Fuori i governatori con la sanità in rosso
Con l'approvazione del decreto legislativo per Regioni ed Enti locali, i governatori che non rispettano i conti verranno rimossi
Il decreto legislativo con premi e sanzioni per Regioni ed Enti locali, che tra l'altro prevede la rimozione dei governatori che non riescono a rispettare i piani di rientro dal deficit sanitario, è stato approvato ieri dalla commissione bicamerale per il Federalismo. A favore del decreto hanno votato la maggioranza e Idv, mentre Pd e Terzo polo si sono astenuti.
Si prospettano, dunque, tempi duri per i governatori italiani. Dopo aver mal digerito l'introduzione del ticket previsto dalla manovra economica, con l'approvazione del decreto legislativo con premi sanzioni per regioni ed Enti locali ora dovranno necessariamente far quadrare i conti e rispettare i piani di rientro dei deficit sanitari: pena la rimozione dalla loro carica.
Ma quanti sono i presidenti di Regione che rischiano il posto causa una cattiva gestione dei conti sanitari? In totale sono 8 le Regioni italiane attualmente sottoposte a piani di rientro: Piemonte (governata da Roberto Cota della Lega) Lazio (Renata Polverini, Pdl) Abruzzo (Giovanni Chiodi, Pdl), Molise (Michele Iorio, Pdl), Campania (Stefano Caldoro, Pdl), Puglia (Nichi Vendola, Sel) Calabria (Giuseppe Scopelliti, Pdl) e Sicilia (Raffaele Lombardo, Mpa). In sintesi, si tratta di 5 Regioni governate dal Pdl, una dalla Lega Nord, una dal Centro-Sinistra e una da una coalizione mista guidata da Raffaele Lombardo. Anche se in molte Regioni, come ad esempio Campania, Lazio e Calabria, va ricordato che i conti in rosso sono stati ereditati dalla precedente legislatura, quando al governo regionale c'era il Centro-Sinistra.
Non tutte le regioni in crisi si trovano nella medesima situazione. Di queste, infatti, Lazio, Campania, Abruzzo, Molise e Calabria hanno un commissario straordinario per il rientro dal deficit sanitario. Va anche detto che il trend delle Regioni commissariate mostra, in molte realtà, segnali incoraggianti: in Abruzzo, il disavanzo strutturale è passato dal 9,5% del 2006 all'1,6% del 2009, in Campania dal 8,9% all'8,3%. Mentre nel Lazio la situazione sta migliorando, visto che è stato accertato un disavanzo sanitario di 1.044 milioni contro un disavanzo nel 2009 pari a 1.419 milioni di euro. Male, invece, la situazione del Molise, passato dal 13,1% del 2006 al 14,3 del 2009. Ma è il futuro a preoccupare maggiormente i Governatori.
"Mi spiace, se qualcuno si aspetta che abbia un voto insufficiente rimarrà deluso: io sarò promosso". Così il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, ha commentato con i giornalisti il via libera della Bicamerale per il federalismo al decreto legislativo con premi e sanzioni per Regioni ed enti locali e che prevede anche la rimozione dei governatori che non riescono a rispettare i piani di rientro dal deficit sanitario. "La Sicilia è tra le poche regioni ad avere rispettato il piano di rientro e il mutuo da due miliardi per coprire questo governo lo ha ereditato da quello precedente", ha aggiunto Lombardo.
Intanto, il voto in commissione ha subito causato polemiche. Le opposizioni parlamentari hanno annunciato infatti che presenteranno a settembre una mozione per portare in aula il governo per discutere sul "fallimento dell'intero processo del federalismo", come ha detto Walter Vitali, capogruppo del Pd alla Bicamerale per il federalismo dopo il voto. "Vogliamo denunciare il fatto che il governo usi la crisi - ha spiegato - per eludere i meccanismi di concertazione con le Regioni e le autonomie locali, e che usa la legge 42 (che istituisce il federalismo fiscale, ndr) come un 'menu à la carte'".
Ma già ieri mattina il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, era stato perentorio: "Sullo schema di decreto su premi e sanzioni ribadiamo con nettezza le nostre posizioni. Siamo favorevoli ma il modo in cui si applica non è costituzionale" perché applicato "senza reciprocità con il governo". Inoltre la Conferenza delle Regioni ha sottolineato come "nessuna delle principali indicazioni fornite" dai governatori (con uno specifico documento approvato il 5 maggio 2011) fosse stata presa
in considerazione. Sempre secondo la Conferenza il decreto 'premi e sanzioni' del federalismo "mette di fronte a un intervento legislativo che inevitabilmente comprometterà la tenuta del sistema delle relazioni istituzionali". Il problema resta dunque l'equilibrio del bilancio con cui ogni Regione si troverà a fare i conti: "Le norme prefigurano una situazione in cui per molte regioni sarà difficile, se non impossibile, restare in equilibrio di bilancio".
Per la conferenza dunque, alla luce delle recenti manovre finanziarie, le disposizioni contenute nei diversi decreti legislativi in attuazione della delega sul federalismo fiscale "sono definitivamente compromesse nell'attuazione".
Il provvedimento approvato è stato modificato rispetto al testo originale, accogliendo gli emendamenti predisposti congiuntamente dai due relatori, Enrico La Loggia (PdL) e Antonio Misiani (Pd), nonché alcune altre modifiche più di dettaglio presentate da un pò tutti i gruppi. Queste modifiche non sono state però considerate sufficienti al Pd e al Terzo Polo per votare a favore. Le opposizioni ieri mattina hanno tentato di arrivare ad un pronunciamento unanime, con parte del Pd orientato a votare contro, seguendo la linea di Vasco Errani. A fronte del Terzo polo che invece ha deciso l'astensione, il Pd si è orientato tutto verso la stessa posizione, mentre Idv ha optato per il sì ritenendo al contrario soddisfacenti le modifiche.
"Sono anni che invochiamo premi a chi fa sana amministrazione e sanzioni a chi governa male", ha detto Felice Belisario. Quanto alle affermazioni delle Regioni per le quali il decreto è incostituzionale, Belisario ha commentato: "Questo lo deciderà la Corte costituzionale. Però ci sono molte regioni commissariate per la sanità e non si può andare avanti così in eterno". Gianluca Galletti (Udc) ha definito "del tutto insufficiente" il decreto anche perché "con i tagli del governo essi non saranno in grado di erogare servizi ai cittadini". E' stato evitato il "no" del Terzo Polo perché "il principio" del decreto, cioè premi e sanzioni, è condivisibile.
"Noi condividiamo l'obiettivo di prevedere premi e sanzioni efficaci - ha spiegato Antonio Misiani (Pd) - però il decreto è migliorabile". E poi c'è una obiezione di fondo, costituita dai tagli della manovra a Regioni e Autonomie locali: "esse pregiudicano il lavoro sul federalismo svolto in questi mesi. La manovra fa sì che il federalismo sia al capolinea". Diverso il parere di Enrico La Loggia: "è un decreto di grandissimo rilievo, che segna la norma di chiusura del federalismo fiscale: introduciamo la responsabilità degli amministratori di governare con il buon senso del padre di famiglia, e sanzioni verso chi non tiene i conti in ordine".
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica.it]