa" indicando il nome del direttore responsabile e l’editore.
La notizia farà discutere a lungo la blogosfera italiana: cosa succederà ora?
Massimo Mantellini se la prende con Giuseppe Giulietti e Vannino Chiti per aver presentato in Parlamento la Legge 62 sull’editoria, che è stata poi approvata, con la quale si definisce la natura di prodotto editoriale nell’epoca di Internet. Ma il vero problema, a mio avviso, è la completa o scarsa conoscenza di cosa sia la Rete da parte di grandi pezzi dello Stato, incluso la magistratura. Migliaia di burocrati gestiscono quintali di carta e non sanno quasi nulla di cosa accade in Internet e nei social network. Questa sentenza, quindi, è un regalo alla politica cialtrona che tenterà ora di far chiudere i blog scomodi. Proveranno a imbavagliarci.
In Italia ci sono oltre 50 mila blog. Soltanto BlogBabel ne monitorizza 31 mila. Nel mondo esistono almeno 30 milioni di blog e forse sono anche di più. I blog nascono come diari liberi on line, può aprirne uno chiunque. Una casalinga. Uno studente. Un professore universitario. Un operaio. Un filosofo. Chiunque. Ma adesso in Italia non è più possibile e possiamo dire che inizia il Medioevo Digitale. Nel mondo arabo i blog e i social network hanno acceso il vento della democrazia, il presidente americano Barack Obama plaude il valore di Internet e la libertà d’informazione, Wikileaks apre gli archivi segreti delle diplomazie, e noi, in Italia, in un polveroso palazzo di giustizia, celebriamo la morte dei blog.
Ma la vogliamo fare una rivoluzione? Vogliamo scendere in piazza come gli Indignados spagnoli e inventarci qualcosa che faccia notizia in tutto il mondo? Vogliamo innalzare una grande scritta davanti alla Corte Costituzionale con lo slogan "Io bloggo libero, non sono clandestino!". Eggià: perché gli avvocati di Ruta faranno appello in Cassazione e a quei giudici bisognerà far sapere che in Italia ci sono 50 mila persone libere che hanno un blog e confidano nell’articolo 21 della Costituzione, che permette la libertà di espressione con qualunque mezzo.
Che ne dite? Ci proviamo?

 

 

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31 maggio 2011
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