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George W. Bush arriva di sorpresa in Iraq mentre le truppe di 'Sua Maestà' lasciano Bassora agli iracheni

04 settembre 2007

Ieri gli ultimi cinquecento soldati britannici hanno lasciato la città sciita di Bassora, in Iraq, riconsegnando alle autorità irachene il palazzo che fu reggia di Saddam e trasformato, dal 2003, nella base operativa britannica.
Nella notte tra il 25 e il 26 agosto, un altro gruppo dei 5.500 soldati britannici di stanza in Iraq, aveva lasciato la base che condivideva con le forze di polizia irachene, per trasferirsi nel nuovo accampamento.
Un portavoce del governo inglese ha detto che la riconsegna del palazzo di Bassora rientra in un programma di trasferimento di autorità alle forze irachene, ma non rappresenta il ritiro delle truppe dal territorio iracheno.
Anche il primo ministro di Londra Gordon Brown in persona ha voluto chiarire, con un'intervista rilasciata alla Bbc radio, che il ritiro delle truppe da Bassora non rappresenta una ''sconfitta''. ''Fatemi essere molto chiaro su questo. Si tratta di un'iniziativa pre-pianificata, un'iniziativa organizzata dal Palazzo alla Stazione aerea di Bassora'', ha dichiarato Brown.
Comunque sia, subito dopo il ritiro britannico i soldati iracheni hanno issato la bandiera irachena sul palazzo, mentre la gente scendeva in strada per manifestare la sua gioia per la partenza dei soldati britannici: ''Siamo contro gli stranieri, sono dei colonialisti'', ha spiegato un residente. ''Siamo contenti che ora l'esercito iracheno sia responsabile della situazione. Come popolo iracheno noi respingiamo l'occupazione. Respingiamo il colonialismo. Vogliamo la nostra libertà''.

Le autorità Statunitensi hanno espresso un'iniziale perplessità sulla scelta fatta dal loro massimo alleato. Bassora (dove molte milizie rivali - alcune delle quali legate all'Iran - si sono date battaglia per il controllo della zona), consente il controllo di una striscia di terra cruciale per il rifornimento dal Kuwait a Bagdad. Nella città ci sono inoltre importanti pozzi petroliferi.
E mentre le truppe di 'Sua Maestà' completavano il loro ritiro, il presidente George W. Bush è arrivato a sorpresa in Iraq.
Bush, che non andava in Iraq dal giugno 2006, è arrivato all'aeroporto della base americana di al Anbar, a ovest di Bagdad. Il viaggio di Bush arriva in prossimità del confronto che il presidente avrà con il Congresso dopo la sua decisione di aumentare di 30mila effettivi il numero dei soldati americani presenti nel Paese a partire da gennaio.
Parlando ai giornalisti presenti nella base, George W. ha spiegato che in futuro sarà possibile ridurre il numero di soldati schierati in Iraq ''se continueranno i successi'' fin qui ottenuti per la sicurezza nel paese. ''Il generale (David) Petraeus e l'ambasciatore (Ryan) Crocker mi hanno detto che se continueranno quel genere di successi cui stiamo assistendo sarà possibile mantenere lo stesso livello di sicurezza con meno soldati americani'' ha dichiarato il presidente Usa.

In base a quali criteri e a quali parametri l'inquilino della Casa Bianca possa parlare di successi in Iraq, non è chiarissimo. L'ultimo bollettino di morti e feriti, relativo al mese di agosto, parla di una guerra civile senza più cruenta: sono 1.773 i civili vittime di attentati e violenze interconfessionali in tutto l'Iraq. A luglio erano state 1653 e a giugno 1241. Si tratta di dati non ufficiali diffusi dai ministeri degli Interni, della Difesa e della Sanità iracheni. Molto diminuito - da 224 a 87 - è invece il numero dei militari iracheni uccisi in attentati e agguati. Stabili (81) le vittime tra i soldati americani.

Il capo della Casa Bianca non ha fornito dettagli sui tempi o sul numero delle truppe che potrebbero lasciare l'Iraq. ''Il mio messaggio è che l'America non abbandona gli amici e non abbandonerà il popolo iracheno'', ha aggiunto. Bush ha infine affermato che ''il successo è possibile'', se i governi locali iracheni agiranno contro gli insorti così come è accaduto nella provincia di al Anbar. il cui livello di sicurezza è ''notevolmente migliorato''.

- www.osservatorioiraq.it

 

 

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04 settembre 2007
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