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Gheddafi chiede alla Nato di negoziare

Appello alla tv di Stato del Raìs: "La porta alla pace è aperta ma non lascerò il mio Paese".

30 aprile 2011

Muammar Gheddafi non intende lasciare la Libia ma è pronto ad accettare un cessate il fuoco, a patto però che sia rispettato da tutte le parti coinvolte. "Non lascerò il mio Paese", ha detto il Colonnello in un discorso alla nazione trasmesso dalla televisione di Stato questa mattina. "Nessuno può costringermi a lasciare il mio Paese e nessuno può dirmi di non combattere per il mio Paese", ha aggiunto il raìs, citato da Al Jazeera. "Noi non li abbiamo attaccati, né abbiamo oltrepassato i loro confini: perché allora ci stanno attaccando?", ha proseguito. "La Libia è pronta da subito ad accettare un cessate il fuoco - ha detto ancora Gheddafi - ma un cessate il fuoco non può esserci da una parte sola. Noi siamo stati i primi a salutare un cessate il fuoco e siamo stati i primi ad accettarlo, ma gli attacchi dei crociati Nato non si sono fermati".
Il leader libico ha quindi accusato la Nato di andare oltre il mandato dell'Onu, invitando Russia, Cina e i Paesi amici in Africa e in America Latina a fare pressioni sul Consiglio di sicurezza Onu per rivedere la risoluzione.

E bombe della Nato sono cadute su Tripoli nei pressi degli studi della tv proprio mentre parlava il rais. Il messaggio in tv è arrivato a poche ore dall’ennesima dichiarazione di guerra ai ribelli. Il raìs era intervenuto con un messaggio ai ribelli: "Arrendetevi entro tre giorni o sarà un bagno di sangue". Pochi minuti prima uno dei figli del Colonnello aveva avvertito: "non ci arrenderemo mai".
Intanto, già da ieri mattina sono state udite violente esplosioni vicino all’aeroporto della città libica di Misurata. Mentre il porto della città è stato attaccato dalle navi dei lealisti. Poco dopo, sono iniziati i combattimenti nei sobborghi tra i ribelli e le forze governative di Gheddafi. Il bilancio di ieri, secondo fonti mediche, è stato di almeno 12 morti, due dei quali donne. Ferma è stata la condanna dell’alto rappresentante per la Politica estera Ue, Catherine Ashton, contro "l’impiego delle bombe a grappolo e di qualsiasi altro mezzo" verso i civili libici.
E si combatte anche a Dehiba, al confine tra Libia e Tunisia. Le postazioni degli insorti in città erano state attaccate "con ferocia" in mattinata dall’esercito lealista, come ha riferito Al Jazeera, che si è scontrato anche con l’esercito tunisino. Poche ore dopo i ribelli hanno fatto sapere di aver ripreso il controllo della città. "La bandiera ribelle sventola sul confine, riapriremo la frontiera", hanno dichiarato. Oltre ad esprimere soddisfazione, Khalifa al-Zwawi, capo del Consiglio transitorio di Misurata, ha ricordato che "la cosa più importante per noi ora sono le armi. Abbiamo bisogno di armi per affrontare Gheddafi. Non appena i nostri combattenti per la libertà raggiungeranno le persone in altre città, queste si uniranno alla nostra rivolta". Un appello rivolto alla comunità internazionale attraverso un’intervista al quotidiano britannico The Guardian.

I tornado italiani, decollati dalla base di Trapani Birgi, hanno intanto effettuato ieri la loro seconda missione. Sul raid di giovedì il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, si è rifiutato di fornire informazioni, perché "la Nato non distingue tra l’aereo francese, l’italiano, l’inglese. Dunque non tocca a me dire che fa l’aereo italiano rispetto al francese o all’inglese. Lo farà, se vorrà, soltanto la Nato", ha spiegato. E poco dopo è arrivato il commento asciutto di Rob Weighill, sottocapo di Stato Maggiore delle operazioni Unified Protector: "Nell’ultima settimana l’Italia ha partecipato ad attacchi che sono andati a buon fine". La Russa ha poi sottolineato come voglia tutelare al massimo i piloti italiani dal rischio di errore durante i bombardamenti. "Sto facendo mettere al corrente la Nato di una sorta di caveat, di modalità delle regole d’ingaggio italiane. – ha detto il ministro – Vogliamo che i nostri aerei non agiscano aria-terra nelle città, a meno che non debbano salvare civili sotto attacco da un pericolo grave e attuale".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Il Fatto Quotidiano, Repubblica.it]

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30 aprile 2011
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